L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

venerdì 27 agosto 2010

Il test degli yantra angelici

Diversi anni fa ho creato 8 yantra speciali, che costituiscono un vivace insieme simbolico. Li ho inizialmente realizzati come gioielli, e poi per il mio libro L'Artista Interiore li ho trasposti graficamente, per un utilizzo non strettamente personale ma volto anche alla riarmonizzazione dello spazio.
In questo blog, in basso a sinistra, li ho organizzati per essere un test piacevole e rapido per la riflessione personale. Utilizzarlo è semplicissimo: basta scegliere intuitivamente quello che al momento appare più rispondente, poi seguire le istruzioni poste sopra le 8 foto.
In questi anni ho utilizzato i disegni di questi particolari yantra in vari modi, anche più complessi;  chi fosse interessato può  consultare il libro L'Artista Interiore.

giovedì 26 agosto 2010

La pennellata zen di Osho

Ama, canta, balla, non per competere, ma come chi vuole condividere la sua gioia, le sue canzoni e le sue danze con i suoi “compagni di umanità”. Qualsiasi cosa tu abbia... e ogni essere umano ha qualcosa di unico con cui contribuire al mondo.
Osho
The rebel #25

Intendo iniziare, su questo blog, una rubrica intitolata: La pennellata zen di Osho. Ho ricevuto talmente tanto da Osho, che è naturale che io lo travasi. La sua ispirazione ha portato la mia creatività a traboccare oltre le limitazioni dell'ego, ed è con gratitudine che pianto i suoi fiori consapevoli nella pagina dell'Artista Interiore, sapendo che il loro profumo saprà inebriare le anime volte alla creatività ed alla meditazione. 
Pertanto uno spazio speciale sarà dedicato alle sue illuminanti parole sull'Arte e sulla creatività che, anche se presentate in modo conciso, hanno la totalità e l'espressività vertiginosa di una pennellata zen. Sono sicuro che i miei amici si innamoreranno, come me, delle sue parole sgorgate spontaneamente dal cuore silenzioso ed immensamente creativo dell'Esistenza.

lunedì 23 agosto 2010

Alchimia gioiosa

Satvat - Alchimia gioiosa - acrilico su tela, 2009
Alchimia è il processo misterioso che porta la Vita ad evolversi, tendendo naturalmente a realizzare il massimo del potenziale. Ciò riguarda l'esteriore, l'apparire di questo mondo meraviglioso, e l'interiore, la propulsione internamente misterica del processo vitale. L'alchimia l'abbiamo connaturata in noi stessi e, come esseri umani possiamo alimentare consapevolmente le nostre facoltà di trasformazione e di realizzazione: nel corpo, amministrando saggiamente la forza vitale (yoga), quanto nella nostra dimensione più sottile che culmina nello Spirituale.

L'Arte è profondamente alchemica, e trasforma le materie per realizzare un apice di significato. Significato che, essendo radicato nell'essenza della Vita, non è ad una sola dimensione, ma ha risonanze molteplici che coniugano un linguaggio che l'Anima può riconoscere e condividere. In qualche modo un'opera d'arte si compie come "pietra filosofale" che può catalizzare forze latenti, portandole a fioritura. Perché ciò sia possibile l'artista deve porsi con l'umiltà speranzosa ed innocente dell'alchimista. Pur se egli attraversa, nel corpo e nell'anima,  le diverse fasi del processo alchemico che, soprattutto nei primi stadi, sono drammaticamente infuse nel pathos, tale alchimia è fondamentalmente gioiosa e liberatoria.

giovedì 19 agosto 2010

Artisti che amo:Endre Rozsda

Endre Rozda - Iniziazione - olio su tela, 1976
Endre Rozsda (1913-1999), pur travagliato a lungo da una vita disperata, è riuscito a partecipare insieme ai grandi artisti del '900 alla rivoluzione dell'Arte Moderna. Egli ha attraversato il suicidio del padre, la più grave indigenza, la guerra, le purghe antisemite del nazismo, le censure dello stalinismo, la segregazione in Ungheria (il suo paese di nascita); nonostante tutto ciò ha mantenuto acceso il fuoco sprizzante della propria creatività, e proprio questo lo ha sospinto come viandante coraggioso e clandestino verso la libertà.. Attratto come una falena dal faro creativo che allora era a Parigi, varie volte è dovuto tornare sui suoi passi, ma senza scoraggiarsi ha continuato a forzare la mano ad un destino ingrato. Infine ha conquistato la vibrante libertà dell'Arte ed un'intima soddisfazione interiore, come mostra la sua opera straordinaria.

Nell'Arte egli ha sognato un mondo in cui poter camminare avanti e indietro sulla “dimensione del tempo”, ed infatti è andato al di là del proprio tempo, così come dovrebbe fare ogni artista. Infatti la dimensione temporale, come l'esprit di un'epoca, è relativa ed illusoria, e l'artista dovrebbe impegnarsi nel ricercare e manifestare il sempre presente. Rozsda si sentiva “contemporaneo di avvenimenti antichissimi”, perché aveva raggiunto il mondo delle matrici, scomponendo la visione in infinitesimali frammenti per recuperare una visione non prosaica, ma esotericamente dilatata nell'intero. Contemplando la sua pittura mi emerge con insistenza il mito di Osiride: la Divinità smembrata nell'apparenza mondana dev'essere rigenerata investigandone e riconnettendone i frammenti. Per questo, come i grandi artisti, Rozsda ha cercato il battesimo del Caos, sforzandosi di creare "una superficie torbida su cui poter cominciare a cercare". Su questa ha scomposto le sue visioni nei più minuti dettagli, rintracciando, come in un puzzle, ciò che combaciava con lo Spirituale.

A mio parere la sua opera, rimasta piuttosto al margine delle grandi celebrazioni dell'Arte, è oggi più contemporanea di molte altre che attualmente infestano le gallerie, dato che risponde con mezzi ancora efficaci ad una bruciante domanda sullo Spirituale che l'Arte Contemporanea tende ad evitare. Ma io continuo a sognare che ogni artista approfondisca se stesso ed il proprio lavoro, sino a poter dire con Rozsda: "Illumino oggetti e uomini. Sveglio chi dorme, illumino i morti".

sabato 14 agosto 2010

Il gioiello: arte dimenticata?


Satvat - Danza siderale - 2010

Ritengo di essere uno dei pochissimi continuatori dell'arte del gioiello. Intendo di un gioiello realizzato totalmente a mano, come pezzo unico che presenta un disegno esclusivo nato da un'intuizione originale. Non se ne fanno più così, e certamente poche persone oggi ne mantengono viva la maestria. Si procede invece con lavorazioni industriali, dove in catene di montaggio operano operai espropriati da ogni creatività, che sanno fare solo un tipo di operazione in modo meccanico e ripetitivo. Vedendo le mostre dei gioielli antichi ci si entusiasma per la loro ricchezza espressiva e per lo straordinario talento degli artefici, ma poi si acconsente tacitamente alla perdita di quell'arte straordinaria. Spesso penso alla triste miseria che giungerà da noi ai posteri: nessuna vetta della realizzazione creativa, ma solo ingombrante spazzatura di una tecnologia ormai sorpassata.

Generalmente anche i pochi artigiani rimasti lavorano il modello del gioiello nella cera, e da questa si trae una fusione. Ben più complesso e significativo è lavorare direttamente il metallo come faccio io: ci vuole un'intima conoscenza delle materie e delle molte fasi della lavorazione, una sapienza operativa maturata negli anni. Anni di profonda dedizione, sperimentazione e amore, poiché altrimenti non si potrebbe mantenere quest'arte che, come ogni altra, dilata il tempo liberandolo dal coercitivo rapporto tempo=denaro. E' sempre l'amore che riscatta l'oggetto dall'essere una merce senz'anima, trasfigurandolo in un dono dell'intuizione, in un'opera d'arte. La laboriosa lavorazione manuale trasmette con purezza la vibrazione spirituale che ha attraversato l'artista. Il pezzo unico può nascere anche in modo dedicato, riflettendo con saggezza le esigenze profonde del cliente. Il gioiello d'autore non è mai ripetitivo, ma sperimenta le Vie entusiasmanti e innovative della creazione. Così l'arte del gioiello è vera arte, non un'arte applicata di modesta rilevanza.

E l'artista, realizzando le proprie visioni creative, impara moltissimo sulle materie, sullo stile, e su se stesso. Infatti, come ben sapevano gli antichi artisti-magi, nella fucina dell'Arte non si lavora solo con le materie esteriori, ma anche con quelle della propria anima. Ogni operazione ha un corrispettivo interiore: quando si compone un gioiello, si crea un disegno armonioso in se stessi; quando si salda con il fuoco, si uniscono parti profonde del Sé; quando si taglia l'oggetto con il traforo, si realizza spiritualmente una nuova nascita; quando si usa la lima, si sgrezza la pesantezza del pensiero; quando si polimenta, si esulta anche della propria brillantezza. Tutto ciò è insito nel processo creativo. Secondo la mia esperienza, nell'arte del gioiello confluisce anche la saggezza ancestrale delle pietre preziose: ognuna è un tesoro occulto originato da straordinarie alchimie terrestri, tanto da divenire un simbolo, un ricettacolo di bagliori energetici e di spirituale piacere.

Possiamo davvero rinunciare a tutto questo, ornandoci con patacche industriali magari venalmente preziose ma mancanti d'originalità, di gusto, di amore del lavoro e di intuizione, in definitiva mancanti d'anima e di cultura?

domenica 8 agosto 2010

Libertà creativa

Come esseri umani aspiriamo naturalmente alla libertà, tuttavia sembra che ciò sia spesso mal compreso e vissuto in modo contraddittorio. A ben vedere, si agogna principalmente ad una "libertà da" qualcosa, principalmente ad una libertà dalle costrizioni. Non ci si accorge che ciò si trasforma comunemente in un impeto reattivo e poco creativo, che ci assoggetta al contesto anziché liberarci. Nella "libertà da" non ci mettiamo veramente in gioco, non contattiamo quelle che sono le nostre più intime risorse. Nell'Arte questa attitudine si manifesta nel "fare contro", ossia si opera in reazione a qualcosa; ma ciò non rivela affatto ciò che può liberamente scaturire dall'interiorità dell'artista.

Al contrario, credo che l'autentica libertà sia una "libertà per". La "libertà per" non ci appiattisce nello scontro con l'esterno, bensì ci mette in profonda connessione con quelli che sono i nostri talenti, con la nostra originale capacità creativa. Come non si può "amare contro", non si può nemmeno "creare contro", o almeno ciò che ne deriva non può essere una vibrante creazione. Si ama "per", muovendosi esistenzialmente per raggiungere qualcosa che ci ha profondamente toccato; ovviamente si potranno incontrare degli ostacoli ma, poiché si è in connessione con una straordinaria spinta interiore, non ci si esaurisce, ed alfine si troverà la strada. Si dice infatti che l'amore smuove le montagne. Con la creatività è lo stesso. La "creatività contro" ci schianta contro le difficoltà e la disperazione, a cui possiamo rispondere solo con un urlo dolente. Invece la "creatività per", per realizzare ciò che innocentemente sgorga in noi stessi, per quanti ostacoli potrà incontrare originerà un canto, che è un riverbero spontaneo della nostra anima; infatti resteremo integrati in un Potere che non è solo nostro, ma che è radicato nell'inesauribile serbatoio d'energia dell'Esistenza.

giovedì 5 agosto 2010

Ribellione creativa


Satvat - L'Uomo Nuovo (tributo al futurismo)- acrilico su tela, 2009

L'essere creativo concepisce il nuovo, e ciò comporta necessariamente muoversi controcorrente. La mente di massa perpetua l'abitudine, ciò che è ripetitivo e scontato, non brillando d'alcuna originalità. Perciò l'artista si trova a operare tra le prevenzioni e le incomprensioni, dovendo aprire faticosamente il proprio sentiero originale. Seppure, dopo la necessaria maturazione artistica e animica, la creatività sgorga in lui come moto spontaneo dell'anima che aspira ad una naturale condivisione, egli deve agire come un rompighiaccio sulla coltre gelata che generalmente ricopre il cuore delle persone. Se intende comunicare il proprio lavoro (e la verità intrinseca del creativo esige risonanza) deve incontrare coraggiosamente le intemperie dell'inganno sociale, non può rimanere al sicuro in una torre d'avorio. Ciò richiede ovviamente un gran dispendio di energia e la rinuncia ad alcuna certezza, e fa di lui un outsider sociale, una figura estrema e difficilmente accolta. In verità l'artista, come ogni ricercatore di verità, è tutt'altro che estremo e alieno: più di ogni altro è potenzialmente vicino a se stesso e alla Vita, dato che si impegna ad essere in sintonia con il flusso naturale e spirituale dell'Esistenza.

La società che abbiamo creato nella nostra inconsapevolezza è effettivamente aliena, artificiale e corrotta, ma per lo sguardo plastificato dei molti è lui ad essere distorto, sradicato e incomprensibile. Questo provoca ostracismo, anche perché, al livello inconscio, la massa specchia in lui tutto ciò che ha pavidamente rinnegato: la libertà, l'autodeterminazione, l'aspirazione alla bellezza ed alla grazia, il mantenersi vicino alla naturalità spirituale e non dogmatica dell'essere. Ciò scatena invidia, giudizio e reazione. Possiamo ad esempio guardare allo scandalo provocato dalle avanguardie artistiche del '900 nella mente dei benpensanti. La mentalità odierna è diversa, non ha neppure il coraggio di denunciare lo scandalo, ma lo soffoca nella somma indifferenza; al contrario, in qualche modo apprezza una sterile trasgressione “artistica”, tanto di moda, che ben si coniuga con la sua cattiva coscienza.

Comunque l'artista deve stare attento ad una trappola che spesso scatta automaticamente: seppure è mosso sulla Via dell'Arte da un moto naturalmente positivo, le molte difficoltà incontrate lo inaspriscono, tanto da corrompere l'azione in reazione. In tal caso egli agirà “contro”: contro le mancanze di verità, contro gli schemi, contro la propria disperazione. Ma l'agire reattivo è tutt'altro che liberatorio, ed affatto infuso nell'autentica creatività, anzi contribuisce ad alimentare le pastoie soffocanti della mente di massa. L'agire creativo è invece un moto spontaneo che non risente di alcun condizionamento, sia esterno che interno, e che per questo mantiene una brillantezza di gioiosa celebrazione. Per allinearsi con tale flusso primigenio, l'artista (come l'individuo in generale) deve crescere personalmente tanto da elevarsi oltre i propri conflitti, oppure potremmo dire che deve maturare l'innocenza. L'artista è un ribelle perché si volge alla spontaneità consapevole e celebrativa del proprio sentire, che è radicato nel Tutto, e tale inclinazione naturale appare ribelle solo perché la costruzione fallimentare e coercitiva del sociale si oppone alla verità creativa e fondamentalmente semplice, ma entusiasmante, della Vita.

domenica 1 agosto 2010

Dipinti su ordinazione


Mi sono trovato più volte a realizzare dei dipinti su ordinazione, ma mai tre quadri a fila come è accaduto ultimamente. Ho lavorato su temi molto diversi e per me inconsueti: Nocera Umbra che risorge dal terremoto, una composizione musicale con un violino, un dipinto raffigurante dell'uva per una cantina di Montepulciano.

Dedicarmi così intensamente a questo tipo di lavoro, ha favorito una serie di riflessioni. Innanzitutto il dipingere su commissione, su un tema specifico o con un particolare linguaggio pittorico, porta l'artista a cercare un punto d'incontro tra quelli che sono i moti spontanei della sua anima e le aspirazioni riflessive del committente. Se ciò si realizza in modo bilanciato, non comporta una diminuzione stilistica né espressiva; al contrario, ho sperimentato che può essere un'occasione di approfondimento. Si stabilisce infatti una comunicazione d'anima tra il pittore e il cliente, che rende presente quest'ultimo nel sogno creativo dell'opera.

L'operare artistico è sempre un atto d'amore, in cui l'artista è attraversato da un flusso che va a concretarsi nella definizione dell'opera, il cui destinatario è ignoto. L'autore non è solo un amante della creatività che lo sospinge, ama anche l'opera che nasce in se stesso e tra le sue mani, e inesplicabilmente ama anche lo sconosciuto colui che nel tempo ne verrà toccato tanto da sceglierla. Spesso le opere attendono per lungo tempo la persona giusta con cui stabilire un culmine d'assonanza. Nel caso di un lavoro su commissione, il destinatario è conosciuto e, per quanto poco l'artista possa conoscerlo, questo determina una sostanziale differenza. Si stabilisce una richiesta specifica, e a questa l'artista si appresta a rispondere, allineando le proprie correnti interiori con quelle che motivano il cliente. Per questo, quando mi viene chiesto un lavoro su commissione, sia questo un dipinto, un gioiello o qualcos'altro, trovo importante saper stabilire, da parte mia, un'empatia sottile con il committente. E' in qualche modo un accadere intimo e delicato, un'ulteriore riprova dell'umiltà che sempre dovrebbe sostenere l'artista, in definitiva un evento che può risultare stimolante e felice.