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L’anima tende con vitale energia al riconoscimento del Sé che
è il Tutto. E’ questa la posta in gioco sulla Via dell’arte e, come intuirono i
grandi artisti del Novecento, si tratta di un cammino spirituale. Ma bisogna
saperlo, volerlo e praticarlo. Affrontando tale percorso, conta vivere
l’esperienza creativa con totalità, sincerità e coraggio, poiché l’esperienza è
la fucina dell’alchimia interiore. Tuttavia, come agli antichi alchimisti non
bastava operare senza decifrare la filosofia occulta dell’Arte alchemica, si
dovrebbe sapere cosa sta bollendo nella pentola della creazione artistica e
riconoscere la natura delle forze agenti nel magma. Questo è il compito spirituale
dell’arteterapia, che dovrebbe giungere a conoscere approfonditamente il
fenomeno artistico e la filosofia del moto della creazione, così da poter
aiutare le persone a riconoscersi mediante il lavoro creativo, dando loro il
modo di maturare consapevolmente le pulsioni istintive che lì si materializzano.
L’approccio
psicanalitico che orienta l’arteterapia è però spesso più attento alle caratteristiche essoteriche che possono
applicarsi metodologicamente nella finalità di una cura, perciò manca di
coltivare quella filosofia interiore, esoterica, che è invece necessaria per riconoscersi
e procedere sulla Via creativa nel senso evolutivo. Per questo motivo gli
interventi arteterapeutici risultano in larga parte episodici, limitati nella
loro struttura e nella finalità, in definitiva prosaici. L’arteterapia viene
sostanzialmente utilizzata a fronte di uno stato di disagio e in modo accessorio
al trattamento psicologico, dove risulta particolarmente utile come strumento
di diagnosi e di rilascio emozionale. In tal modo però non insegna ad
approfondirsi, come potente Via di crescita personale, ma viene usata in modo banalmente
strumentale.
Chiaramente ogni attitudine di cura è preferibile a mantenere uno
stato di disagio, ma l’arteterapia così intesa non basta a se stessa, trovando
solo una funzione di supporto, ed ha necessariamente dei risultati e dei percorsi
limitati. Nella creatività artistica la pratica di guarigione dovrebbe essere
il prodotto in evoluzione di un processo di crescita personale, non la speranza
di un risultato concluso con l’alleviarsi transitorio del disagio.
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