L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

giovedì 30 dicembre 2010

Un artistico 2011!!!

Satvat - Celebrazione! - acrilico su tela, finito ieri
Il mio augurio per il nuovo anno è che sia per tutti un anno artistico, ossia colmo d'ANIMA.
Che sia bello e prezioso come un'opera d'arte, come questa ricco d'ispirazione e di spunti di riflessione, e d'intime assonanze, e di poesia.
Che come un'opera d'arte sappia attrarre in lidi sconosciuti del "sentire", per benedire la percezione con il respiro sottile dell'Altrove: tanto a noi vicino da apparire distante con l'ineffabile eterica imprendibilità dell'arcobaleno.
Che sappia sorprendere, dando occasioni di stupore in cui l'anima sospesa possa assaporare la propria naturale eredità essenziale e mistica.
Che doni infiniti colori, tutte le gamme per arricchirci nelle emozioni.
Che prenda forme che siano scrigni di saggezza, in cui sperimentare creativamente nuove dimensioni del vivere. 

UN ARTISTICO 2011 A TUTTI NOI

giovedì 16 dicembre 2010

Un esercizio di arteterapia meditativa

IL CONCERTO DELLE EMOZIONI

Per fare questo esercizio di arteterapia meditativa bisogna disporre una tela, un pannello da pittura, oppure un foglio di carta da acquerelli; in ogni caso la superficie da dipingere dev'essere sufficientemente grande, almeno di cm. 40 X 50. Il supporto della pittura dev'essere posizionato verticalmente, in modo da poter rispecchiare le attività energetiche che promanano dai chakra del pittore; nel caso di una tela o di un pannello basta il cavalletto, mentre se si sceglie la carta questa va anche fissata su un pannello di compensato. Ritengo che i colori più adatti per l'esercizio siano le tempere, ma si possono utilizzare anche acquerelli o acrilici. Ricapitolando, servono: un supporto su cui dipingere abbastanza ampio, da sistemare in assetto verticale; un cavalletto (in alternativa va bene anche appendere il supporto al muro); nel caso si usi la carta, un sostegno di compensato su cui fissare il foglio; colori; pennelli; un contenitore con l'acqua e delle vaschette per diluire i colori. 

Prima di iniziare a dipingere, si deve scrivere su un taccuino una serie di almeno 12 emozioni; ad esempio: amore, rabbia, vergogna, compassione, allegria, serenità, tristezza, gelosia, piacere, soddisfazione, pena, malinconia. Avendo predisposto la postazione di lavoro, si prende la prima parola annotata e, esaminando il campo bianco del foglio, si stabilisce il punto che si sente più idoneo per rappresentarla con colori e pennelli. La rappresentazione dell'emozione può essere un semplice gioco di pennellate, eseguendo intuitivamente le tinte e i tratti, oppure può assumere una caratterizzazione più precisa (una forma geometrica, un simbolo, una figura); in ogni caso l'atto del dipingere dev'essere interiormente motivato, con totalità ed immedesimazione. Si opera con intensità e giocosità, senza alcuna ansia riguardo al risultato. Poi si procede nello stesso modo con l'emozione seguente: si decide dove collocarla e si va a svilupparla con la pittura. E così via per tutte le emozioni che si sono scritte. Nel corso dell'opera, il gioco del pennello può arrivare a lambire una pittura già eseguita, ma senza imbrattarla o coprirla anche solo parzialmente. 

Alla fine il pittore avrà dipinto una geografia animica rispecchiante il flusso e le riflessioni delle diverse emozioni. Contemplando quel panorama, egli potrà esaminarne i diversi punti focali e il modo in cui questi risultano uno accanto all'altro; da ciò potrà trarre molteplici intuizioni. Con distaccata contemplazione, assorbirà osmoticamente i contenuti animici espressi istintivamente con il pennello e i colori. 

Una fase ulteriore del lavoro consisterà nell'armonizzazione complessiva dell'opera, che apparirà slegata in episodi distinti; nel far questo, egli dovrà trascurare le parzialità delle diverse emozioni ed elaborare un quadro unitario, apportando in modo significativo le necessarie modifiche. In tal modo reintegrerà e svilupperà alchemicamente il tessuto animico già formato, tanto nella pittura che nella dimensione interiore.

lunedì 13 dicembre 2010

Su satvat-pensierocreativo il mio nuovo post su Odilon Redon.

Per leggerlo clicca sulla foto.

lunedì 6 dicembre 2010

Ama e fa ciò che vuoi

Satvat - Noi siamo il mondo - acrilico su tela, 2010

Da un paio di giorni mi ronza in testa una frase di S. Agostino: Ama e fai ciò che vuoi. Bellissimo! E liberatorio; se lo si comprende a fondo non c'è bisogno di nient'altro. Quando ci si arrovella tra il giusto e lo sbagliato, soffrendo dannosi sensi di colpa, è questo che va ricordato; il problema si crea perché ci si pone ad agire in modo personalistico, scegliendo, e la scelta non solo è illusoria ma è la madre del conflitto. Se si sceglie non si potrà essere totali, resterà un dubbio, un'intima contraddizione spinosa. Invece ama, e amando ciò che da te fluirà come desiderio non sarà affatto egotico, bensì un frutto fragrante dell'amore. 

L'amore diviene così la sorgente dell'agire, e rispetto al flusso libero che ne scaturisce si deve evitare di mettersi in mezzo, per cercare di controllarlo in qualche modo: si viene travolti, l'io spazzato via dall'energia vivente, e solo così si è davvero totali. Questo andrebbe sempre ricordato, sia nella Vita che nella pratica dell'Arte; osserviamo se i nostri passi sono mossi dall'amore, questa è l'unica discriminante. Però va compreso bene, perché in nome dell'amore si commettono crimini orrendi. Innanzitutto non si può prescindere dall'amore per se stessi, come purtroppo ci insegnano le Religioni della contrizione, poiché, se non ci amiamo, come potremmo muoverci nell'amore? L'amore è una celebrazione dell'Unità che non si può fare a capo chino, è un'enfasi vitale che aggiunge espansione all'espansione; un essere contratto non può muoversi autenticamente nell'amore, può solo ingannarsi e ingannare. 

Per essere nell'amore si deve essere come dei danzatori che gioiscono nel seguire la musica: è spontaneo, senza pensamenti, e sarebbe la cosa più facile del mondo se non avessimo le nostre idee su come dovrebbe essere e se non continuassimo a porci dei limiti. A volte proviamo a danzare con l'amore, ma il giudice nella nostra testa non sa apprezzare la musica e ci spinge in direzioni affatto sincroniche, facendoci cadere. Si deve invece diventare musicisti capaci di vibrare con il trasporto armonico dell'Esistenza, e per questo è necessario allenare l'orecchio interiore. Si deve imparare ad ascoltare noi stessi insieme a ciò che ci circonda, cogliendo il ritmo segreto dell'assonanza, trovando l'eco essenziale che amplifica il canto del Tutto. 

Questo è anche quello che dovrebbe fare l'artista, ponendo in opera la risonanza dell'amore misterioso e saggio che lo attraversa. Ma la nostra Arte è ancora troppo influenzata dal “fare contro” teorizzato, ad esempio, da Picasso; non scaturisce da un rapimento nell'amore, ma da una volontà spesso rabbiosa. Il desiderio d'auto-determinazione che ha iniziato l'Arte Moderna è necessariamente passato per lo stretto passaggio dell'io, come accade nell'adolescenza, per sfuggire al mondo artificioso della tradizione; ma, a mio parere, intendeva sfociare nell'ampia valle della contemplazione, dove si sarebbe espanso a dismisura incontrando l'amore. Tuttavia in buona misura è accaduto che ci si è impantanati nell'arbitrio della volizione, e non ci si è volti né arresi all'amore. Questa è la sfida fondamentale che oggi l'artista, come ogni essere umano, si trova ad affrontare: AMA E FAI CIO' CHE VUOI.