L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

martedì 23 dicembre 2014

Gli auguri dell'Artista Interiore

La Primavera di Botticelli rivista dal fotografo Ed Wheeler
Ormai ci siamo: è quasi Natale. Decisamente sottotono quest'anno, dato che in giro si respira più tristezza che il buonumore che solitamente distingue le feste. Ed è una festa importante il Natale, non solo per i cristiani poiché coincide con il solstizio, che simbolicamente rappresenta la Luce vittoriosa. 

Il mio augurio vuole cogliere soprattutto questo aspetto, intendendo che il Natale-solstizio possa costituire davvero il passaggio ad una rinnovata sorgenza dell'energia vitale, e un nuovo inizio che vada con fiducia e partecipazione consapevole verso il nuovo, abbandonando gli schemi subdolamente imposti e distruttivi.

Insomma, vi auguro e mi auguro di cuore che questo Natale si risolva in una nuova Primavera dell'anima, che ci accompagni risolutamente e in modo fecondo nel corso del prossimo anno. Ma affinché ciò possa realmente accadere è necessario che sotto l'albero ognuno metta il proprio cuore, pronto a condividerlo.

TANTISSIMI AUGURI DI BUON NATALE A TUTTI GLI AMICI DELL'ARTISTA INTERIORE

venerdì 28 novembre 2014

Il buddha ridente

Satvat - Il buddha ridente - acrilico su tela
Lo Zen ha molto amato il buddha ridente, figura ereditata dal Taoismo cinese. Lo Zen considerava il buddha ridente un'incarnazione di Maytreya, il buddha futuro, ed effettivamente in questo nostro tempo oscurato dalla tristezza abbiamo veramente bisogno della sua risata, che è quella della nostra essenza profonda. Quali che siano le circostanze, andando alla sorgente dell'essere possiamo ritrovare l'estasi e il buonumore.

Il buddha ridente ha anche una dimensione storica, con uno straordinario Maestro che insegnava solo ridendo a crepapelle, in un modo terribilmente contagioso e illuminante. Hotei, così si chiamava il divino buontempone, si metteva nelle piazze e donava dolciumi insieme all'insegnamento invincibile della sua risata.

venerdì 14 novembre 2014

Confidenze di uno scrittore

Satvat - Seduzione al viaggio


Sin da quando battevo le parole da poco imparate sulla macchina da scrivere di mio nonno, un oggetto strepitoso e mastodontico, sapevo che sarei stato scrittore. Nella vita di bambino si ha poco da scrivere, e sognavo avventure da trascrivere sulla carta. Mi ci è voluto del tempo, e diecimila esperienze, per comprendere che la più grande avventura è sui percorsi misteriosi dell’Anima.

Allora la scrittura è diventata un lume acceso nella notte per guidare i passi. E quanto ho visto, quanto ho imparato da ciò che ho visto, soprattutto quando ne ho fatto la mia meditazione! Man mano ho perso di vista l’ingenuo che voleva essere scrittore, e lo sono divenuto, quasi mio malgrado, per volontà dell’Ispirazione. Che ha sogni più grandi dei miei, tanto sorprendenti e veri da mettermi costantemente alla prova. L’Ispirazione mi ha dato, e mi dà, dei semi di saggezza da piantare prima di tutto in me stesso e poi sulla carta; lo fa seguendo il suo piacere, che è anche il mio. Così mi sono trovato a scrivere cose che non avrei pensato e ad essere ciò che segretamente ho sempre saputo, portando perciò un messaggio da condividere. Nel mistero dell’accadere e risolutamente controcorrente, scrivendo per il me stesso che avevo dimenticato e per gli altri che hanno dimenticato.

Nessun vero creativo riflette la mente che domina la sua epoca, dato che opera amorevolmente nel presente nutrendo il seme del futuro. Per questo ciò che crea ha bisogno di tempo per essere condiviso: pur se spreme il succo del presente, il suo è il linguaggio del futuro, mostrando cose che sono necessarie al fluire della vita. Nell’asfissia generalizzata dell’anima e della cultura, creo arte e scrivo per l’individuo creativo e ricco d’anima che è l’unico ad avere potenzialmente un futuro. In primis per essere io stesso degno di redenzione, e sono pronto a tutto per condividere questo sogno che appartiene intrinsecamente alla Vita. Questo mi fa sentire felice e in pace rendendo trascurabili le spine della rosa. Perciò vorrei dire a tutti i creativi, ed ognuno lo è a suo modo pur non sapendolo, che ne vale davvero la pena, che nient’altro ha un simile valore. Le rivelazioni dell’Anima che gli artisti hanno tracciato sul muro nebuloso del tempo restano eternamente nello splendore, poiché sono ricamate col filo luminoso dell’intuizione.

sabato 8 novembre 2014

LA SCRITTURA STREGATA

NUOVO!
Fresco di stampa il nuovo libro di Satvat

LA SCRITTURA STREGATA
Satvat - La scrittura stregata - 84 pagine - 4 illustrazioni


LA SCRITTURA STREGATA è il primo libro-peradam di una collana speciale, intesa a una comunicazione profonda con i lettori in un modo affatto contemplabile nel panorama editoriale volto al grande pubblico.
Per questo, a differenza degli altri miei libri pubblicati da note Case Editrici, ho scelto la pubblicazione in proprio e in edizione limitata, curando personalmente il volume e disegnandone la copertina e le illustrazioni. Questa sarà la formula di tutti i libri della Collana Peradam, concepiti come "cristalli curvi che trascendono le coordinate ordinarie della lettura e illuminano le rifrazioni dell’Anima". I libri-peradam sono intesi come rare opere d'autore.

LA SCRITTURA STREGATA può essere richiesto direttamente a me, anche con una dedica personalizzata, e può essere ordinato nelle librerie e nei siti librari in internet.



Durante il primo mese della pubblicazione, ossia fino al 10/12/2014, vi sarà, solo per gli ordini a me inviati, una facilitazione d’acquisto a € 11, anziché € 12 del prezzo di copertina, compresa la spesa della spedizione.

Uno scrittore in crisi, i personaggi sulfurei de Il Maestro e Margherita, Henry Miller, realtà e immaginazione che si specchiano, una donna tormentata, un uomo accusato ingiustamente, un amore ostacolato, ordinaria follia e evocazione del potere creativo.

Il tutto ben mixato e scaldato a bagnomaria nell’ispirazione. Ecco servita una strepitosa scrittura stregata, che è buona per sognare ancora e risvegliare l’Anima.
Il libro presenta anche le chiavi interiori
del processo creativo e dell'arte della scrittura.


  Due parole su questa speciale Collana. Peradam è il nome dei cristalli, difficili da trovare perché tanto sottili da essere quasi invisibili, che René Daumal ha immaginato nel Monte Analogo. Questi cristalli sono l'unica cosa che, in quel mondo simbolico dell'Anima che è il Monte Analogo, ha un autentico valore condivisibile. Potrei dire di aver trovato tali cristalli scalando il Monte dell'Ispirazione, e mi sento onorato di condividerli con questi libri.

giovedì 6 novembre 2014

L'alieno

   Riccardo si era sempre sentito diverso, inevitabilmente controcorrente nello svolgersi prevedibile del mondo umano, con i suoi corsi e ricorsi saldamente imbastiti alle solite e grossolane meschinerie. Infatti egli sapeva, fin da quando era bambino, le tantissime piccole e grandi incongruenze per cui non poteva identificarsi con l’umanità che vedeva agitarsi intorno a lui.  Di indole contemplativa e sensitiva, iniziando dalla tenera età aveva osservato con distacco e perplessità le evidenti contraddizioni degli uomini, che vedeva affannarsi per cose di scarso valore esistenziale; essi si mostravano incapaci di vivere il presente e di partecipare empaticamente, gli uni con gli altri, al mistero della vita. Mentre il ragazzino si lasciava rapire estasiato dal volo di un insetto, dalla colorata voluttà di un fiore, in generale dallo spettacolo sorprendente della natura, e insieme a questo da ogni baluginio argentato della propria immaginazione, gli adulti che pretendevano di guidarlo si mostravano impoveriti e pericolosamente autoritari. Essi esercitavano le loro credenze e i loro divieti in modo automatico e perentorio, senza mai sentire l’esigenza di verificare consapevolmente le motivazioni dei loro pensieri e delle loro azioni, creando in tal modo, evidentemente anche a loro stessi, inutili costrizioni e conflitti.


giovedì 30 ottobre 2014

Escher: la virtù della visione





Ho conosciuto l’opera straordinaria di Escher all’inizio degli anni ’70. Era quello il periodo della gioventù che rompeva gli schemi della conformità e ricercava nuove dimensioni del mondo e soprattutto della psiche, per cui Escher non poteva mancare d’affascinare. L’occhio della visione, stimolato anche dalle esperienze psichedeliche, trovava nelle costruzioni multidimensionali di Escher delle suggestioni meravigliose: saliva e discendeva le scale delle sue architetture impossibili, esplorava la magia del paradosso, coglieva l’incastro sincronico di conscio e inconscio, gustava l’irrefrenabile metamorfosi e il modo sofisticato con cui i particolari ricomponevano l’unità. Tutto rigorosamente nel bianco e nero, nella polarizzazione di luce e ombra. Infatti Escher ha focalizzato nella sobrietà essenziale dell’inchiostro la proliferazione vertiginosa delle forme, come avevano fatto gli antichi pittori orientali, ma con altro intendimento. Per questo, la sua opera risultava inusuale nell’esplosione ipercromatica e lisergica di quegli anni, tuttavia noi, viaggiatori del Sogno, sapevamo che, se differenti erano i percorsi, identica era la meta: il bersaglio dell’attualità visionaria
.
Se nella psichedelia era trionfante il colore, dionisiaco ed eccitante nelle emozioni, per contro in Escher le emozioni non sono affatto il mezzo scelto per espandere la coscienza, piuttosto si utilizza il pensiero. Il suo lavoro è il frutto di una grande disciplina interiore, che si mostra nel segno ossessivamente meticoloso, nella geometria esatta anche se capovolta, nell’immagine iper-ragionata che prende vita dallo specchio di Alice dell’arte. Il pensiero - perciò il bianco e nero, caratteristico della funzione primaria e binaria della mente - è cristallizzato in un’elevazione di potenza che lo rende capace di disegnare le coordinate esoteriche dello spazio.

 E lo spazio, nell’opera di Escher, si moltiplica in dimensioni sovrapposte e coincidenti, superando il tempo della rappresentazione artistica sino ad annullarlo. Perciò le figure procedono nel campo del disegno trovandosi sempre a ripercorrere l’inizio, restando in apparenza prigioniere dello spazio, ma, nell’alto senso della magia, sono invece liberate dalla bidimensionalità disegnata e rese capaci di incredibili tragitti nell’altrove, dov’è evidente l’arcano del qui-e-ora. Tempo più spazio, così formiamo l’idea consueta del mondo; mancando il tempo, lo spazio diviene un seme di infiniti universi potenziali: questo è il miracolo che Escher ha inteso mostrarci, anticipando le comprensioni della fisica quantistica. I suoi personaggi sono attoniti, privi di personalità e sottoposti al gioco dell’invenzione; infatti non sono intesi come protagonisti, piuttosto come semplici pedine sulla scacchiera multidimensionale dell’immaginazione. E’ l’osservatore il vero protagonista che, sedotto ad addentrarsi nei labirinti concepiti nel disegno, può giungere ad aprire l’occhio che coglie l’invisibile.



ESCHER

Chiostro del Bramante – Roma

20 settembre 2014 – 22 febbraio 2015

venerdì 24 ottobre 2014

Poesia d'acqua




Da molti anni Liu Xiaobo è imprigionato e tenuto in completo isolamento dal governo cinese. Noto intellettuale, il suo unico crimine è quello di essersi schierato a favore dei diritti civili. Sua moglie, senza alcuna motivazione, è invece costretta alla totale emarginazione e indigenza. A Liu Xiaobo viene persino negato il diritto di scrivere, e l’unica possibilità che egli può darsi è quella di intingere il dito nella ciotola dell’acqua da bere e tracciare poesie sulla pietra del pavimento della cella, godendone fino a che i caratteri non evaporano all’aria. L’Occidente gli ha riconosciuto un premio Nobel, sdegnosamente rifiutato dal governo cinese, e poi l’ha semplicemente dimenticato. Ma si sa che le preoccupazioni delle democrazie occidentali, riguardo alle violazioni dei diritti più elementari della persona, sollevano reazioni indignate, e spesso violente, solo quando ledono i loro interessi, o quando danno loro la scusa per impadronirsi, in un modo o nell’altro, di ricchezze come il petrolio e il gas. Davvero nessuno è disposto a sollevare problemi che possano determinare tensioni con il governo cinese, e così inficiare la scalata di quell’ambito mercato. Lo vediamo anche con il problema del Tibet e in mille altre occasioni. Per questo Liu Xiaobo e moltissimi altri dissidenti , certamente non solo in Cina, vengono ingiustamente perseguitati nel disinteresse generale.

Questo non dovrebbe mancare d’indignare al massimo grado ogni persona dotata di un minimo di cuore e buon senso, anche perché è una questione di interesse generale che pone i temi cruciali dei diritti umani, della libertà di pensiero e della cultura. Quello che, per il profitto di pochi, i governi occidentali sono disposti a ignorare, a non tutelare e a prevaricare al di fuori dei loro confini nazionali, equivale alle cose che, in modo più subdolo, essi sono pronti a far pagare anche ai loro stessi cittadini, e già lo fanno. Basta vedere il disastro ecologico e climatico, lo sperpero criminale delle risorse, l’espropriazione tecnologica dell’anima. Insomma, siamo tutti carne da macello, e ci si salva, per così dire, solo nella misura in cui si è ancora docili e adatti e al consumo delle merci imposte dal mercato globale.

Di fatto, ad esempio, in Occidente non abbiamo più una libera cultura, che non è necessario reprimere come fanno in Cina perché da noi basta ignorarla e non darle spazio. Anche in Italia, i veri creativi, non complici del sistema, sono ricattati economicamente e impossibilitati a lavorare, senza investimenti, tutele e spazi dove si renda possibile la condivisione. La voce del libero pensiero è soffocata dalla ghettizzazione e dall’indifferenza generale, intellettuali fasulli e complici popolano i talk show, sedicenti artisti tengono avvilenti esibizioni sul palcoscenico dell’art system. Spetta ad ogni essere umano cogliere la poesia d’acqua, tracciata con dedizione, cuore e verità, prima che essa evapori nei miasmi del progresso. In una rinnovata sensibilità, nutrita dalla partecipazione, vi è il solo germe della ribellione e del rinnovamento.

giovedì 9 ottobre 2014

Attesa


Attesa

Sono appeso a uno scampolo di destino
intarsiato nell’ala irrespirabile dell’attesa
e ritraggo ami furbeschi di pensiero:
non è il caso di sperare ancora.

Consumo quanto mi è rimasto dell’illusione
sgranando un rosario di riflessione
di cui ogni seme è un fiore immanifesto
che riscatta l’orgoglio del giardino.

Questo cuore alita una scansione divina
qui vicino nell’Altrove
l’ Oltrespazio mi richiama
in attesa che null’altro attende
e vorrei ancora soddisfare l’inesprimibile
segnando il geroglifico segreto:
ultima maschera
che l’attesa ricopre come neve.


Satvat