L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

giovedì 30 settembre 2010

Arte e Mito

Dall'inizio del Novecento molti artisti riproposero la figurazione del Mito, soprattutto ispirata all'antica Grecia; ciò risultava assonante con il nuovo linguaggio interpretativo della Psicanalisi, che procedeva mediante la decodificazione mitologica dei sogni e delle pulsioni interiori. L'iconicità classicheggiante e mitica dell'Arte, sottolineava la drammatica storicità dell'uomo, lo sforzo eroico della sua autodeterminazione, ed anche l'introspezione psicanalitica. Ma in qualche modo si trattava di un ripiego, di una titubanza a volgersi al nuovo. Trovo più interessanti i ribaltamenti prospettici per cui, ad esempio, Chagall dipingeva miti famigliari tratti dalla sua intensa nostalgia, o i surrealisti mitizzavano i loro sogni assolutizzati e non classificabili. A mio parere, la vera svolta accadde con la rottura della figura, andandando verso l'astrazione. Il richiamo miticamente tribale fu decostruito e ricreato dal cubismo; anche l'astrattismo, ad esempio in Kandinsky, ha saputo rievocare le atmosfere del Mito, in modo affatto figurale ma straordinariamente efficace. E questo è il punto a cui intendevo arrivare con queste brevi note.

Il Mito ha cessato di essere una memoria collettiva per divenire un'esperienza individualizzata. Un mito privo di figurazioni non può certo divenire memorabile ed esemplare; richiede d'essere ricreato e vissuto, in modo sempre originale, nell'esperienza soggettiva. Non abbiamo ancora saputo cogliere le opportunità e le implicazione di tale rivoluzione, che si apre sulla libertà responsabile dell'individuo. Voglio dire che, partendo da allora, l'opera d'arte va a presentare un Mito che non è predefinito, ma che dev'essere co-creato dall'artista e dall'osservatore. I grandi artisti moderni, soprattutto con la non-figurazione, procedettero essenzialmente a creare degli schermi immaginativi fluidi, per stimolare la proiezione mitica. Vedo in questa chiave i dipinti di Rothko, di Baziotes, Congdon, Hundertwasser, Corneille, Pausette-Dart, e di moltissimi altri. Soprattutto la Pittura, ha inteso divenure il teatro libero dell'immaginazione mitica, lasciando certamente dietro di sé una serie di tentativi estremi e abortiti, come ad esempio i dipinti monocromi.
Dovremmo avere una maggiore chiarezza sul fatto che l'uomo resosi individuo, sia come artista che come estimatore dell'Arte, può essere il creatore ed il fruitore di un Mito non codificato che non è univoco ma molteplice, tuttavia perfettamente condivisibile in virtù della saggezza ispirativa e meditativa dell'Arte. Vale a dire che l'intima assonanza, la rispondenza interiore dell'opera d'arte può essere una fonte universale d'Ispirazione, di Anima, che ognuno può tradurre intuitivamente al proprio livello. In questo senso l'Arte ha intensamente partecipato alla creazione dell'individuo ed alla sua rivendicazione dell'anima.
Nel dopoguerra, era questo che bolliva in pentola, coinvolgendo profondamente gli artisti e il pubblico; ma non è stato sufficientemente compreso, perciò alla fine il fuoco è stato spento dalla più dannosa restaurazione, che ha riportato il Mito al di sopra dell'uomo ma con una brutale differenza. Infatti quella zuppa vivente e nutriente è stata soppiantata dalla zuppa inscatolata di Andy Warhol, riprodotta in serie e mistificata come icona. La pop-art ha soffocato il Mito soggettivizzato, spacciando il mito plastificato delle immagini del consumismo; il sogno collettivo e pubblicitario del progresso materialistico ha divelto il processo dell'anima nascente, imponendo le sue icone standardizzate e senz'anima. Da ciò la stessa Arte ha capitolato naufragando nel concettuale, ossia decadendo dall'Anima alla mente.

L'Arte è uno specchio dell'uomo, ed attualmente ci sta mostrando la nostra fondamentale mancanza d'Anima. L'odierna povertà d'energia e di cultura determina l'incapacità di creare il nuovo, e ci ammonisce a ritrovare il potere dell'immaginazione mitica; non con le antiche coercizioni, ma con la creatività spontanea e meditativa che fluisce dal cuore, liberando la nostra anima negata.

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