In un mio racconto, che ho pubblicato un po’ di tempo fa in
questo blog, ho raccontato di una addetta alle pulizie che faceva piazza pulita
di una istallazione d’arte contemporanea scambiandola per un accumulo di
sporcizia. L’altro giorno è accaduto che una signora incaricata di pulire la
sala Murat di Bari, in occasione dell’allestimento di una mostra, ha
effettivamente mandato in discarica cinque opere d’arte contemporanea costituite
da cartoni e pezzi di sughero scribacchiati.
Oltraggio all’arte? Oppure
semplice innocenza del buonsenso? Credo che se a un pezzo di cartone
raffazzonato viene attribuito un valore di 15000 euro (valore di ciascuna delle
cinque opere), la cosa dovrebbe indurre ad una riflessione. Innanzitutto su
cosa è realmente arte, dato che quello che può essere scambiato per spazzatura
probabilmente lo è, o almeno è difficile pensare che abbia la dignità creativa
dell’arte. Ma siamo ormai abituati a questo spaccio insensato di brutture da
parte dei pusher del mercato dell’arte, che è il cancro che divora la cultura,
e l’imperdonabile sofisticazione non suscita (purtroppo) le legittime
rimostranze, anzi non mancano coloro che, complici o solo ignoranti, la
giustificano o addirittura la osannano in nome di una arbitraria libertà
d’espressione. Un vino adulterato è robaccia, ma guai a dirlo della cattiva
arte!
Perdonate la franchezza, ma credo che l’addetta alle pulizie in questione
si sia comportata né più né meno come il bambino della favola del Re nudo, e
che come tale sia innocente. Non direi lo stesso degli artisti e dei curatori
che promuovono l’avvilimento brutale dell’arte, divenuto ormai dominante. Chi
intende dominare un popolo per prima cosa procede a distruggere la sua cultura,
ed è quello che si sta facendo con questa arte-spazzatura, con la
politicizzazione e l’ossessione finanziaria della pseudo-arte contemporanea,
con i tagli alla cultura vera e con l’eliminazione dell’insegnamento artistico
nelle scuole (già mal fatto e sofferente). Personalmente mi diletto a sognare
che una schiera di addetti alle pulizie, per semplice buonsenso, proceda
all’eliminazione degli obbrobri che l’arte contemporanea ci propina e a caro
prezzo. Pensiamo ad esempio a quel gigantesco corno rosso istallato davanti
alla Reggia di Caserta con un impiego iperbolico del denaro pubblico.
Per
fortuna gli addetti alle pulizie si danno da fare. Uno ha stuccato un buco nel
muro del Mart, il Museo dell’arte di Ravenna, chissà come mai senza accorgersi
che si trattava di un’opera d’arte. Un po’ di tempo fa, al Palazzo Reale di
Genova, una signora delle pulizie vuotò un posacenere pieno di cicche
maleodoranti senza capire che faceva parte dell’istallazione di un famoso
artista, il quale ottenne uno spropositato risarcimento. Ma certo non bastano
gli addetti delle pulizie per sanare lo scempio. Tutti noi dovremmo ritrovare
il buonsenso e la capacità critica, insieme alla genuina sensibilità artistica
che riporti in auge un’arte che nutra l’anima e renda feconda la visione.
Il mio racconto:
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