L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.Satvat
lunedì 3 dicembre 2012
domenica 18 novembre 2012
Lo Spirituale nell'Arte
Satvat - Festa al palazzo degli Immortali - acrilico su tela |
Parlando
dello Spirituale nell’Arte, come facciamo anche in questo blog, ci si trova
spesso a dover chiarire il concetto, che non è affatto scontato. Kandinsky
aveva dato una prima e significativa lettura di questo tema, che è stato
appassionatamente discusso dai grandi artisti del secolo scorso; tuttavia,
oggi, quando si presenta la valenza spirituale dell’Arte si viene facilmente
fraintesi. Infatti frequentemente la cosa viene equivocata nel senso religioso,
che è un indirizzo che ha poco o nulla a vedere con la realtà dell’ispirazione
spirituale che l’Arte può manifestare, a
mio parere necessariamente.
In realtà lo Spirituale sfugge ad ogni canonicità
ideologica o religiosa, così come ad ogni rappresentazione stereotipata e ad
ogni vestimento talare. Ad esempio, un dipinto che raffigura il Buddha, o il
Cristo, o qualsiasi altro soggetto religioso, non ha necessariamente
l’investitura dello Spirituale nell’Arte; infatti spesso è semplicemente un
santino senza vitalità e ispirazione. Ed è anche vero che qualsiasi soggetto
dell’Arte può essere battesimato da una rivelazione autenticamente spirituale,
che elargisce benedizione e ispirazione. Lo Spirituale nell’Arte è un fenomeno
esistenziale, non dottrinale, che consiste in una qualità d’ineffabile armonia,
di grazia e di attivazione energetica, che trapela dall’opera coinvolgendo lo
spettatore. Egli si rispecchia nell’opera e viene misteriosamente attratto su
frequenze più elevate; non saprebbe spiegarlo, ma sperimenta un confortante
senso di equilibrio, di bellezza, o anche una sollecitazione, a volte una
sfida, ad affinare la percezione, condividendo intuitivamente l’alchimia
profonda che si è attuata nell’opera.
Questo accade in virtù dell’intenso
processo di verifica creativa che ha attraversato l’artista, il quale ha
allineato le proprie emozioni e l’immaginazione con il desiderio di raggiungere
un intenso stato di armonia e bellezza. Per giungere a questo, egli deve saggiare
i propri impulsi spontanei nel crogiolo dell’anima, sino a purificarli dalla
brutalità inconscia; trasformando le materie dell’arte mediante un processo
creativo che è volto all’evoluzione ispirata, egli infine realizza un simbolo
pulsante che congiunge la Terra al Cielo. Questo è il compito dell’autentico
artista, che per primo beneficia dell’ispirazione, ed è il motivo per cui il
suo lavoro ha valore. E non ha importanza se innocentemente egli non conclama
la natura spirituale del proprio lavoro, anche se credo che oggi sia necessario
farlo per alimentare un nuovo e necessario Rinascimento; comunque, l’opera
ispirata e matura mostra il senso esoterico del colore, delle onde di forma e
del simbolo.
Da ciò si vede che lo
Spirituale nell’Arte non ha nulla di teologico, bensì è semplicemente la verità
profonda e matura che l’Arte deve essere in grado di manifestare, per potersi
definire tale.
lunedì 5 novembre 2012
Dalla mente al cuore
Satvat - Viaggio della visione - acrilico su tela, 2012 |
In un ipotetico museo del futuro, l’arte ufficializzata dalla
nostra epoca senz’anima sarà mostrata come esempio di decadenza, di
mercificazione, di inganno, soprattutto delle perversioni causate dall’assenza
d’ispirazione. Il visitatore visiterà le sale dedicate all’arte di oggi
stupendosi per quella totale privazione di risonanza animica che ha
caparbiamente celebrato l’evidente bruttezza, mancando ogni significato che è
proprio dell’arte, la quale è per sua natura intesa a favorire ispirazioni
superiori e spirituali. Così egli avrà modo di meditare sulle contrazioni
egotiche della mente, sul pernicioso esercizio imperativo del pensiero che,
incapace di vera creazione, rimestola le ossessioni dell’uomo incapace di
elevazione e di liberazione.
Dal folgorante incipit dell’Arte Moderna, sospinta dalla
ribellione spirituale in cerca di espressioni nuove, feconde ed esoteriche,
qualcosa è andato decisamente storto, strappando l’arte dal cuore (sua sede
naturale) ed estraniandola nella mente. La comprensione di come e perché questo
è successo, è fondamentale non solo per ogni artista ma per ogni essere umano,
ed è una meditazione che può ripristinare il flusso interrotto della vera creatività
e della cultura. Come si è passati dall’enfasi sullo Spirituale nell’arte alla sua
completa rimozione? Bisogna comprendere che seppure gli artefici dell’Arte
Moderna furono profondamente coinvolti da un sommovimento originale e liberatorio
del loro cuore, l’atmosfera della società industrializzata subiva in vari modi il
dominio della mente. Il flusso spontaneo della nuova ispirazione che stimolava
le coscienze era prepotente ma necessariamente caotico, e l’individuo che si
stava spiritualmente formando necessitava di una comprensione che rendesse
organico il processo in atto. Però l’artista occidentale non era un meditatore,
ma al massimo un filosofo; perciò si utilizzò la mente per cercare di
sistematizzare quanto emergeva, in modo vitale ma incomprensibile, dal cuore.
L’arte pulsava nel cuore, ma veniva tradotta alla comprensione dal procedimento
mentale, utilizzando le chiavi del pensiero esoterico.
Il cuore ha una risonanza esistenziale con la Vita, perché ha
radici nella totalità universalmente creativa dell’Esistenza. Quello che si
rispecchia nel cuore ha naturalmente un senso universale che è corroborato dal
senso profondo dell’ispirazione e della creazione. La mente è invece una
funzione speculativa, che è arbitraria anche se necessariamente gravata dai
condizionamenti; la mente crea sogni che sono avulsi dalla realtà, potendo al
massimo tentare una decodificazione o una rappresentazione parziale della
realtà. Possiamo vedere che l’arte, paradossalmente, è stata estromessa dal
cuore proprio dalla mente spiritualista che, tentando la forzatura di una
celebrazione esotericamente idealizzata, ha provocato il suo opposto, ossia la
decadenza di un’esperienza falsamente creativa: un’arte solamente pensata e non
più veridicamente originata dall’alchimia operativa dell’arte.
Ad esempio, questo
è accaduto con le speculazioni intellettuali di Duchamp, proseguendo con le
esperienze dell’arte americana che, prendendo esempio da uno Zen affatto compreso,
ha portato a quel minimalismo che ha privato l’opera artistica della ricchezza
e del senso intuitivo della visione. Se l’arte orientale, originata
meditativamente dal Vuoto zen, tramite l’immedesimazione operativa nel cuore
era comunque ricca dei sortilegi dell’immaginazione creativa, l’arte
occidentale ha invece finto di essere illuminata imponendo artificialmente il vuoto
sulla superficie della tela, con dipinti svuotati, asettici quanto intellettualmente
pretenziosi, dove l’anima non trovava alcuna effettiva espressione. Questa
illusione della mente ha reso l’arte sterile, priva di autenticità e di
occasione di un risveglio del cuore. Così sperso nel sogno della propria
invenzione, l’artista non si è più calato nel cuore per assaporare e rivelare
il palpito spirituale che matura alchemicamente le emozioni individuali
nell’esperienza sensitiva delle leggi universali della creazione; inorgoglito
di se stesso, ha proceduto con le espressioni reattive e mercificate che,
passando per la Pop Art, sono giunte agli attuali teatrini senz’anima dell’arte
concettuale.
Il nostro compito pressante è quello di ricondurre la nostra
esperienza e la nostra comprensione, in modo esemplare per quanto riguarda l’arte,
dalla mente al cuore, tornando a mettere radici nelle forze ispiratrici,
benefiche e terapeutiche della creazione e della Vita. Sapendo che siamo a un
punto cruciale e che, senza questa conversione, ci sarà impossibile avere un
futuro.
giovedì 1 novembre 2012
E' prossima la pubblicazione di Riprendiamoci l'anima!
La pubblicazione del mio nuovo libro, intitolato Riprendiamoci l'anima!, è ormai prossima. Giunge così a fioritura un lungo e intenso processo di maturazione interiore e di esperienza vissuta con la guida sorprendente dell'Ispirazione. I primi vagiti profetici di questa opera di scrittura li ho intesi, provenienti dai recessi dell'anima, due anni fa, durante un incontro con Tyohar. Da allora è stata un'impetuosa ed amorevole cavalcata nei territori sensitivi e veritieri dell'essere, dove l'ebbrezza dell'indicibile ha trovato le parole per comunicarsi.
Nell'esperienza creativa, ho vissuto quel procedere nello stupore che è la ricchezza di ogni artista. Sento di essere stato guidato, oltre ogni mia aspettativa, a scrivere un libro necessario, prezioso in questo tempo di crisi, prima di tutto per me stesso. Ho trovato la fiducia e il coraggio di rinunciare all'appoggio (fallace ma rassicurante) dell'idea, per lasciar fluire il sorridente ruggito del cuore che non accoglie alcun compromesso. Ciò che si è travasato su carta non è né filosofico né spiritualista; in virtù del puro buon senso (intuitivo) è esistenziale nel senso profondo, ed ha radici, cariche di linfa corroborante, in me come in ogni altro. Credo che per questo, più che negli altri miei libri, sono stato condotto nello specifico delle mie esperienze e della mia ricerca, con il lume della comprensione testimoniante.
E' interessante che il valore ispirativo dell'opera non si sia espresso solo tramite parole, ma mi abbia impegnato anche a disegnare 10 tavole in bianco e nero (oltre alla copertina) che hanno i vibranti significati della meditazione artistica.
Riprendiamoci l'anima! sarà pubblicato da Spazio Interiore Edizioni
e sarà disponibile anche in E-book
lunedì 29 ottobre 2012
Creatività e marketing
Satvat - Idra danzante - acrilico su tela |
Sentiamo sempre più frequentemente ripetere che la creatività
è il mezzo per risollevarsi dalla crisi. Mi sentirei di sottoscrivere questa
affermazione, ma certo non nel senso che è usato dagli imbonitori del sistema.
Infatti per creatività essi intendono l’invenzione e la produzione di servizi e
merci in qualche modo innovativi, competitivi e più tecnologici, per
conquistare fette di mercato. Questo, nell’attuale fase di
depressione economica e di crollo dell’illusione consumistica, è un ulteriore
tentativo di proiettare il miraggio della restaurazione del sistema fatiscente che
ci ha fatto precipitare nel punto critico in cui ci troviamo, che è un punto di
non ritorno a meno di non cambiare radicalmente rotta. Vogliono dirci:
stringete i denti, pagate tutti i sacrifici (inutili) che vi chiediamo e
continuate ad illudervi che la macchina che spreme le vostre vite sia giusta;
basta solo resettarla con creatività=scaltrezza e vi condurrà sul viale
beatifico del progresso. In tal senso la creatività ha il falsato significato
di un marketing, che è stato promosso negli ultimi decenni distruggendo la vera creatività, la dignità del lavoro e la cultura,
espropriandoci, sia al livello individuale che sociale, di ogni vitalità
interiore ed estetica. Creativi sono considerati i baroni della finanza, della
tecnologia, dell’alta moda, dell’arte intesa come business; possiamo ben vedere
dove ci hanno portati: a una perdita totale del Sé, dell’ispirazione, del buon
gusto, dell’artigianato, della ricchezza culturale, della rispondenza ai
bisogni naturali e del benessere esistenziale.
In realtà è creatività fare un lavoro con amore e totalità,
con propulsione d’anima e meditazione; in tal modo si condivide ispirazione, celebrazione
e bellezza. Chiaramente ciò diviene difficile nell’attuale clima di chiusura ed
insensibilità; perciò, se vogliamo risollevarci creativamente dal crollo del
passato, ognuno deve rendersi responsabile di accogliere e favorire le
opportunità dell’ispirazione, facendo delle scelte consapevoli riguardo allo
stile di vita, esercitando il buon senso e aprendosi al senso spirituale della
bellezza. Dostoewsky scrisse che la bellezza salverà il mondo, ma ciò è
possibile solo se la riconosciamo scartando la bruttura che, spesso mistificata
dalla moda e dall’incuranza, corrode il mondo e la nostra anima.
Sono convinto che la creatività possa indicarci una nuova direzione, poiché ci può
riconnettere con la vitalità insopprimibile dell’essere, donandoci l’occasione
di scoprire e di applicare i nostri talenti nascosti. Divenendo intuitivamente
creativi, mettiamo radici nel movimento universale e generativo della Vita,
diveniamo integrati, rispondenti a noi stessi e alle nostre emozioni autentiche.
Solo così possiamo recuperare un veritiero senso di identità e nuove visioni creative del mondo che intendiamo costruire per noi e per i nostri figli. Dobbiamo svegliarci dall'incantesimodell'espropriazione esistenziale ed animica, tornando ad essere capaci di coscienza sociale, condivisione e cultura. Poiché, davvero, la mancanza di tutto questo è la morte della civiltà umana.
giovedì 18 ottobre 2012
L'arte della citazione
Satvat - Buddha metafisico - acrilico su tela |
Nei miei lavori recenti, ho utilizzato diffusamente la
citazione di altri autori. Non solo nei miei libri (come nel Il Tao della
pittura, nel Manuale di scrittura creativa, e anche nel Fare Anima di prossima
pubblicazione), ma anche in alcuni dipinti. In questo periodo di oscurantismo e
di totale deprivazione culturale, ho tenuto ad evidenziare la ricchezza corale
della consapevolezza umana che riverbera, in modo cristallino ed efficace,
mediante l’arte.
Mentre il sistema ci espropria di ogni identità e dignità
culturale, volendoci ridurre a zombi insensibili e privi d’intelligenza, ho
utilizzato l’arte della citazione per risvegliare il sentimento profondo e la
memoria di quanto è stato operato da individui ricchi di genio, che hanno
tracciato nelle loro opere delle consonanze che appartengono all’eterno
presente dell’anima umana. Tali arricchimenti, essendo universali, non sono
effettivamente alienabili e riaffiorano in ogni opera geniale; ma possiamo,
come sta accadendo, dimenticarli dimenticando noi stessi, ovvero la rispondenza
esistenziale con la nostra interiorità.
L’arte della citazione è un cameo che
impreziosisce il lavoro di un autore, richiamando al fuoco della creazione
altre nobili fiamme che sinergicamente alimentano più luce e più calore nell’anima.
Ma se la citazione è un mero esercizio di retorica o uno sfoggio di cultura,
allora è come sabbia che soffoca il fuoco. Bisogna piuttosto essere folgorati, innamorati
della citazione, per poterla esercitare con efficacia ed ispirazione. Bisogna
essere totalmente risonanti con quella frase o con quell’immagine, sapendo che la
sua perfezione non potrebbe essere superata. Solo così, in un sentimento empatico
di comunione, la citazione non viene presa a prestito ma risulta attuale ed
effettivamente appartenente, poiché ha messo radici nell’anima.
martedì 16 ottobre 2012
Il dubbio dell'artista
Satvat - Gioia della non-scelta - olio su tela |
Ogni artista attraversa la fase
del dubbio sulla qualità del proprio lavoro. Si è messo alla prova nell’arte,
unendo l’esprit volatile dell’ispirazione alla passione ed al proprio talento;
ma, alla fine, come stabilire se l’opera ha davvero valore? Sino a che essa
cresceva in lui con adesione amorevole, la gioia dell’avventura creativa era la
miglior riprova del valore. Però, dopo il distacco dall’opera formata, si
installa nella mente dell’artefice il giudice che la soppesa crudelmente con le
titubanze dell’io. L’io è sempre insicuro, poiché è per sua natura diviso e
lontano dall’autentico sentire, e in più è suscettibile al giudizio delle altre
persone.
Pollock reagì violentemente alla registrazione filmata del proprio operare,
perché a quella osservazione meccanica ed esterna si attaccava il complesso
delle sue personali insicurezze. Per rassicurarsi, spesso l’artista tenta di
rafforzarsi nella costruzione dell’io artistico, cementandolo con la prosopopea
della carriera. Ma in tal modo diviene imitativo del già fatto, incapace di creare
davvero, così com’è accaduto a molti artisti che, una volta affermati, si sono
limitati a replicare la cifra del loro successo. La gioia dell’arte fluisce
sempre dall’innocenza, dall’essere puramente rispondenti al flusso creativo
dimenticandosi dell’io che programma e desidera. Bréton disse che non poteva
sbagliarsi, dato che non aveva stabilito prima che cosa voleva.
In definitiva,
l’artista resta in amore con la sua opera quando non impone la limitatezza del
pensiero, ma resta intensamente vero e respons-abile (capace di risposta) nel
processo dell’accadere. Allora sì, egli comprende con gratitudine la qualità
spirituale del proprio lavoro.
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