Endre Rozda - Iniziazione - olio su tela, 1976 |
Nell'Arte egli ha sognato un mondo in cui poter camminare avanti e indietro sulla “dimensione del tempo”, ed infatti è andato al di là del proprio tempo, così come dovrebbe fare ogni artista. Infatti la dimensione temporale, come l'esprit di un'epoca, è relativa ed illusoria, e l'artista dovrebbe impegnarsi nel ricercare e manifestare il sempre presente. Rozsda si sentiva “contemporaneo di avvenimenti antichissimi”, perché aveva raggiunto il mondo delle matrici, scomponendo la visione in infinitesimali frammenti per recuperare una visione non prosaica, ma esotericamente dilatata nell'intero. Contemplando la sua pittura mi emerge con insistenza il mito di Osiride: la Divinità smembrata nell'apparenza mondana dev'essere rigenerata investigandone e riconnettendone i frammenti. Per questo, come i grandi artisti, Rozsda ha cercato il battesimo del Caos, sforzandosi di creare "una superficie torbida su cui poter cominciare a cercare". Su questa ha scomposto le sue visioni nei più minuti dettagli, rintracciando, come in un puzzle, ciò che combaciava con lo Spirituale.
A mio parere la sua opera, rimasta piuttosto al margine delle grandi celebrazioni dell'Arte, è oggi più contemporanea di molte altre che attualmente infestano le gallerie, dato che risponde con mezzi ancora efficaci ad una bruciante domanda sullo Spirituale che l'Arte Contemporanea tende ad evitare. Ma io continuo a sognare che ogni artista approfondisca se stesso ed il proprio lavoro, sino a poter dire con Rozsda: "Illumino oggetti e uomini. Sveglio chi dorme, illumino i morti".
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