L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

martedì 29 novembre 2016

Vibrazione e creazione artistica

Ormai e' accertato anche dalla scienza che una forma o una linea disegnata producono determinate frequenze, come ha testimoniato l’utilizzo millenario di diagrammi magici, di simboli ermetici e alchimistici, di disegni rituali.  Ed è noto che i colori hanno delle frequenze specifiche. Proviamo quindi a riflettere sul fatto che un dipinto è una speciale composizione di colori, linee e forme. Esso è un fenomeno materialmente identificabile, in quanto è percepibile con i sensi, ma, per quanto abbiamo detto, risulta anche dotato di una natura vibrazionale e invisibile. Possiamo quindi considerare che il dipinto è essenzialmente una composizione di fattori creativi (colori, linee e forme) che è satura di vibrazioni. Ma dobbiamo significativamente valutare dell’altro.
 
Satvat - Arca della saggezza solare - acrilico su tela, 2016
La fisica quantistica ha dimostrato che il risultato di un esperimento non è prevedibilmente meccanico, bensì dipende anche dall’attitudine mentale di chi lo conduce. Il principio di Heisemberg definisce che un’energia può manifestarsi come onda e/o particella, cosa del tutto illogica, assecondando per giunta la convinzione dell’osservatore. Ed è chiaro che il pittore non concepisce il quadro in modo casuale, disponendo i vari elementi in modo automatico e non significativo come farebbe una macchina, ma lo fa  seguendo le proprie emozioni e, nei casi migliori, assecondando il sentimento e la virtù misteriosa dell’ispirazione. Ciò evidentemente comporta che gli elementi della creazione assumono delle valenze ulteriori e potenziate che non soltanto si assommano nell’insieme, ma sono vivamente dettate dall’attitudine animica dell’autore, come è confermato dal principio di Heisemberg.

Infatti, quello che fa l’artista non è la costruzione prosaica di un oggetto inerte, piuttosto è la creazione di un tessuto di frequenze che, quando queste sono elevate e armoniose,  partecipa la nascita di una vita nuova e brillante. E’ chiaro che il risultato può essere sia elevato che basso, armonico o disarmonico, ispirante o ottundente, e ciò evidenzia la responsabilità creativa dell’autore. Quando egli procede saggiando la visione interiore e approfondendo l’alchimia creativa, trova nell’ispirazione i nessi esoterici che producono l’armonia, tanto che basterebbe spostare di poco una linea, o cambiare una forma oppure un colore, per far precipitare il climax sia visibilmente estetico che sottilmente energetico dell’opera. Effettivamente, quello che è presente in un’opera d’arte può essere intuitivamente percepito, ma non può essere pienamente colto dai cinque sensi e codificato mentalmente.

mercoledì 23 novembre 2016

La verita' del cuore

Il cuore, fucina alchimistica della creazione.

La frase “segui il tuo cuore” è divenuta d’uso comune, e viene ripetuta con enfasi sentimentale nelle produzioni della cultura di massa (libri, film, eccetera) e nella pubblicità. Ma il sentimentalismo è una diminuzione corrotta del sentimento. Seguire il cuore ha la massima importanza, però nella sua autentica natura il cuore non ha alcuna implicazione mentale/emozionale; è piuttosto il crogiolo interiore da cui si sprigiona il fuoco spirituale che brucia le falsificazioni manifestando la verità creativa dell’Anima.



Nella sua natura essenziale, il cuore dell’essere umano convibra con le altissime frequenze della Forza Universale e nella Tradizione esoterica è considerato come la sede dell’Anima. Gli scienziati hanno studiato che il cuore può emettere delle frequenze cento volte più potenti di quelle cerebrali, e genera un campo elettromagnetico (potere di manifestazione) che è cinquecento volte più grande di quello cerebrale. Inoltre ha la facoltà di produrre l’ormone naturisticomitrale che attiva la ghiandola pineale. Chiaramente intendiamo l’accezione energetica e spirituale del cuore, certamente non quella fisiologica. Hui-neng, sesto patriarca dello Zen, ha scritto che «il cuore è tanto ampio e tanto grande come il vuoto spazio celeste[1]». Questo centro irradiante e cosciente comprende l’alto e il basso, il manifesto e l’immanifesto, il dentro e il fuori. Il cuore corrisponde al nucleo attivo e vivente della Madre Terra, e all’Amore formativo della Sorgente originaria, veicolato dalla Luce Debole. Il cuore ama, e l’amore annulla la distanza nel riconoscimento empatico dell’Uno. Come scrive Giuliana Conforto, «il “cuore” è il crogiolo alchemico dove può svanire il vecchio e apparire il nuovo stato in armonia e diretto contatto con l’intero Universo, il poco visibile e il tanto invisibile[2]».

Gli antichi precetti dell’arte estremo-orientale ribadivano che per creare con verità l’artista deve innanzitutto «placare il corpo-mente». Questo comporta l’acquietarsi del flusso caotico e dispersivo delle emozioni (cariche di magnetismo che ripropone gli schemi mentali), in modo che l’energia purificata si raccolga nel centro spirituale del cuore, il quale armonizza e riattiva l’espansione dell’intero sistema energetico. In tale processo, l’energia cosciente risvegliata passa dall’ottava dei chakra inferiori a quella dei chakra superiori. Infatti a quel punto essa risale nel canale ascensionale del chakra della gola, la cui funzione è generalmente sminuita sul piano orizzontale della comunicazione personale, attivando la creatività ispirata ed evolutiva.

Satvat



[1] Satvat S. Della Puppa – op.citata, 2009
[2] G. Conforto – Universo organico e l’utopia reale – Macro, 2005 pag. 24

mercoledì 9 novembre 2016

L'esperienza intuitiva

La sperimentazione esoterica della espressione creativa viene trascurata non solo dall’approccio psicanaltico, ma anche dai numerosi arteterapeuti che coltivano nei loro allievi solo una espressività istintiva, che viene erroneamente definita intuitiva. L’intuizione non è affatto così a buon mercato, poiché comporta una radicale trasformazione della coscienza. Non c’è nulla di automatico, fortuito, sentimentale o ingenuo nell’approccio realmente intuitivo. L’intuizione sorge dall’aver compiuto un processo alchimistico di evoluzione interiore che spalanca le porte della percezione, libera la genuina spontaneità e attiva potentemente la Guida interiore.
E’ questa Guida che porta alla scoperta dei nessi occulti, decifrando a livello esistenziale i messaggi simbolici che si manifestano nell’opera sorgendo spontaneamente dal subconscio. Per compiere tale processo è necessario acquisire una reale conoscenza meditativa, mentre sono del tutto inefficaci le interpretazioni che la mente ingegna con informazioni prese a prestito.
Ciò significa che il viandante creativo non si trastulla operando superficialmente o intrattenendosi con proiezioni spiritualiste, bensì, come vero alchimista, utilizza le operazioni dell’arte per acquisire conoscenze utili a scendere nelle viscere della interiorità animica sino a trovare la “pietra occulta” della rivelazione.
Satvat

martedì 25 ottobre 2016

La magia della scrittura e dell'arte

Sul libro Essere nel Sogno di Florinda Donner, strega del seguito di Castaneda, ho trovato la perfetta esplicazione della magia della scrittura, che e' la stessa in ogni forma dell'espressione artistica.

"Le idee mi giungevano con un'incredibile chiarezza e lucidità. Mi pulsavano nella testa e nel corpo come onde sonore. Udivo e vedevo simultaneamente le parole. Tuttavia non erano i miei occhi o le mie orecchie a percepire quello che avevo di fronte. Erano piuttosto dei filamenti al mio interno che si protendevano e, come un aspirapolvere silenzioso, risucchiavano le parole che brillavano davanti a me come granelli di polvere."

Quanto ha scritto Florinda Donner  risuona esattamente con la mia esperienza, anche se le immagini descrittive che userei sarebbero leggermente diverse. Questo accade quando ci si rende atti a ricevere l'ispirazione o, per dirla con altre parole, l'emisfero destro del cervello e' pienamente attivato come antenna di ricezione universale. Si ha questa forte sensazione di visione auditiva, di agganciare dal profondo, senza il minimo tentennamento o errore, le giuste forme che si materializzano dal nulla, di dipanare una matassa di significati palpabili che pure resta coesa, senza alterarsi o disperdersi, nella matrice nascosta di ogni possibile significato. C'e' una forza infinita in tale qualità di espressione, perché essa non sorge dalle limitazioni interpretative dell'io ma e' un significato vivente che spontaneamente indossa l'abito più adatto a rivelarsi, il cui potere e' il silenzio che ne precede la stessa manifestazione. Allora non e' la persona che parla mediando i suoi fraintendimenti; si potrebbe dire che il Tutto esprime direttamente la sua incognita saggezza in modo certo e indubitabile.



Questa e' la maggior benedizione per lo scrittore, per l'artista, per l'essere umano in generale quando sia riconnesso a tale Fonte. Perché a quel punto egli conosce di non essere un io bensì la forza stessa della vita; altrimenti come potrebbe trarre quelle parole dal vuoto e soprattutto comprenderle, viverle intimamente nella carne e nello spirito? Quindi la pratica creativa, se svolta con l'appropriato orientamento meditativo, e' una Via meravigliosa per scoprire la Natura di Buddha.

La Via della creatività e' in questo senso una Scuola di iniziazione, e come tale va praticata con passione e totalità, dato che non si possono auspicare esiti brillanti senza compiere l'affinazione interiore. La prima cosa su cui indirizzare gli sforzi, cosa che vale per ogni forma d'arte come in generale per la vita di ogni essere umano, e' attivare pienamente l'emisfero destro la cui attività intuitiva e' inibita dagli sforzi di quello sinistro nel cementare la personalità apparente.  Infatti le tecniche dell'arteterapia evolutiva operano primariamente su questo orientamento.  

martedì 11 ottobre 2016

La chiave dell'arteterapia evolutiva 1

   Mi sembra che anche l’approccio psicanalitico, che pur si occupa delle stratificazioni interiori, si sia interessato solo marginalmente a comprendere che cosa si mette in moto nel senso esoterico dell’esperienza creativa, mostrando di privilegiare l’aspetto essoterico del sistema terapeutico, delle metodologie e dei risultati sul piano orizzontale e relazionale. Vorrei chiarire che definisco come esoterica la natura sottile e simbolica delle forze psichiche ed energetiche che entrano in gioco nella creatività, comprendendo il modo in cui esse interagiscono allineandosi spontaneamente ad un disegno di irradiazione e sviluppo che appare guidato da un’intelligenza, oppure da un’ispirazione, misteriosa. Voglio dire che è sorprendente il modo in cui un individuo, quando si impegna creativamente, va ad attingere nell’inconscio, del tutto spontaneamente, da un crogiolo di energie in libera fusione, traendone delle concrezioni che risultano pienamente significative, rispondenti e sincroniche al processo esistenziale che egli sta attraversando. Penso questo ogni volta che valuto i disegni prodotti durante una sessione di arteterapia evolutiva, per non parlare dello stupore che mi coglie durante la mia personale meditazione creativa.

Satvat - Ricomposizione armonica

   Però, mentre crea artisticamente, l’individuo generalmente non riconosce il processo interiore che si sta svolgendo; lo vive con molta emozione, ma non lo comprende intimamente né sa cogliere il significato del quadro di ciò che sta operando. Eppure, se resta disponibile all’ignoto e sincero con se stesso, passo dopo passo egli viene guidato nell’esperienza dall’interno, e nel modo più appropriato, da ciò che Jung definirebbe il Sé e che io chiamo l’Artista Interiore. Nel processo della creazione, mentre nuota nel magma caotico e emozionale, l’individuo viene sospinto a pescare intuitivamente, dalla profondità dell’inconscio, delle perle preziose.
   Tuttavia, quelle perle assumono un effettivo valore solo quando vengono riconosciute ed integrate nel senso evolutivo, altrimenti restano ignorate ed inefficaci come oggetti inerti spiaggiati sulla riva del mare dell’Anima. Ed è chiaro che per riconoscerle non è sufficiente una coscienza superficiale o metodologicamente ordinata; si deve piuttosto entrare in profonda assonanza con l’Oceano dell’Essere, tanto da comprendere e assecondare i suoi flussi, concependo le sue leggi e la vita delle creature che lo abitano. Solo così facendo tutto acquisisce senso, e naturalmente è un senso esoterico poiché il Creativo ci parla dalla profondità dell’Anima.
   Per verificare l’essenza del processo, non si deve cedere al dominio della ragione, poiché il Creativo non è staticamente prosaico bensì poetico e multidimensionale, tanto che ciascuno dei suoi aspetti, come vedremo, ha multiple e significative risonanze su più livelli. Come, al contrario, non è opportuno avallare l’irrazionalità che arroventa le emozioni e disperde nel caos la coscienza, dato che la vera creatività tende all’elevazione e all’interezza, avvilendosi gravemente quando non trova la possibilità di un’evoluzione consapevole.

   Affrontando il percorso creativo, conta viverne le esperienze con totalità, sincerità e coraggio, poiché l’esperienza è la fucina dell’alchimia interiore. Tuttavia, come agli antichi alchimisti non bastava operare senza saper decifrare la filosofia occulta dell’Arte alchemica, si dovrebbe comprendere cosa sta bollendo nella pentola del fenomeno creativo, riconoscendo la natura delle forze agenti nel magma e sapendole far fluire consapevolmente. Il pittore cinese Shitao, vissuto nella seconda metà del ‘600, ha scritto: «L’uomo perfetto non può non intuire, non può non comprendere: dal momento che intuisce, modifica; dal momento che comprende, trasforma[1]». Questo, a mio parere, dovrebbe essere il compito evolutivo dell’arteterapia che, se intesa in modo innovativo ed esoterico, può costituire un valido aiuto per rivelare il senso misterico dei moti spontanei della creazione artistica e dell’anima dell’uomo. Solo con una tale comprensione si può effettivamente aiutare se stessi e gli altri a riconoscersi ed evolvere mediante l’arte, facilitando la maturazione consapevole delle pulsioni istintive e subconscie che vengono manifestate creativamente. Stanislav Grof, il fondatore della psicologia transpersonale, ha affermato: «Negli ultimi cinque decenni, varie strade della moderna ricerca sulla coscienza hanno rilevato una ricca gamma di fenomeni “anomali”, esperienze e osservazioni che hanno minato alcune affermazioni generalmente riconosciute dalla moderna psichiatria, dalla psicologia e dalla psicoterapia, concernenti la natura e le dimensioni della psiche umana, le origini dei disturbi emotivi e psicosomatici e i meccanismi terapeutici efficaci[2]».



[1] Shitao – Sulla pittura – a cura di M. Ghilardi – Mimesis, 2008
[2] S. Grof – La nuova psicologia – Spazio Interiore, 2013

sabato 30 luglio 2016

Le rose del Paradiso Terrestre


William Blake - frontespizio di Jerusalem

Se il primo e il secondo racconto del mio nuovo libro La prova del Genio sono rispettivamente saturati dalla polarità yin e yang (quello su Paganini sprigiona il Fuoco, maschile e ascendente, mentre quello su Redon fluisce con l'Acqua animicamente emozionale), il terzo racconto, intitolato "Le rose del Paradiso Terrestre", presenta invece la potenzialità della congiunzione tantrica. Infatti questa storia, che coinvolge William Blake evidenziando la potenza visionaria delle sue comprensioni, mostra come i poli energetici del maschile e del femminile giungono a fondersi nel campo misterico dell'Anima. 

Ho tratto lo spunto narrativo da un episodio della vita del visionario artista inglese, e anche ho dato voce fedele ad alcune delle sue comprensioni piu' brillanti, ma la soglia iniziatica del mio racconto e' la figura immaginifica di sua moglie Catherine, trasfusa nella Entita' della compassione che Blake ha chiamato Eritharmon. Il veicolo dell'esperienza e' invece un personaggio del tutto inventato: un fabbro ignorante che, toccato dalla presenza spirituale che emana dalla coppia dei Blake, trova un modo impensato per accedere ai Misteri ed evolvere.


Ho scritto "Le rose del Paradiso Terrestre" seguendo l'ispirazione della magia sessuale che riunisce il maschile e il femminile nella realizzazione dell'Unità originaria. Però certamente non è  un racconto erotico, dato che i sensi accompagnano solo sui primi passi che accedono al Mistero. Le individualità dell'uomo e della donna sono essenzialmente intese come gradini per l'ascensione, e l'intero processo si svolge al livello animico dando impulso alla genesi di una visione superiore non più dualistica. 

Da tale comprensione unitaria traspira il senso profondo che intuisce il mondo della dualita' come lo svolgersi di un fenomeno olistico atto a suscitare la pura forza della visione e a sprigionare la forza creativa. In sacrificio di sé, nel proprio laboratorio interiore quanto nelle sue opere, l'uomo diviene un vero artista in grado di manifestare innocentemente l'accadere gioioso e saggio della vita.

William Blake - Pieta' per Adamo e Eva - 1795

giovedì 21 luglio 2016

Il demone di Redon

Odilon Redon - San Giovanni


"Il demone di Redon" è il secondo racconto del mio nuovo libro "La prova del Genio". Mentre il carattere del primo racconto (dedicato a Paganini) è focoso e decisamente yang, qui il tono è più contemplativo, colto da una prospettiva femminile. Per questo la narrazione procede dal diario immaginario di Camille, la moglie di Odilon Redon. Nel sentimento di intimita' che pervade il racconto, il prendersi cura della donna dona l'atmosfera propizia dove l'artista affronta la piu' conturbante delle sue visioni. Nella vicinanza osmotica dell'amore, l'uomo evita di lottare disponendosi a guardare dritto in faccia il suo demone. Infine egli si arrende al mistero, e perciò puo' penetrare in esso fino a scovare nell'oscurità lo splendore nascosto. Però si rende necessario accantonare la paura affinché la prova venga affrontata con fiducia, ed è proprio nella suprema fiducia che può essere trascesa l'illusione della finitezza e della morte.

Odilon Redon - Il pallone-occhio

Questo viatico alchimistico della coscienza viene simbolicamente raccontato presentando la vicenda umana e artistica di Odilon Redon,  che inizialmente fu un prodigioso pittore dell'Opera al Nero. I suoi disegni di quel lungo periodo, tracciati prevalentemente col nero del carboncino, mostrano i mostri estraniati e spesso ghignanti delle fermentazioni della psiche agitata nel processo della Nigredo. Poi accadde qualcosa, il Nero fu improvvisamente trasceso e la sua pittura fiori' splendidamente con aure vividamente cromatiche. Anche le figure del suo immaginario mutarono radicalmente assurgendo agli aspetti ieratici del Mito.

 
Odilon Redon - Pegaso e le Muse

In modo meravigliosamente intuitivo, il mio racconto coglie proprio il momento significativo di questo passaggio, che equivale a un balzo quantico della coscienza. E certamente tale passaggio è esemplare e fondamentale per ogni essere umano, poiché è quello che segna la fioritura spirituale dalla buia notte dell'anima. Questo è ciò che mi ha ispirato ed ho inteso raccontare.

martedì 12 luglio 2016

Il trillo del diavolo



"Il trillo del diavolo" e' il primo dei quattro racconti che compongono il mio nuovo libro LA PROVA DEL GENIO. Scrivendolo sono disceso nei meandri luciferini della creativita', nel grembo oscuro da dove si sprigiona la magia della musica, e in generale dell'arte. Questo e' quello che fa l'artista: si riconosce come angelo caduto nella tenebra della dimenticanza della Luce, proprio come il mitico Lucifero, eppure in qualche modo sa ancora di essere il portatore della Luce. Percio' fruga nella oscurita' col suo massimo desiderio, al fine di rintracciare lo splendore occulto, che puo' essere ignorato ma mai spento. Il suo intento e' quello di Lucifero che vuole nuovamente ascendere, che vuole sopra ogni cosa risplendere come una stella; percio', necessariamente, affronta una prova di vita e di morte per suscitare l'incantesimo. Non e' quello che deve fare ogni uomo?

L'artista consacra a questa impresa la sua vita spremendo con forza la volonta' generalmente sopita. L'artista vuol essere mago, spesso non sapendo che egli non puo' governare la magia, e questo e' il suo dramma. Quando egli evoca il potere della creazione, ecco che viene posseduto, consumato fino all'osso: cosi' e' la magia dell'arte, giacche' questa mostra all'uomo che egli e' infinitamente piu' vasto di se stesso. L'arte lo incendia e lo consuma per liberarlo finalmente dall'angusta gabbia dell'io.

Mentre scrivevo seguendo questo itinerario nell'interiorita' della Terra per cercare lo splendore sepolto, non sapevo ancora che il protagonista del mio racconto fosse Niccolo' Paganini, del quale conoscevo nulla; l'ho saputo solo quando il racconto era quasi concluso, constatando, a quel punto, molte supefacenti sincronicita'. Anche il titolo, che si era imposto sin dall'inizio, e' risultato incredibilmente congruo; infatti non sapevo che Il trillo del diavolo fosse una celebre sonata del luciferino violinista.

Pero', al di la' di tutto questo, il racconto tratta meravigliosamente della sfida che ogni essere umano deve affrontare per seguire il Genio che lo sprona ad evolvere verso la liberazione.

lunedì 11 luglio 2016

Il ruggito del Genio

A proposito del Genio, che è il tema del mio nuovo libro LA PROVA DEL GENIO, vorrei condividere questo mio scritto.
LA PROVA DEL GENIO sara' disponibile dal 15 Luglio


Come fiera invisibile
Nel mistero selvaggio dell'anima
Il Genio è in agguato 
In fondo alla notte senza luna
Quando i vetri della ragione
Sono infranti.
Non puoi dubitare
Quando balza ruggendo
La voce del profondo
Quando spalanca gli occhi gialli
Nel lampo accecante della rivelazione
Quando ghermisce le gracili creature
Dell'illusione.
Il suo manto scuro
Struscia l'elettrica carezza
Risvegliando all'incendio
Che brucia nelle fauci
E l'anima intera si accende.
Nel cuore silenzioso della notte
Si ascolta la sua risata irriverente
Di bambino gioiosamente mai nato
Di pazzo unto di saggezza
Di maestro di perdizione
Custode del tesoro.
Se chiamato non risponde
Se cercato sta nascosto
Se sognato è una pericolosa illusione:
Il Genio è il cacciatore
Della coscienza addormentata.
Fatti preda e sii grato
Poiché quando il falso è divorato
Solo resta ciò che non muore
Dove trovi te stesso
Nella gioia senza più paura.

giovedì 30 giugno 2016

Operare con l'energia

Satvat - Volo di draghi, acrilico su tela
A differenza del modo usuale in cui l’arteterapia viene intesa, che individua nei fattori creativi dei dati significativi prevalentemente sul piano della rappresentazione, l’arteterapia evolutiva li riconosce maggiormente come dati energetici. La differenza è sostanziale. Se, ad esempio, leggiamo un disegno in modo prettamente rappresentativo, troveremo degli spunti utili ad elaborare un piano discorsivo che può risultare utile sotto il profilo diagnostico. Però così facendo non si coglie l’opportunità di sviluppare un lavoro terapeutico ed evolutivo che utilizzi propriamente il mezzo artistico. In altre parole, l’intendimento meramente rappresentativo dell’opera creativa può dare delle indicazioni sul lavoro da fare, ma non il mezzo per realizzarlo. Invece la comprensione energetica dei fattori creativi consente di operare con essi per avviare un processo alchemico che utilizza l’esperienza per trasformare integralmente la qualità dell’energia vitale, arricchendo sia il livello cognitivo che quello propriamente esistenziale.

L'artista che crea con piena immedesimazione nel flusso interiore, agisce non in modo simbolico bensi' con simboli viventi che portano la magia della trasformazione energetica. Questa e' la magia dell'arte. Ma e' chiaro che, affinche' questo avvenga, l'artista deve centrarsi nel punto sorgente dell'energia creativa che abitualmente resta offuscato dai meccanismi ripetitivi ed asfittici della sua storia personale. In altre parole, deve apprendere a meditare nell'operosita' creativa.

Inoltre l'artista deve essere in grado di riconoscere e dare il giusto valore alla sorgenza spontaneamente simbolica, dato che il suo riconoscimento radica l'energia al livello esistenziale dell'esperienza, da cui agiscono le correnti della trasformazione e della comprensione.

L'arteterapia evolutiva e' propriamente intesa ad indirizzare l'artista su questo orientamento.

giovedì 16 giugno 2016

Al centro dell'Essere

Satvat - Onde armoniche, acrilico su tela

Il pittore, come ogni altro artista, non puo' accontentarsi dell’ovvietà del visibile, perciò scende  nelle viscere della miniera interiore. Deve scavare a fondo e con totalita', sino a perdere la speranza; ma proprio a quel punto trova i colori dell’Anima che sgorgano da vene zampillanti. Allora, con stupore e soggezione, trasfonde quell’ispirazione nelle materie cromatiche che va a mescolare, cuocendole al fuoco del proprio cuore. Sa che solo così può creare davvero.

Tracciando con perfetta-imperfezione le linee vividamente colorate e flessuose, rotonde e pregnanti come il grembo della Vita, il pittore intende seguire il bandolo della matassa della Tessitrice che crea i mondi. Chiaramente è un percorso multidimensionale e d’inarrestabile metamorfosi; ed è anche un incantesimo che non si limita al gioco dell’astrazione creativa poiché, agendo tramite i poteri dell’Anima, risveglia il sentore della Sorgente da cui Tutto si origina. Ciò risuona con quanto è scritto nel Tao Te Ching: "Grande Via vuol dire movimento, e “in moto” significa che scorre, e “andando” intende che espandendosi ritorna alla sua Origine".

Cosi' la pittura si rende come musica per toccare il cuore attraverso l’occhio. State con me, osservate e ascoltate… Assaporate spensierati il flusso della pittura che eternamente si rigenera nel qui-e-ora. Come ha detto Paul Klee: “Buona è la formazione, cattiva è la forma, perché la forma è fine, è morte”. Quindi non preoccupatevi se non trovate appiglio per fissare lo sguardo, o un significato impietrito per nutrire la mente… il senso è proprio questo: evitare la morte e fluire con la Vita. 

Se avete fiducia e vi lasciate rapire, potete trovare ciò che trova ogni vero artista sia dell’arte che della vita: il passaporto per il grande viaggio, in noi stessi, qui-e-ora, al centro dell’Essere.

martedì 7 giugno 2016

Spazio-tempo e creazione

Satvat - Fabbrica di arcobaleni, acrilico su tela
William Blake scrisse: «Le ore della pazzia sono misurate dall’orologio; ma quelle della saggezza, nessun orologio può misurarle». Un aspetto significativo delle teorie quantistiche è quello della simultaneità, secondo cui Tutto si svolge nell’eterno presente. E’ dalla natura dualistica della mente che vengono codificati il tempo e lo spazio. Essi sono le coordinate illusorie dell’esperienza umana che è altrettanto illusoria, come è pure illusoria la stessa individualità umana separata dall’Uno, dato che Tutto quello che esiste è pura ed eterna Energia divina. Per questa illusorietà dello spazio-tempo, le particelle studiate dalla quantistica comunicano e si influenzano nel qui-e-ora, indifferenti alle distanze spaziali. Potremmo dire che l’Energia fluisce come un fiume perpetuo la cui acqua scorra in cerchio; osservando il corso di un’onda si ha l’impressione del moto temporale, ma in realtà l’Energia è immobile nella sua essenza immutevole, come il corpo fluido del fiume è sempre se stesso, senza inizio né fine. Due monaci zen, osservando una bandierina sventolante, discutevano se fosse la bandierina a muoversi, oppure il vento. Il maestro disse loro: «È la mente che si muove». L’idea della linea temporale porta a credere alla nascita e alla morte, mentre le antiche culture avevano una concezione circolare e ciclica del tempo che rispecchiava il ciclo perenne e rigenerativo delle stagioni. Però la scienza moderna ha rivalutato la visione del tempo circolare, elaborando anche la teoria dello spazio curvo dove il tempo e lo spazio arrivano a coincidere.

È esperienza comunemente condivisa che durante l’immersione nella creatività artistica salta l’ordinaria percezione del tempo e dello spazio; ci si trova effettivamente “altrove”, proprio perché si è occupati a creare. Il proencefalo abbassa la percezione del mondo circostante, che tende a scomparire. Anche le richieste del corpo perdono la presa sulla coscienza, e lo stesso avviene per la tormenta mentale. Inoltre trascorrono ore in un battito di ciglia appassionato. È rinfrancante. Più ci si lascia andare alla percezione concentrata, eppure dilatata, nel processo di creazione, cosa che avviene spontaneamente nei momenti ispirati, più ci si sente guidati da una forza misteriosa che supera la volontà e la limitatezza della capacità individuale dell’espressione, conducendo a esiti inaspettati e brillanti.

L’intento creativo va totalmente focalizzato nel presente, in un’attitudine comprensiva di conscio ed inconscio che è resa possibile solo dall’affidarsi alla risonanza intuitiva del cuore. Il vero artista non solo opera nel qui-e-ora, anche la sua percezione è attivata nell’adesso. Così il pittore vede e conosce quello che sta facendo mentre dipinge, lo scrittore legge e conosce quello che sta facendo mentre scrive, il musicista ascolta la sua musica mentre la compone o la suona, l’attore ascolta le sue parole e vive i suoi gesti mentre li esprime, lo scultore partecipa alle suggestioni della forma mentre la plasma.

In questo modo, la creazione artistica procede naturalmente come la crescita di una pianta le cui radici affondano nel Tutto e la cui fioritura è riccamente spontanea. A questo proposito, Shitao ha scritto che il pittore affinato «utilizza l’inchiostro come se l’opera fosse del tutto compiuta e maneggia il pennello come se non eseguisse nulla». Al contrario, quando l’artista si sforza a seguire un tracciato prestabilito verso una meta o si fa prendere dall’ansia del risultato, che sono controproducenti proiezioni sul futuro, egli nuoce gravemente alla qualità artistica e energetica dell’opera. Se invece egli si rende dipendente dal passato, si condanna ad una morta ripetizione che è afflitta da memorie non evolute. Per accedere al campo quantico e creare davvero, si deve uscire dal mondo, dal corpo e dal tempo, ed è quello che accade all’artista rapito dall’ispirazione. Egli è sorpreso dal flusso spontaneo dell’energia creativa, e la sorpresa è infatti un fattore importante della creazione quantistica. 

giovedì 26 maggio 2016

Gurdjieff e l'arte oggettiva



Gurdjieff individuava l’arte come un fattore saliente per lo sviluppo dell’intelligenza umana, in quanto può presentare agli uomini i dati che permettono loro di "prendere più o meno coscienza della loro reale individualità – unico mezzo per raggiungere il ricordo di sé, fattore assolutamente indispensabile per il processo di perfezionamento di sé"[1]. Tuttavia egli denunciava con spietatezza che la cultura moderna ne era generalmente incapace, poiché veniva prodotta da impulsi automatici e fantastici, privi di verità e quindi di valore; effettivamente le finzioni della mente e la prosopopea dell’io la rendono superflua e senza anima. 

L’insegnamento di questo Maestro caucasico – che si prodigò in Occidente per lo sviluppo armonioso dell’uomo allo scopo di far cristallizzare "nella sua presenza generale, secondo un procedimento conforme alle leggi, una energia di grande intensità che sola rende possibile un ulteriore lavoro su se stessi"[2] - chiariva che nello psichismo dell’essere umano, e tanto più drammaticamente nell’uomo moderno, si è prodotta un’anomalia di cui anche l’impostazione dell’arte ha risentito pesantemente, divenendo arbitraria e sterile. Tale anomalia consiste principalmente in una macroscopica attivazione della speculazione automatica ed associativa della mente, che si è disconnessa tanto dal sentimento che dall’istinto. Infatti accade che negli esseri umani "si sviluppi uno solo dei tre dati indipendenti indispensabili per acquisire una sana intelligenza, cioè il pensiero, che tende a prendere il primo posto nella loro individualità. Ora, come deve sapere ogni uomo capace di riflettere normalmente, senza il sentimento e senza l’istinto non si può costituire la vera comprensione accessibile all’uomo"[3]. Per sentimento può intendersi il riconoscimento emotivo che, di fronte a un oggetto o a una situazione, fa vibrare in modo appropriato le corde dell’anima, mentre l’istinto è in questo caso equivalente all’intuizione, ossia a quella facoltà sottile mediante la quale la coscienza dell’essere umano può attingere, in modo transpersonale, dal serbatoio della consapevolezza universale. L’atrofia del sentimento e dell’istinto azzera il naturale buonsenso, lasciando altresì la funzione meccanica del pensiero libera di espandersi artificiosamente con proiezioni che sono avulse da ogni riscontro realistico. 

In questo modo l’essere umano non è minimamente in grado di contemplare e vivere la realtà, trovandosi ingabbiato in una visione personalistica, eppure allineata con la mente massificata, che è falsata dalle credenze e dalle attitudini automatiche. La sua anima, le cui facoltà sono proprio il sentimento e l’istinto, viene così estromessa dalla sua vita ed egli è costretto in una schiavitù percettiva ed esistenziale, privato delle basi essenziali per poter sviluppare armonicamente il proprio potenziale. In tal modo, nell’uomo e quindi anche nelle sue produzioni artistiche, "tutto è solo esteriore. (…) Tutto non è che rumore, baccano e odore nauseabondo"[4], poiché sono state estromesse l’autenticità celebrativa e l’intuizione che ci rendono rispondenti al flusso vitale e creativo dell’Esistenza. Basta osservare come stiamo vivendo e l’estrema povertà dell’arte contemporanea, per vedere che questo autoinganno ha attualmente raggiunto un apice insostenibile, che corrode le basi della nostra stessa esistenza e della nostra cultura, rendendoci dimentichi di noi stessi quanto delle nostre autentiche facoltà ed aspirazioni. 
Copertina che ho realizzato per Spazio Interiore Edizioni
Anche nell’arte, che in larga misura si è conclamata concettuale, la mente sta spadroneggiando con le sue falsificazioni ignorando il sentimento e l’istinto che affondano nel grembo misterico della vita; resta una mostruosa pianta di plastica, un idolo impotente che troneggia nel deserto sterile della personalità. Gurdjieff ha chiarito la necessità di un’arte oggettiva, non personalistica e liberata dagli schemi automatici e artificiali, che sia sincronica alle leggi universali e per questo universalmente ispirativa.


Tratto dall'articolo di Satvat "L'arte e' reale solo quando IO SONO" su Oltre Confine n.10


[1] G. I. Gurdjieff – Incontri con uomini straordinari – Adelphi, 1981


[2] G. I. Gurdjieff – La vita reale – Libritalia 1997


[3] G. I. Gurdjieff – Incontri con uomini straordinari – Adelphi, 1981


[4] G. I Gurdjieff – Incontri con uomini straordinari – Adelphi, 1981

mercoledì 18 maggio 2016

La prova del Genio


E’ in via di pubblicazione il mio nuovo libro LA PROVA DEL GENIO, della collana di narrativa Peradam, che presenta i racconti:

Il trillo del diavolo.

Dove il giovane Niccolò Paganini incontra un maestro luciferino che gli impartisce i segreti del potere creativo.

Il demone di Redon.

Dove il pittore Odilon Redon affronta la sua più conturbante visione, che gli rivela la verità essenziale della vita portandolo a fiorire nel colore.

Le rose del Paradiso Terrestre.

Dove l’aura profetica di William Blake contagia un umile fabbro iniziandolo ai segreti dell’amore, della visione e dell’arte.

Le corna di Mosè.

Dove Michelangelo culmina la prova iniziatica che gli viene impartita dalla sua più enigmatica scultura.



Se posso dire che sempre il Genio mi è compagno di giochi e maestro nell’esplorazione creativa, imponendo il suo sigillo sui miei scritti, certamente da questo libro avventuroso divampa con forza inusitata la sua fiamma sfolgorante. Ritengo infatti che LA PROVA DEL GENIO sia il mio libro più schiettamente esoterico, e chiamando direttamente in causa il Genio non poteva che essere così. Perciò la sua scrittura mi ha stupito, stregato, provato e illuminato oltre il dicibile, provocando sincronicità impensabili e autentiche magie. Cosa che certamente non mancherà di fare con i lettori. Ma devo avvertirli: è un libro terribile, terribilmente affascinante e intenso, non è affatto un passatempo. Ed è terribilmente vero, anche se è scaturito dall’immaginazione; per dirla con Blake, «questo è un mondo di immaginazione e di visione», perciò non c’è da stupirsi.

Già scrivendo il primo racconto (non sapevo ancora che ne sarebbe venuto un libro) l’intuizione dello scrittore mi ha fortemente sedotto e messo sui sentieri della magia. Seguendo il filo dell’ispirazione, stavo ricamando la storia di un giovane violinista e, insieme agli altri elementi narrativi, ho inventato che da bambino egli era incorso in un’esperienza di morte apparente. Ad un certo punto del racconto, ho pensato fortemente, senza poterne dubitare, che il protagonista fosse Niccolò Paganini, nonostante io non conoscessi affatto la vita del famoso violinista. Solo a lavoro ultimato, per non essere condizionato dai dati storici, mi sono doverosamente documentato sulla vita di Paganini e, insieme ad altre significative corrispondenze con il mio scritto, ho scoperto che l’artista fu realmente dichiarato morto all’età di sei anni e tornò in vita mentre lo stavano seppellendo. 

Tale incredibile corrispondenza non mi ha sconvolto più di tanto, dato che molte volte, nel corso dell’esplorazione creativa, sono incorso in mirabolanti sincronicità; e certamente lo stesso avviene a molti artisti, essendo l’arte un esercizio, più o meno conscio, di veggenza. Margherite Yourcenar, ad esempio, ha raccontato la sua esperienza su questo in “Giochi di specchi e fuochi fatui”[1]. Però devo dire che, nell’intera scrittura de LA PROVA DEL GENIO, lo straordinario ha condotto lo sviluppo narrativo, intessendo una serie di racconti misterici con i fili sapienti dell’intuizione. Il tutto grazie a delle guide importanti (Paganini, Redon, Blake e Michelangelo) che hanno rivelato i segreti della loro arte e della loro ricerca tramite gli influssi immaginifici del magico Peradam. Gli aspetti storici delle loro vicende, seppure interconnessi in modo credibile con la narrazione, risultano secondari rispetto al tracciato mitico che è volto ad evocare la virtù della rivelazione. Infatti, essendo condotti dal fuoco esoterico del Genio, l’arte e gli artisti superano il piano contingente e storico per mostrare qualcosa di universale e trascendente.




[1]  M. Youcenar, nel libro Il Tempo, grande scultore – Einaudi, 1985

venerdì 6 maggio 2016

Le avventure di Putifarre

Spazio Interiore Edizioni pubblicherà il mio nuovo libro di favole, provvisoriamente intitolato Le avventure di Putifarre. Putifarre e' un diavoletto dei bambini (mentre scrivevo pensavo a una sorta di nipotino del Belzebu' Gurdjeffiano) che con la scoperta dell'amore e della creativita' puo' elaborare il suo temperamento ombroso e quindi evolvere nel corso di magiche avventure che sono simboliche delle occasioni di crescita e comprensione che si incontrano nella vita.


Ho molto scritto per stimolare la mia comprensione e quella del pubblico adulto, ma e' questa la prima volta in cui mi sono dedicato a scrivere per il pubblico infantile, in particolare dai quattro ai dieci anni di eta' (ma la fantasia non ha, per fortuna, degli ambiti prestabiliti, cosicche' anche l'adulto puo' gioirne). Ringrazio la mia nipotina Gaia per avermi ispirato a intraprendere, nell'invenzione creativa, questa nuova e feconda direzione. La rispondenza e l'immediatezza immaginativa dei bambini sono straordinarie, e scrivere delle storie per loro porta in luce una meravigliosa purezza. Purtroppo l'odierna letteratura per l'infanzia mostra una sconcertante banalita' che non risponde affatto alle spontanee esigenze delle loro anime in formazione. Proprio per questo, mi sono impegnato a scrivere per la mia nipotina delle storie ispirative che trattassero dei temi importanti e simbolici, ovviamente nel modo che i bambini possono facilmente apprezzare ed assimilare con divertimento.
E' poi accaduto che le mie storie sono state lette a parecchi bambini di sette anni, in occasione di alcuni campi scuola, e la loro risposta a dir poco entusiastica, insieme ai complimenti degli educatori, mi ha vivamente incoraggiato a pubblicarle. Putifarre e' stato senza dubbio il personaggio piu' amato delle mie favole, e le sue storie sono state le piu' partecipate; cio' e' comprensibile, perche' questo diavoletto, contraddittorio ma in fondo innocente, risponde alle domande e alle possibili confusioni dell'anima infantile sulla Via dell'evoluzione.


Le due storie del libro Le avventure di Putifarre parlano dell’integrazione dell’Ombra, del valore della creatività, dell’elaborazione cosciente dei conflitti, della spontanea saggezza del gioco, della forza dell’amore, dell'arte della guarigione, del rispetto per gli animali, dell’accettazione di sé, dell'importanza di una alimentazione sana, della miseria del possesso, della gioia della condivisione, del significato delle prove esistenziali, del vuoto, della trasformazione interiore, e di tante altre cose esistenzialmente significative che i bambini hanno mostrato di poter accogliere ed elaborare in modo gioioso e magnificamente sensibile.



Ho dedicato una particolare attenzione nella cura delle illustrazioni, che sono studiate per stimolare l’immaginazione e l’impulso creativo dei bambini. Intonandosi alla focalizzazione dell’attenzione che è caratteristica dell’età infantile, i disegni sono sintetici e aperti allo sviluppo immaginativo; ho reso i contorni con delle sbavature per evitare la definizione bloccante, in modo da favorire l’intervento creativo dei ragazzi. Infatti le illustrazioni sono lasciate in bianco e nero per invitare i piccoli lettori a divertirsi nel colorarle, partecipando cosi' a rendere piu' vivo il racconto.

La pubblicazione di questo mio libro dedicato ai bambini, che saranno le donne e gli uomini di domani, e' per me una grande gioia, e mi auguro che possa innaffiare i semi di comprensione che essi portano, dentro loro stessi, nella vita.

sabato 23 aprile 2016

Sogno e archetipo nell'arte



Salvador Dalì, come molti altri surrealisti, si è saldamente afferrato al proprio egocentrismo, da cui ha proceduto il suo “metodo spontaneo di conoscenza irrazionale, fondato sull’associazione interpretativo-critica dei fenomeni deliranti”. Però il delirio dovrebbe essere considerato al più come il prodotto transitorio di un mutamento di stato psichico, non è la materia prima dell’autentica alchimia interiore. Tale materia prima ha effettivamente la natura alienata del sogno, ma in un modo che è intimamente fecondato dall’archetipo; niente di meno consente il compiersi del processo alchemicamente creativo. Perché solo l’archetipo ha l’intrinseca saggezza che guida e sostiene, che procura sincronicità e rivelazioni. 

Salvador Dali' - Il grande masturbatore

Seguendo la Via degli archetipi si compone l’insieme, acquisendo l’integrazione che è il compito del processo di individuazione. Però il sogno, se vissuto inconsapevolmente, o addirittura celebrato, come fenomeno della schizofrenia individuale, è, al contrario, agente della frammentazione. Niente è più privato del sogno, quando esso non sia approfondito sino a pescare nel regno abissale ed universale degli archetipi, nell’inconscio collettivo teorizzato da Jung. Dalì, nonostante il suo genio, ha mostrato l’errore del surrealismo nell’esaltazione di “tutto ciò che di misterioso, di incomprensibile, di soggettivo, di unico mi passi per la testa[1]”. Questa enfasi dell’anarchia immaginativa individuale, non corroborata dal senso misterico degli archetipi, si traduce automaticamente nelle produzioni di un delirio nevrotico incapace di evolvere.

In definitiva, l’arte è uno specchio dinnanzi al quale l’artista, ma anche lo spettatore, indossano le maschere più fantasiose del sogno e dell’anima, sperimentando un gioco di identità miracolose e cangianti; se motivate dal senso archetipico, queste finzioni sensitive, gioiose o terribili, possono attivare energie e talenti che inducono a maturare la consapevolezza del volto originale, del Sé liberato dalla maschera.

Dipinto di Ernst Fuchs



[1] Dalla presentazione di S. Dalì per la sua mostra alla galleria Levy, New York, 1934

venerdì 22 aprile 2016

Arte della visione

Il contributo di Jung ha chiarito che l’espressione artistica può portare all’emersione dei contenuti simbolici e archetipici della psiche, i quali difficilmente trovano riscontro negli altri ambiti dell’esperienza umana, che per lo più viene subordinata alla logica coercitiva del compromesso sociale. L’essere umano vive nel mondo, assoggettato alle sue regole massificate, senza incontrare gli stimoli appropriati per approfondirsi nella conoscenza di sé. Seguendo le strade asfaltate e obbligate della superficie, egli transita in modo meccanico e ripetitivo, senza potersi maturare nel percorso dell’auto-individuazione. Così l’individuo resta all’oscuro di quello che si agita nella propria intimità animica, che è ciò che lo rende propriamente vivo, autentico e creativo.

Satvat - Le stazioni del cuore
 Tale orfanità di se stessi è inaccettabile e alienante, fonte di malattia e del non saper vivere, perciò è indispensabile avviare un’indagine interiore che si addentri nelle pulsioni subcoscienti e sinceramente individuali. Potremmo dire che la logica sociale si limita a sbozzare l’individuo come un Pinocchio di legno, privato di senso e dignità, che ha la necessità esistenziale di contattare e risvegliare la propria anima per essere propriamente umano, attraversando quello che Jung ha chiamato il processo di individuazione. L’arte è un meraviglioso specchio dell’interiorità, tanto che Bernard Shaw scrisse che si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima. Tuttavia è necessario comprendere quale sia l’autentica arte, quella che può aiutarci a riconoscerci nell’intimo.

Giustamente Jung distingueva l’arte che si approfondisce con coraggio e intuizione nel subconscio, dall’arte intesa come esercitazione esteriore che tende a conformarsi ad un fallace gusto estetico, epidermicamente rispondente alle mode. La differenza è fondamentale, sebbene non si può dire che finora sia stata ben compresa. Ma è chiaro che solo un’esperienza artistica genuina, originale e pienamente soggettivizzata, che conduca l’artista a mettere in opera e ad alchemizzare le proprie pulsioni istintive e profonde, può manifestare delle valenze che siano pregne di contenuti animici. Tali contenuti, provenienti dall’interiorità individuale, non restano però privati, limitati nel personalismo; infatti, penetrando attraverso le stratificazioni della psiche, l’intuizione dell’artista si matura e giunge a pescare in territori abissali e misterici dove il sentimento personale sfocia nel più vasto sentimento universale, che Jung ha definito l’inconscio collettivo.

Satvat - Lo sguardo di Horus
 Per questo l’arte, la vera arte, può ispirare, comunicando sentimenti e valori archetipici che possono essere universalmente condivisi. Perciò, ad esempio, affinché sia vera arte non si tratta di fare un bel quadro, con un sapiente esercizio di mestiere, bensì di dipingere con verità e intuizione, spingendosi in profondità nella ricerca sino a raggiungere i territori selvaggi, saggi e sincronici dell’inconscio collettivo. Solo giungendo là, nel crogiolo pulsante dell’alchimia interiore da cui scaturisce la vita, si ottiene l’investitura della piena facoltà creativa, si diviene davvero artisti poiché veggenti.

giovedì 7 aprile 2016

Avventure editoriali

L'Artista Interiore riprende le sue pubblicazioni dopo una pausa che ho dedicato alla ultimazione di quattro miei nuovi libri.

E' stato pubblicato IL LATTE DELLA LUPA; Rivelazioni sull'arte, disponibile sia nella versione cartacea sia come E-book.

80 pagine con illustrazioni b/n euro 10 - E-book euro 4,99
Puo' essere ordinato al link

Il libro cartaceo puo' essere richiesto direttamente a me anche con dedica personalizzata.

Sulla pagina facebook


continuo ad arricchire con nuove pennellate la preziosa essenza che si rivela nel libro.

Presto verra' edita la traduzione inglese The she-wolf's milk; Revelations on art



Altri due libri stanno viaggiando nel mondo dell'editoria per trovare un felice approdo: 

Percorsi di arteterapia evolutiva
 L'arte per espandere la coscienza
  
Questo libro è concepito per trasmettere al lettore delle ispirazioni creative che siano atte a sviluppare, percorrendo la Via dell’arte, un percorso individuale volto all’espansione della coscienza per il potenziamento sia esistenziale che artistico. L’intento operativo dell’arteterapia evolutiva è educativo nel vero senso di “portar fuori” (dal latino ex ducere), alla luce della coscienza, i contenuti inconsci e interiori. Così può essere vivificata e assaporata l’indicibile ricchezza dell’Essere che altrimenti resta latente nell’inconscio. Come disse Paul Klee, questa è la missione dell’arte: rendere visibile l’invisibile, in modo che patrimonio interiore sia intensamente vissuto. L’arteterapia evolutiva, da me concepita nel corso di appassionate ricerche, sperimentazioni, meditazioni e condivisioni, è un valido metodo estrattivo dalla miniera interiore che chiarisce la portata alchimistica dell’arte. Da tale miniera si trae lo splendore della presenza cosciente dell’uomo, e l’arteterapia evolutiva può aiutare a riconoscerla e manifestarla creativamente.


Le avventure di Putifarre

Dopo le suggestioni formative che ho rivolto al pubblico adulto con le mie pubblicazioni, sono felice di dedicare questo libro al pubblico infantile. Mi sono avvalso della mia esperienza di lavoro con l’arteterapia insieme ai ragazzi per raccontare delle storie che comunicano dei significati profondi con il linguaggio che la psiche infantile può facilmente elaborare e assimilare al livello immaginativo. In questo modo ho posto molti temi importanti, ai quali i ragazzi hanno risposto in modo straordinario, facendomi vedere quanto l’apporto educativo sia prezioso nella favola. Non mi sembra che a questo sia data attualmente la giusta rilevanza dalla letteratura per ragazzi, ed è un peccato perché la loro esigenza di nutrirsi nell’anima è ben presente e vitale. Queste mie favole parlano dell’integrazione dell’Ombra, del valore della creatività, dell’elaborazione cosciente dei conflitti, della forza dell’amore, del rispetto per gli animali, dell’accettazione di sé, dell’arte della guarigione, del vuoto, e di tante altre cose esistenzialmente significative che i ragazzi hanno interiormente accolto ed elaborato in modo sorprendente.




Inoltre e' pronto un mio nuovo libro di narrativa intitolato LA PROVA DEL GENIO che sara' presto pubblicato nella collana Peradam