L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

sabato 19 marzo 2011

Satvat su Marc Chagall

Marc Chagall - Il pittore e la sua modella, 1949

Per leggere il mio nuovo articolo su Marc Chagall clicca sul link qui sotto



Chagall delle Meraviglie è in mostra a Roma al Museo dell'Ara Pacis

giovedì 17 marzo 2011

Fratelli d'Italia?

Confesso di non avere un grande feeling patriottico, perché non credo nei confini nazionali, nelle forze armate, nelle dogane, né in ogni steccato che impedisce agli esseri umani di condividere con spontaneità e naturalezza. Ciò nonostante amo questo Paese ricco di bellezza, e questa gente che una volta, ben più di adesso, sapeva aprire il cuore e celebrare la vita. Un Paese dolce come le colline toscane, accogliente come il golfo di Napoli, svettante come le Dolomiti, saporito come la cucina siciliana, ricco d'ebbrezza corposa come il vino  nobile, sognante come le nebbie veneziane. Un Paese sorprendente, creativo, ridanciano,  fastoso più delle possibilità contingenti per la sua grandezza di sentimento. 

Mi si stringe il cuore a vedere quanti, soprattutto di quelli che sono stati eletti a prendersene cura, lo oltraggiano senza ritegno oltre ogni limite. E mi chiedo per quanto ancora potremo sopportare l'inganno, l'arroganza, la vergogna, la mancanza di speranza. Vorrei che nell'odierna festività riflettessimo un pò su questo, prendendo con noi stessi un appassionato impegno a volere e creare verità, bellezza, giustizia, condivisione, ricchezza reale, tutela della risorse che a noi tutti appartengono. Non una celebrazione di rito, polvere negli occhi della massa, ma un impegno personale e fermo affinché si generino impulsi nuovi e amorevoli; perché il collettivo è effettivamente un'interazione di intenti individuali profondamente sentiti. Non lasciamo il potere agli sciacalli, riprendiamolo nelle nostre mani riscoprendoci forti e capaci di decidere... ad esempio dicendo NO alla scellerata scelta del nucleare, intesa ad arricchire i potenti minacciando gravemente l'intera collettività.

In questo sito ci occupiamo di Arte, perciò vorrei sottolineare l'enorme importanza che ebbero gli artisti nella creazione dell'unità d'Italia. Furono i poeti e i pittori e gli artisti in genere a concepirne il sogno, prima ancora che fosse raccolto dalla Politica; diedero il loro cuore e la loro appassionata creatività, molti anche la loro vita, per la sua realizzazione. Potremmo vedere che le cose maturano e si realizzano dopo che si sono sognate, non tiepidamente ma con un sogno lucido, intriso di potere; non è la volontà della mente che le forma, ciò può essere solo tirannia. Si tratta pittosto di condividere un sentire, di assaporarlo e di vivificarlo in ogni modo, rendendolo risonante e condivisibile; allora può balzare di cuore in cuore originando un'onda inarrestabile. Questo è il senso dell'Arte, che si sprigiona da un bagliore dell'anima potendo appiccare la fiamma a mille altre anime. 

E' un peccato che gli artisti, in larga misura, abbiano rinunciato a sognare, fermandosi a trastullarsi con le loro proiezioni e i loro limiti. Un tale sentimento immaturo resta egoico e spinosamente mentale, incapace di spandersi con le correnti interiori della vita. Kandinsky, insieme a tanti altri validi artisti, aveva sognato il potere rigenerativo dell'Arte che avrebbe salvato l'uomo e la sua epoca, ma quella visione profetica venne travolta dall'incedere tragico della guerra. Eppure io credo sia insopprimibile, poiché ha  le sue profonde ragioni nell'uomo e nella storia. Per concepire creativamente ciò che oggi vogliamo essere e come vogliamo vivere, dobbiamo riprendere a coltivare quel sogno che può rivelarci a noi stessi sorgendo come forza benefica del cambiamento.

lunedì 14 marzo 2011

Le meglio mostre... secondo me

A malincuore ho potuto scrivere della mostra di Pablo Echaurren solo adesso, quando si è ormai conclusa. Per gli stessi pressanti motivi ho mancato di parlare della interessante mostra di Co.Br.A e l'Italia, che si è svolta alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna.
Da adesso intendo scrivere in modo più puntuale sulle mostre che ritengo interessanti, invitando gli amici di questo blog ad intervenire per favorire uno scambio di impressioni e di intuizioni.
Ho anche inserito, in fondo a questa pagina  sulla sinistra, uno specchietto con il calendario delle mostre che a mio parere sono maggiormente significative, in quanto esprimono la forza spirituale dell'arte. In ciò non ho la pretesa di alcun giudizio critico, ma semplicemente il piacere di condividere liberamente delle intuizioni, che riflettono la capacità visionaria dell'Artista Interiore; per questo ho scelto un titolo scanzonato. Ogni commento e ogni segnalazione sulle mostre presenti e future sono bene accolti.   

domenica 13 marzo 2011

Crhomo Sapiens - il tramonto del pop

Pablo Echaurren - Crhomo sapiens
Chromo sapiens, la mostra di Pablo Echaurren alla Fondazione Roma Museo, è un contenitore di diversi temi e linguaggi artistici, quasi una rassegna di ciò che l'artista ha elaborato nel corso della sua carriera. Però, a mio parere, l'impianto complessivo dell'esposizione ha un significato specifico e importante, forse superiore alle intenzioni dello stesso autore: una meditazione sulla sostanza del Tempo, che realizza, non senza sconvolgimento, la sua definitiva illusorietà. 

La prima sala, dedicata a Roma, è la chiave di volta di tutta la mostra: nelle tele l'artista si è sforzato di celebrare il fasto storico, politico e metropolitano della Capitale, ma le icone che egli ha elaborato risultano quasi caricaturali, irrisorie, così come le eccessive colature e schizzature del colore, che tendono a svilire le suggestioni pittoriche, non a dinamizzarle. Credo che di questo Pablo Echaurren non sia stato affatto ignaro, tanto che ha posto al centro della sala un umbilicum urbis che è un mosaico in bianco e nero raffigurante dei teschi; un'eco di vanitas, come a sbugiardare il grande e potente teatro della forma. La morte vanifica il tempo, insieme ad ogni progetto e ad ogni illusione, annichilendo persino la volontà imperitura del mito; questo mostra la scultura della lupa capitolina sotto la quale troviamo due teschi, invece degli ancestrali progenitori. 

Roma trionfalmente decadente è però anche metafora del declino dell'Impero orgoglioso della modernità. Ma c'è un risvolto esoterico: non vi è semplicemente il manifestarsi di una dissoluzione bensì il richiamo ad un solve apocalittico. Mi sono accorto che da tutta la mostra (e soprattutto dalle  opere recenti) promana la furia divorante del mitico Serpente Piumato dei Maya, i quali avevano profetizzato, proprio nell'epoca attuale, la fine del Ciclo cosmico. Vi è nei dipinti, e ancor più nelle "glottesche" ceramiche di Faenza, un brulichio di incastri divoratori, di ritorcimenti uroborici che rigettano l'energia alla matrice essenziale, di copulazioni frenetiche senza speranza di generazione. Pablo Echaurren pare sentire visceralmente il dramma attuale di una fine senza promessa di risurrezione, perché tutto ciò che siamo stati finora e tutto ciò che abbiamo orgogliosamente costruito non contengono ormai alcuna realtà possibile, alcuna premessa di sviluppo. 

Paradossalmente l'artista comunica questo con l'evidente contraddizione del linguaggio del pop; infatti, proprio perché il pop è strettamente legato all'episodicità del tempo e alla globalizzazione massmediatica, è per sua natura inadeguato a un'indagine nel mistero dell'Anima. Ed è sempre più chiaro che, al punto in cui siamo, solo tornando all'autenticità spirituale dell'Essere potremo partecipare alla creazione di un Nuovo originale e rigenerativo; in altre parole dobbiamo spogliarci dell'abito illusorio del tempo e riconoscere la nostra eternità essenziale, e da ciò essere liberi di intuire e di fluire. Non a caso il vero genio della mostra (come dice il titolo) è il colore, potenza primigenia dell'Anima che il pittore, al di là delle stanche sguaiatezze di genere, declina con saggezza intuitiva. 

Come abbiamo detto, possiamo vedere in questa mostra il tramonto definitivo del pop, trasceso virtualmente dallo stesso artista con il suo lavoro ceramico e scultoreo, che mostra senza ironia inattesi richiami classici. Tuttavia il maggior fascino dell'esposizione è proprio nel moltiplicarsi delle contraddizioni, dei riflessi incongruenti e delle teatralità impotenti, perché Echaurren ci scuote ma non ci seduce a credere nella verità univoca del suo incantesimo; perciò infine dobbiamo interrogarci con spietatezza, e stabilire noi stessi ciò che è vero. Una piccola scultura presente nella mostra ci ammonisce a questa introspezione: uno scheletro genuflesso porge uno specchio ed esibisce un rutilante cuore costituito da un opale di fuoco, come a dire che solo spogliandoci di noi stessi - dell'ego - possiamo rifletterci nella nostra più autentica natura e connetterci alla saggezza del cuore; vorrei aggiungere per inciso che l'opale di fuoco è proprio la pietra della saggezza e proviene dal Messico, la terra dei Maya.