L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

martedì 3 novembre 2009

Dadaismo e Surrealismo

Ho visitato al Vittoriano di Roma la mostra su Dadaismo e Surrealismo. L'esposizione offre una visione alquanto estesa sui due movimenti artistici, accompagnandoli con un inquadramento di ampio respiro che comprende anche opere di diverso orientamento, come ad esempio alcuni dipinti di Kandinsky e di Pollock. Si è voluto disegnare un panorama estremamente vasto, con più di 200 artisti, e questa mi è sembrata la forza, ma anche il limite, della mostra; se da un lato si è cercato d'essere massimamente esaurienti, da una diversa prospettiva si osserva che i grandi protagonisti, soprattutto del Surrealismo, non risultano sufficientemente delineati, ed il loro lavoro è rappresentato in modo minimale. Forse sarebbe stato preferibile dare spazio ad un numero minore di autori, ma con un'osservazione più ,accurata, capace di mostrare, attraverso un corollario più rappresentativo del loro lavoro, l'evoluzione di un'esperienza artistica profondamente vissuta. Invece, pur se vengono meticolosamente ordinati gli aspetti e le qualità stilistiche del Dadaismo e del Surrealismo, il tutto dà un'impressione didascalica, che raffrena l'emozione. A parte questo, si può però contemplare una ricchezza espositiva che ben illustra la grande vitalità artistica che, agli inizi del secolo scorso, ha inteso erompere dagli schemi ed essere fautrice di una radicale svolta percettiva, in modo puramente eversivo nel caso del Dadaismo, mentre il Surrealismo ha variamente puntato ad un'elaborazione interiorizzata ed esoterica. Gli artisti surrealisti non si sono contentati di un nichilismo sovvertitore, ma hanno scompaginato le vie della percezione per ricercare un nume nascosto nella piena soggettivazione dell'esperienza della realtà. L'onirico, il ribaltamento del senso, la contraddizione dell'ovvio, e l'esaltazione puramente ludica, sono stati i lasciapassare per una ricerca appassionata e non convenzionale, che voleva stabilire rapporti nuovi tra l'uomo ed il kosmos, in alcuni casi una scorciatoia dionisiaca per l'esperienza del Sacro. Effettivamente, e questo è stato forse poco compreso, il Surrealismo ha tentato una sovversione mistica, detronizzando il Dio canonico e mettendo al centro il grande punto di domanda che alberga nell'uomo stesso. Questo supremo interrogativo è stato il Dio Ignoto che i surrealisti hanno pregato, frugando nei loro impulsi più segreti, automatici (cioè non mediati dalla mente, schiava delle convenzioni) e sensitivi. Tuttavia, nel far questo, hanno trascurato di ricercare la saggezza esoterica ma riunificante del Sé, la saggezza meditativa da cui rifiorisce l'innocenza, e si sono spesso trastullati nell'ingegno personalistico, facendo tesoro di frammenti artificiali, incapaci a riverberare il senso segreto. Se hanno giustamente scalzato la mente ordinaria, hanno però instaurato una mente anticonvenzionale, divenendone infine gli scaltri adepti che, celebrando l'artificio mentale, hanno esaltato edonisticamente il loro stesso limite. Per questo il primo Surrealismo risulta più vitale, pervaso da uno psichismo che è fondato su un genuino stupore, mentre poi si è attardato in auto-indulgenze ripetitive e di mestiere. Ma l'Arte scaturisce dallo stupore dell'artista, non dalla voglia di stupire.