L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

martedì 17 giugno 2014

Crisi e guarigione



Satvat - Città/fenice - aquerello su carta
La crisi che stiamo fronteggiando è ben più di un terremoto che investe il piano materialistico dell’economia; infatti basta poco per accorgersi che ci troviamo molto più impoveriti nell’anima e nel saper fluire con la vita che non nelle nostre risorse finanziarie. Le difficoltà dell’economia e del lavoro sono effettivamente il dato visibile di una crisi epocale che investe globalmente l’attuale progetto sociale e culturale, mostrando i suoi errori e chiarendo la necessità di una svolta evolutiva che sia orientata da una salutare riconnessione con l’Anima. La società umana non è più capace di creare il nuovo e di progettare soluzioni intese al benessere comune, poiché individualmente non sappiamo più stare con noi stessi e con gli altri, non ci occupiamo di migliorare la qualità della nostra vita, manchiamo di presenza e di brillantezza e siamo ottusi riguardo ad ogni possibile fermento creativo. 
Per il soffocante grigiore che ci attanaglia diamo la colpa alla carenza di denaro, tuttavia una maggiore circolazione monetaria non metterebbe di certo fine alla tristezza né aprirebbe prospettive innovative. Se fossimo più ricchi avremmo ovviamente meno problemi sul piano materiale e potremmo comperare le cose che siamo indotti a desiderare, ma basterebbe questo per la favorire la svolta necessaria e per farci sentire felici, davvero felici? La pubblicità continua a prometterlo, però è una sfrontata bugia. Vorrei invitarvi ad ascoltare con un po’ di attenzione ciò che dicono gli spot pubblicitari delle automobili, i quali, spinti dalla crisi del mercato impiantato sull’uso dei combustibili fossili ormai agli sgoccioli, giocano il tutto per tutto puntando a sollecitare strumentalmente le reali esigenze dell’anima. Essi parlano di libertà, dell’assaporare intensamente la vita, dell’estasi nel riconnettersi al Tutto, suscitando le giuste domande solo per fornire una scaltra e falsa risposta. Sembra che guidare quella particolare macchina possa donare il senso profondo dell’essere, sebbene sia chiaro questo non può essere conferito da alcun oggetto. Infatti alla guida della vettura più prestigiosa ed accessoriata resta il piccolo uomo stritolato dai suoi schemi e dai suoi conflitti, incapace di darsi una direzione innovativa e di godersi il viaggio. Così il consumismo sulla via del tramonto continua a corrompere strumentalmente le nostre intime aspirazioni, che in realtà possono essere appagate e fluire creativamente solo nei moti spontanei ed empatici della nostra interiorità, quando questa si sia spiritualmente maturata. 
Però la dimensione interiore è una direzione che abbiamo sbarrato lasciandoci attrarre dalla carta moschicida del materialismo, dove restiamo invischiati perdendo le facoltà del volo libero guidato dai sentimenti autentici. Negandoci le opportunità della sperimentazione soggettiva e spontanea insieme alla guida ispirata del “sentire”, veniamo limitati sino a divenire “l’uomo a una dimensione” di cui ha parlato Marcuse, e in tale dimensione appiattita e preconfezionata siamo ridotti ad un’esistenza meccanica e reattiva. L’uomo-macchina che il sistema vuole costringerci ad essere non può riconoscere né vivere alcunché di autentico, e rinunciando a porsi domande diviene sempre più insensibile ed ignorante; non ha coraggio, né dignità, né genio, e dal cemento che ha gettato sul proprio terreno emotivo non può fiorire la gioia. Quando sacrifichiamo ogni cosa vitale per il denaro e per una falsa sicurezza, inevitabilmente ci causiamo povertà e insicurezza senza speranze. La crisi attuale evidenzia tale paradosso, ammonendoci dell’assoluta necessità di superare la impasse in senso evolutivo, cosa che è possibile se resuscitiamo il senso profondo di noi stessi e della vita. Solo con questa prodigiosa reintegrazione di forze e di facoltà sensitive e creative possiamo rinascere a vita nuova; solo così, guarendo i traumi e le miserie, possiamo creare un reale benessere per noi stessi, per gli altri e per l’intero pianeta, risanando il processo distruttivo che abbiamo messo in atto.