L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

lunedì 28 dicembre 2009

ARTE E VALORE

Un'opera d'arte non è una merce, non ha nulla a che fare con l'orizzontalità funzionale dello scambio merceologico. Ha un valore spirituale, essendo una profonda esperienza verticalizzata, in cui l'artista ha cercato una rispondenza emotiva ed intuitiva alla realtà del momento; da ciò si origina una risposta creativa tanto potente e significativa da poter essere condivisa, da costituire una fonte d'ispirazione. Tale valore non è monetizzabile, tuttavia un'opera d'arte è espressione del lavoro di un artista e perciò deve essere venduta, dando sostentamento alla vita ed alla continua ricerca dell'autore. Questo semplice fatto risulta però problematico, dato che la larga maggioranza del pubblico, pur se apprezza la qualità di un lavoro artistico, è generalmente restia a pagarlo. L'artista, sia per necessità sia per desiderio di condivisione, dà al suo lavoro un prezzo quanto più agevole, tuttavia risulta difficile che ciò venga apprezzato nel giusto modo. Non si discute sul prezzo di un oggetto tecnologico o di un paio di scarpe, ma un quadro, ad esempio, viene generalmente sottovalutato dal pubblico, almeno da quello meno accorto. Non si è disposti a riconoscere il giusto valore né al lavoro, né al tempo ed all'appassionato impegno creativo dell'autore. Perché ciò accada è interessante. Siamo abituati a conferire valore solo agli oggetti banali, e se un oggetto è investito di un contenuto d'Anima, come nel caso di un'opera d'Arte, ciò ci procura disagio. Non sappiamo stimarlo né apprezzarlo, dato che rinneghiamo in noi stessi la fonte della creatività e dell'intuizione, essendo diseducati al potere spirituale e crocefissi sull'illusione consumista e materialista. Paradossalmente, l'opera d'arte trova soddisfazione economica, in modo forsennato, solo se viene snaturata e ridotta ad oggetto d'investimento. I quadri che nelle aste riscuotono cifre vertiginose, non sono in verità ricercati per la loro risonanza d'Anima, né per la maestria dell'autore, ma poiché sono "cosificati" dal mercato. La difficoltà del lavoro dell'artista è proverbiale, ma oggi il mercato dell'Arte è quanto mai artificioso e spinto dall'enfasi materialistica. Non ci accorgiamo che tutto questo ci depriva da quella naturalità sensitiva ed ispirativa che è il fondamento stesso dell'Arte? Se desideriamo mantenere il patrimonio d'Anima dell'esperienza artistica, imprescindibile per ogni civiltà, ognuno di noi dovrebbe riflettere sull'autentico valore dell'Arte; facendolo, ci riavvicineremo beneficamente a noi stessi.

domenica 20 dicembre 2009

Il potere della condivisione

Risfogliando il catalogo di una mostra che ha celebrato il sessantesimo anniversario del movimento artistico CoBrA, mi trovo a riflettere sulle deludenti prospettive del panorama contemporaneo. CoBrA ebbe una vita breve (dal 1948 al 1951) quanto intensa e folgorante; fondato da artisti olandesi, danesi e belgi, promosse una rete ad alto voltaggio di iniziative, serrati confronti e partecipazioni, che ha prepotentemete viaggiato annullando ogni confine culturale e geografico. A mio avviso, la forza di CoBrA è derivata più dalla capacità d'unione degli artisti che dal valore artistico delle loro opere, sul quale si potrebbe discutere. Comunque invidio quella possibile condivisione di passione, quel fuoco collettivo che è stato in grado di bruciare le sterpaglie dei canoni artistici.

Avendo io partecipato, soprattuttio negli anni '70 e '80, ad un periodo rivoluzionario (socialmente quanto artisticamente e spiritualmente) posso sentire ancora in bocca il ricordo di quel gusto: il fervore che ritiene ogni cosa possibile, e la comunicazione che rimbalza da cuore a cuore, determinando un'istintiva coralità d'intenti. Sapore d'entusiasmo, di ricerca liberatoria, del sentirsi creativamente parte di un tutto in movimento. Sapore che è ormai divenuto amaro sulle labbra. Certo, anche allora non mancavano le spine, ma ora che diamo per scontata la sottomissione ad un potere tiranno che ci affossa nel consumismo e nell'espropriazione creativa, ora che l'arte è costruzione dei politicanti dell'arte e non più degli artisti, la rosa è definitivamente marcita.

Siamo sempre più imprigionati in un egocentrismo indotto che vuol renderci incapaci di ogni apertura di cuore, di ogni reale condivisione. Ognuno è richiuso nell'affanno insoddisfatto, nella difficoltà crudele di darsi e di ricevere, nella sovrana diffidenza. Ed anche gli artisti, ciascuno stitico, geloso, soffocato dall'io che lo rende tronfio ed impotente. Si condivide poco, forse perchè si è persa l'innocenza, e quindi l'ispirazione, per cui si ha ben poco da dire e lo si maschera con la presunzione.

Tuttavia continuo a credere nella creatività e nell'essere umano, in virtù del fatto che gli occhi continuano, a volte, a colmarsi di stupore, di fronte ad un quadro come ad un tramonto o ad un sorriso. La grazia si condivide naturalmente, poichè nasce dal Cuore Universale e va a cercare se stessa in ogni cuore, creando assonanze e quel sentire universale che ci rende partecipi. Comprendendo questo, dobbiamo restituirci la speranza e l'afflato collettivo che trasforma noi stessi ed il mondo intero.

domenica 6 dicembre 2009

IL CUTTING



Generalmente, dal procedimento creativo della Mu-painting (la pittura meditativa che trovate descritta sul mio sito www.satvat.it)scaturisce un tutto-pieno multidimensionale che è in verità “pieno di Vuoto” (come riverbero del Tao) e comunque ricco di riflessioni sinergiche. Il pittore ha aperto nel quadro universi vertiginosi, approfondendo meditativamente il caos sino al fiorire dell'armonia nascosta. Lo sguardo dell'osservatore, non trovando in ciò alcun appiglio formalizzato, viene rapito in una totalità armonica, e gioiosamente mosso in una danza circolare che intuitivamente ispira suggestioni vibranti dell'Interiore.

Giunti a questa complessa realizzazione, il tutto-pieno può essere sublimato con la tecnica del cutting, procedendo a coprire con un colore alcune parti del dipinto. Mentre nella serie pittorica denominata “universal web” ho dilatato il tutto-pieno al massimo grado, con il cutting lavoro in riduzione, ritagliando simbolicamente l'Infinito. Ovviamente tale riduzione non deve sminuire la totalità, bensì dilatarla nel non-manifesto, un po' come facevano i pittori estremorientali quando celavano in parte i loro paesaggi con nebbie impenetrabili.

Tramite il cutting, la totalità che si è espressa nella pittura viene ulteriormente esaltata, tramite un sacrificio che arricchisce l'essere con il non-essere. Dato che ciò che viene sacrificato non è né spurio né accessorio, il pittore deve trascendere ogni attaccamento a ciò che ha faticosamente conquistato; ciò comporta una meditazione sull'impermanenza, che per certi aspetti può ricordare la distruzione rituale del mandàla. Inoltre è essenziale che il manifesto e ciò che è reso non-manifesto si mantengano coerentemente armonici, contribuendo insieme a magnificare l'espressione creativa. La comprensione di come ciò possa verificarsi, è per l'artista un intenso insegnamento di sottigliezza spirituale.