Risfogliando il catalogo di una mostra che ha celebrato il sessantesimo anniversario del movimento artistico CoBrA, mi trovo a riflettere sulle deludenti prospettive del panorama contemporaneo. CoBrA ebbe una vita breve (dal 1948 al 1951) quanto intensa e folgorante; fondato da artisti olandesi, danesi e belgi, promosse una rete ad alto voltaggio di iniziative, serrati confronti e partecipazioni, che ha prepotentemete viaggiato annullando ogni confine culturale e geografico. A mio avviso, la forza di CoBrA è derivata più dalla capacità d'unione degli artisti che dal valore artistico delle loro opere, sul quale si potrebbe discutere. Comunque invidio quella possibile condivisione di passione, quel fuoco collettivo che è stato in grado di bruciare le sterpaglie dei canoni artistici.
Avendo io partecipato, soprattuttio negli anni '70 e '80, ad un periodo rivoluzionario (socialmente quanto artisticamente e spiritualmente) posso sentire ancora in bocca il ricordo di quel gusto: il fervore che ritiene ogni cosa possibile, e la comunicazione che rimbalza da cuore a cuore, determinando un'istintiva coralità d'intenti. Sapore d'entusiasmo, di ricerca liberatoria, del sentirsi creativamente parte di un tutto in movimento. Sapore che è ormai divenuto amaro sulle labbra. Certo, anche allora non mancavano le spine, ma ora che diamo per scontata la sottomissione ad un potere tiranno che ci affossa nel consumismo e nell'espropriazione creativa, ora che l'arte è costruzione dei politicanti dell'arte e non più degli artisti, la rosa è definitivamente marcita.
Siamo sempre più imprigionati in un egocentrismo indotto che vuol renderci incapaci di ogni apertura di cuore, di ogni reale condivisione. Ognuno è richiuso nell'affanno insoddisfatto, nella difficoltà crudele di darsi e di ricevere, nella sovrana diffidenza. Ed anche gli artisti, ciascuno stitico, geloso, soffocato dall'io che lo rende tronfio ed impotente. Si condivide poco, forse perchè si è persa l'innocenza, e quindi l'ispirazione, per cui si ha ben poco da dire e lo si maschera con la presunzione.
Tuttavia continuo a credere nella creatività e nell'essere umano, in virtù del fatto che gli occhi continuano, a volte, a colmarsi di stupore, di fronte ad un quadro come ad un tramonto o ad un sorriso. La grazia si condivide naturalmente, poichè nasce dal Cuore Universale e va a cercare se stessa in ogni cuore, creando assonanze e quel sentire universale che ci rende partecipi. Comprendendo questo, dobbiamo restituirci la speranza e l'afflato collettivo che trasforma noi stessi ed il mondo intero.
Forse è perchè è appena un anno che dipingo, non conosco il mondo artistico e soprattutto il mercato artistico, ma gli artisti che mi piacerebbe incontrare e le esperienze che mi piacerebbe vivere sono quelle che descrivi. Sto cercando un modo di essere artista e di vendere quadri che sia fuori dal "mercato", credo nella creatività, anche di chi compra i quadri, senza essere un intenditore o un investitore, ma semplicemente perchè gli piacciono o perchè comunicano qualcosa alla sua anima.
RispondiEliminaSimona