Potremmo dire che le emozioni
sono come umidità che l’Anima assorbe nell’ignoranza di Sé. La
sua consapevolezza è solare, ma giunge frammentata nel mondo e
indugia nella valle profonda della vita con raggi che non hanno
memoria della loro sorgente, cosicché il singolo raggio tende ad
identificarsi con quel poco che riesce ad illuminare. Inutilmente, da
questo si tenta di ricomporre il senso di un insieme; quello che ne
viene tratto è solo una vita fantasmatica e contraddittoria che
viene creduta reale, mentre l’anima continua ad aspirare al
riconoscimento olistico della sua divinità incorruttibile. In
definitiva, l’identificazione nelle emozioni e nell’ego dipende
da una perturbazione della visione.
La prospettiva erronea si rettifica intensificando la forza originale
della visione: quando si mette precisamente a fuoco l’apparenza,
l’illusione evapora poiché è causata dalla distrazione e da
schemi condizionati e ripetitivi del pensiero a cui si cessa di dare
nutrimento.
Quando l’artista mette in
opera le proprie emozioni, la sua dedizione e l’originalità
creativa sublimano la sua stessa percezione, così man mano le
emozioni personalistiche si decantano rivelando i sentimenti naturali
dell’anima che tendono all’armonia e all’unità. Ovviamente può
accadere solo se non c’è attaccamento alle emozioni, se si è
disposti a lasciarle andare per scoprire ciò che da esse viene
celato. Però spesso l’essere umano è un drogato emozionale,
perché sulle emozioni, in particolare su quelle pesanti e negative,
si fonda l’illusione di essere un ego.
In passato la maestria
dell’arte richiedeva di creare nei momenti di alta ispirazione; si
insegnava che la pesantezza d’animo nuoceva gravemente
all’espressione artistica. Seppure l’artista era umanamente
soggetto ad ogni tipo di emozione, nel momento della creazione doveva
agganciarsi saldamente alla corrente ascensionale tralasciando la
zavorra. Gli artisti moderni, seguendo un impulso inconscio sulla via
dell’evoluzione, hanno invece legittimato la totalità del
materiale che brucia nel crogiolo delle emozioni. Questo ha reso
all’uomo la piena responsabilità creativa, dandogli l’opportunità
di divenire un alchimista capace di evolvere se stesso insieme alla
propria opera. Infatti la nuova disposizione ha inteso superare la
passività religiosa che nel passato ha nutrito l’idealismo
artistico, ribadendo quella prodigiosa facoltà di trasformazione
alchemica che è insita nel processo creativo, anche se ciò non è
stato ancora sufficientemente chiarito.
Prima si pregava per ricevere
l’ispirazione, e questa poteva mostrarsi inaffidabile, dato che
l’artista, non sostenendo con chiarezza il percorso di
individuazione, non aveva il modo di verificarsi e di comprendere
come sostentare e trasformare energeticamente il proprio lavoro.
Certamente molti miracoli creativi si sono comunque manifestati, però
gli artisti non potevano crescere di pari passo con le loro opere,
dato che si ponevano come officianti e non come alchimisti. Il senso
della rivoluzione espressiva dell’Arte Moderna è stato quello di
voler culminare il processo dell’individuazione, e questo è
tuttora valido, anzi urgente, pur se è stato tradito.
Effettivamente, partendo dal
piombo delle pulsioni grezze si può creare arte vera
stando radicati nell’inconscio ma estendendosi verso il
Superconscio, nel momento in cui si è in grado di attraversare il
caos per giungere a una sintesi superiore ed armonica. In questo caso
il fenomeno artistico acquisisce la profondità maturata nell’abisso,
la saggezza tratta dal percorso evolutivo che si è attraversato, e
la benedizione dell’ispirazione che si è realizzata. Quindi in
definitiva la proposta appassionata dell’Arte Moderna è stata un
bene, perché ha gettato le basi affinché l’arte fosse più
autenticamente esistenziale, però da ciò è venuto un male poiché
con poca accortezza ci si è fermati al piombo delle emozioni non
evolute, senza porsi il problema di verificarle e trasformarle
operativamente. Ritengo che uno dei compiti dell’arteterapia
evolutiva sia quello di chiarire l’equivoco, presentando le
cognizioni sottili e i mezzi operativi necessari a favorire il
processo di comprensione e di trasmutazione.
Nell’attuale fase di
sviluppo dell’essere umano, l’artista egocentrico, che informa la
sua opera sulle proprie emozioni senza evolverle consapevolmente, è
totalmente anacronistico e superato. Quello emozionale è uno stadio
che è già stato copiosamente sperimentato nella gioventù dell’Arte
Moderna. Possiamo considerare che nella fase giovanile l’emozione è
il necessario travaglio che prepara la maturazione dell’individuo;
perciò a questo stadio l’Anima trasmette sul piano emotivo un
forte quantum energetico, che consente talvolta esiti straordinari.
Il fine di tale sommovimento interiore è evolutivo, ma se il passo
non viene compiuto l’individuo si trova ad essere bloccato non
appena il flusso si esaurisce richiedendo un passaggio di grado. In
modo simile, gli artisti moderni hanno vissuto un processo di intensa
gioventù creativa che tendeva ad evolvere loro stessi e il loro
lavoro; però, non riconoscendo l’alchimia interiore, non hanno
saputo culminare il processo.E tale compito è quello che oggi gli artisti più intuitivi e capaci si trovano ad affrontare.
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