L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

domenica 10 aprile 2011

Riflessioni in giallo


La nostra epoca, così confusa al livello artistico, sforna una quantità enorme di opere ispirate al crimine. Nella letteratura, così come nel Cinema e nelle produzioni televisive, ciò non è mai accaduto prima, nell'intera storia dell'umanità, e sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti. Ad esempio, basta entrare in qualsiasi libreria per vedere che il pingue settore dei thriller, posto bene in evidenza, è molto frequentato. Il crimine vende bene. I romanzi polizieschi, insieme ad altre forme letterarie leggere, si diffondono all'inizio del Novecento, con l'avvento della lettura di massa. La letteratura continuava a stimolare intellettualmente il lettore raffinato, ma accontentava anche il vasto pubblico con libri di carattere più popolare. Molto diversi dai thriller attuali, i libri cosiddetti gialli sfidavano il lettore a risolvere l'enigma poliziesco, ed erano generalmente ingegnosi e scritti bene, senza indulgere nell'orrore. Roba da scolarette rispetto alle celebrazioni orripilanti dei thriller moderni, conditi all'inverosimile con sangue, sesso e turpiloquio; quelle attuali sono storie scritte male e tirate per i capelli, giusto per sguazzare senza ritegno nello splatter. Eppure piace molto.

I dignitosi gialli di una volta erano comunque un settore marginale e senza pretese nel grande corpo letterario, ed era chiaro che la letteratura vera, quella che fa parlare l'anima, era tutt'altra cosa. Invece il crimine è diventato un fattore saliente della nostra cultura (sic!), e nessuno si chiede perché, né se sia sano o almeno tollerabile. Ad una prima analisi, si può dire che non ci si vuole impegnare intellettualmente ma si cerca sostanzialmente l'evasione; così si guarda annoiati il Grande Fratello e anche ci si crogiola nei racconti di crimini efferati. Inoltre il thriller specchia la cocente reattività dell'io, oggi come non mai sottoposto a pressioni, contraddizioni e dolorose frammentazioni. Se queste motivazioni sono comprensibili con il semplice buon senso, c'è però anche una ragione più profonda, che necessita di una visione esoterica.

In senso metafisico, il ventre dell'essere umano presenta i centri sottili della vita (sessualità, piacere, espansione) e della morte (contrazione, non-essere); questi centri polari sono molto ravvicinati. Accade che l'intensa pulsazione del centro dell'eros vada a stimolare la pulsione del centro mortifero, da cui la paura ancestrale che associa il sesso alla morte. Nello stesso modo, la stimolazione del centro negativo si trasmette perifericamente a quello vitale, da cui deriva una sorta d'attrazione erotica per ciò che spaventa. In una certa misura ciò è spontaneo e innocente, però si può decadere in forme patologiche. Ciò comporta che le emozioni negative, provocate da visioni o letture conturbanti, giungano a titillare inconsapevolmente dall'esterno la pulsione del piacere sessuale, ovviamente in modo distorto ed insano; questo origina all'estremo le perversioni sadiche o masochiste. Ma effettivamente è quello che succede quando ci immergiamo in narrazioni fortemente tenebrose senza capacità di discernimento e di consapevolezza: si attiva il centro mortifero che provoca pericolose contrazioni, le quali vanno a stimolare di riflesso il centro sessuale, in modo subdolamente masturbatorio.

Lasciandosi attrarre perniciosamente nel negativo, questo fraintendimento energetico può danneggiare seriamente la nostra reale connettività vitale, distorcendo sia la gioiosità sessuale che la visione naturale della vita. La nostra cultura, precipitata nell'edonismo negativo, ha sicuramente la colpa della diseducazione del gusto quanto dell'inquinamento percettivo; ma pure ogni individuo è responsabile in prima persona di ciò che sceglie d'introiettare, e quindi dell'atmosfera pestilenziale che anche in tal modo grava oggi sull'essere umano. Meditate, gente!

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