L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

giovedì 8 aprile 2010

Se ne può fare a meno?

Mi è stato chiesto come si possa continuare a seguire i sogni delicati dell'Arte, in un mondo sociale che è volto a tutt'altro, in una direzione che è diametralmente opposta. Forse l'artista è incantato da un sogno romantico per cui deve continuare a creare i propri mulini a vento? In verità mi pare chiaro che se vi è un mulino immaginario, drammaticamente irreale, e proprio quello di questa umanità dissennata che si è allontanata da se stessa e dall'autentica rispondenza alla Vita; le sue pale girano vorticosamente inseguendo l'incubo venale di una ricchezza poveramente materiale, macinando destini, sprazzi d'anima e intuizioni d'amore, senza alcuna comprensione né misericordia.

L'artista è invece disposto ad aprire l'occhio, scandagliando in se stesso ed in ciò che lo circonda sino a suscitare una fiamma di verità e di bellezza. Lo fa perchè è sospinto dalla necessità interiore, che lo porta a provare "il piacere dei saggi" e a volerlo condividere. E' un moto naturale, quanto lo sbocciare di un fiore, profondamente empatico con l'enfasi creativa della Natura. Perciò non si attende ricompense né riconoscimenti, semplicemente condivide questo fluire, ed è sempre grato, sia quando riceve l'apertura di un'anima che quando incontra un cuore chiuso, per il quale prova autentica compassione. E' grato per la straordinaria ricchezza che attraversandolo si è veicolata nel mondo, è grato per esserci e per essere testimone, è grato per aver potuto ancora danzare seguendo la musica dell'Esistenza, è grato soprattutto perché non potrebbe farne a meno.

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