L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

domenica 11 ottobre 2015

L'avventura dello scrittore

IL LATTE DELLA LUPA - 80 pagine - 14 illustrazioni B/N - € 10

  Quella dello scrittore è un'avventura sui percorsi misteriosi dell'ispirazione. Non si può mai sapere dove conduca, ed è per questo che è così affascinante. Porta a addentrarsi in luoghi segreti, ad ascoltare le sagge parole dell'Anima, a evocare le visioni che nascono dal fuoco dello spirito. Lo scrittore apprende ad affidarsi con fiducia, a meditare sul percorso, a sostare talvolta per riprendere le forze, a proseguire con entusiasmo anche quando si pensava che il viaggio della scrittura si fosse concluso.
   La scrittura del mio nuovo libro IL LATTE DELLA LUPA - Rivelazioni sull'Arte è stata costellata da molte sorprese. I primi vagiti della sua nascita si sono annunciati tempo fa con tre giorni intensissimi, in cui un'improvvisa ispirazione mi ha portato a scrivere più di duecento aforismi, una forma letteraria per me inconsueta. Molti di questi hanno formato la spina dorsale del libro, dopo un lavoro di affinamento che è paragonabile alla politura dei diamanti grezzi. Ma ancora non sapevo che ne sarebbe venuto un libro. Invece ciò era ben chiaro nelle intenzioni dell'Artista Interiore, che in seguito, in tempi molto ravvicinati, mi ha sedotto con molti altri scritti sorprendenti e ricchi di significato, facendomi vedere il libro che sbocciava tra le mie mani. E quando per me era compiutamente realizzato, e già pronto per la stampa, ecco che nuove ispirazioni sono arrivate, tanto perfettamente sincroniche da farmi comprendere quanto già facessero parte, nell'immanifesto, del disegno originario.
   Indubbiamente IL LATTE DELLA LUPA è un libro coraggioso, che solo l'Artista Interiore poteva scrivere nella verità che non accetta alcun tipo di compromesso, non come espressione personale ma con una cristallina chiarezza che commuove nella diretta evidenza. Coraggioso perchè presenta l'essenza vitale dell'arte, portando a meditare sul sentimento profondo della vita. Per questo parlare oggi dell'arte, delle sue motivazioni profonde, ha un significato irrinunciabile, e coraggioso. E per questo se ne parla così poco, oggi che non si dà più significato a nulla, che si vive in modo artificioso. Nel mondo che creiamo, tutto viene consumato e si coltivano illusioni spesso perverse, mentre l'autentico significato viene  sminuito con arroganza o ignorato nell'indifferenza. Anche molti artisti, forse per insicurezza, evitano di parlarne, ed è un errore, perché il significato occulto è il nettare dell'arte. Il latte della lupa - il flusso originale dell'arte - è selvaggio e amorevole, è un veleno alchimistico che corrode la menzogna per rivelare l'essenza.
  Questo libro è del tutto inconsueto perché segue il moto circolare dell'ispirazione e della vita, richiamando dal centro del labirinto la facoltà innata della visione intuitiva. Si presenta, come si è presentato anche allo scrittore, come un contenitore del meraviglioso, un cappello del prestigiatore da cui non escono conigli, bensì i ruggiti amorevoli della vita selvaggia e nobile dello spirito.
  

domenica 20 settembre 2015

Il latte della lupa - il nuovo libro di Satvat

Il latte della lupa - edizione solo italiano pag. 80 con illustrazioni in b/n

E' in via di pubblicazione il mio nuovo libro Il latte della lupa - Rivelazioni sull'arte. E' un testo speciale e composito sulla natura illuminante della creatività e dell'arte, che si compone di vari scritti e aforismi; inoltre un'appendice è dedicata alle profonde intuizioni dei grandi artisti. Il libro è arricchito da numerose illustrazioni che espandono le risonanze dello scritto. Seguendo una vivace ispirazione, il testo presenta il ricco affresco dell'arte e dell'Anima offrendo una quantità di spunti di meditazione. La forma dell'aforisma si è mostrata particolarmente efficace, anche per lo scrittore. Infatti l'aforisma giunge con un'essenza rapida e sintetica che arriva direttamente nell'interiorità eludendo i filtri della mente; in tal modo, suscita impressioni immediate e veritiere. Per favorire la più ampia diffusione di questo libro, che parla all'anima di cose irrinunciabili e preziose, l'ho scritto sia in italiano che in inglese.

A differenza degli altri miei libri, ho scelto di pubblicarlo in proprio per avere la massima libertà di espressione, ed anche perchè credo che sia proficuo sviluppare dei progetti di rinascimento culturale e animico con una condivisione il più possibile orizzontale, che sfugga alla logica oscurantista del sistema ed anche alla centralizzazione culturale, non di rado manipolatoria, delle case editrici.

Potete contattarmi per ogni precisazione, e vedere i link dove troverete le necessarie informazioni:

https://www.satvat.it/libri/

https://www.satvat.it/libri/acquisto-libri/

domenica 17 maggio 2015

La meditazione calligrafica 2


Satvat - Giungla sorridente - acrilico su tela


I materiali tradizionali adoperati dai pittori orientali sono una carta molto sottile, impropriamente chiamata “carta di riso”, l’inchiostro e il pennello. L’inchiostro viene preparato strofinando una bacchetta di inchiostro solido su una “pietra da inchiostro”, con l’aggiunta di un po’ d’acqua, sino ad ottenere la giusta fluidità; durante questo cerimoniale, il pittore si centra nella disposizione meditativa. La scelta dei materiali obbliga il pittore a stare con attenzione nel presente; infatti il gesto poco immediato e fluido causa lo spandersi irrimediabile dell’inchiostro sul velo di carta, e in ogni caso il risultato della pittura non è correggibile. Potremmo avvalerci degli stessi mezzi, per calarci nella sfida che essi pongono al pittore, oppure possiamo optare per medium più comuni, come della comune carta da acquerello. Consiglierei di mantenere l’uso dell’inchiostro di china, che ha una fluidità ottimale, ma si possono utilizzare anche acquerelli, tempere, colori acrilici. Si utilizza tradizionalmente il colore nero, e, almeno inizialmente, è preferibile attenersi a questo perché il nero ha la più forte incisività; successivamente, si potrà sperimentare anche con inchiostri colorati.

Vorrei comunque dare dei succinti suggerimenti tecnici per chi intenda cimentarsi a dipingere secondo il modo orientale:

Il foglio di “carta di riso” va poggiato su un feltro che assorba l’inchiostro in eccedenza e deve essere fermato con un peso sul bordo superiore, per evitare che venga spostato dalla pressione del pennello.

Il bastoncino d’inchiostro e il calamaio di pietra sono reperibili in molti negozi di belle arti, ma si può agevolmente utilizzare l’inchiostro di china già pronto chiamato indian ink.

Il pennello orientale è differente da quello che siamo abituati a usare e va tenuto in posizione verticale, impugnandolo con il pollice contrapposto all’indice e al medio. Non va immerso nell’inchiostro per più di due terzi della lunghezza del pelo, altrimenti si sciupa. Prima di intingerlo nell’inchiostro, deve essere bagnato e poi asciugato.


Come si procede nella meditazione calligrafica:

L’intento della meditazione calligrafica è quello di lasciar accadere il segno con somma spontaneità e piena immedesimazione meditativa. Come nel tiro con l’arco zen, il segno che parte da solo, non come atto parziale e volontario, ma certo nemmeno casuale, è la freccia che infallibilmente raggiunge il bersaglio dell’arte, in virtù di un movimento originato dal Tutto.

Ponendosi di fronte al foglio bianco, si svuota la mente da ogni intenzione personalistica, dall’idea di voler realizzare qualcosa; ci si rilassa, ma non cullandosi nell’indolenza, piuttosto calandosi sul fondo del crogiolo dove ribolle l’intento creativo. Si può immaginare di immergersi profondamente nell’hara, localizzato poco al di sotto dell’ombelico, dove palpita il fuoco sacro della vita, riposando in quella luce e dimenticando ogni cosa. Lasciamo che il mondo conosciuto si spenga, e che sia invitato a giungere dal nulla il seme di un mondo nuovo.

Immergiamo con consapevolezza il pennello nell’inchiostro, caricandolo spiritualmente, e semplicemente attendiamo.

Tutto è pronto, e siamo a disposizione della forza, senza fretta alcuna e con massima attenzione: attendiamo il balzo della tigre. E’ un animale poderoso che guata nella selva interiore, questa tigre di sogno che ha scosso l’ispirazione nello zen, e non sappiamo quando deciderà di sferrare l’attacco; ma non la temiamo perché in realtà siamo noi a tenderle l’agguato.

Ecco, arriva… il pennello è posseduto e a sua volta possiede la carta con fendenti di spada, aprendo vie dell’inchiostro dove procede il fremito inesauribile e gioioso della vita. Il tutto si compie in pochi istanti sfuggiti al tempo. Se nel partecipare a questo gioco troviamo una gioia inspiegabile, vuol dire che abbiamo colto nel segno; altrimenti dobbiamo sapere che ci stiamo avvicinando, con la fiducia incrollabile che ogni volta la mira si rende più precisa.

Le fasi salienti del processo sono la preparazione insieme all’attesa del moto dell’ispirazione, l’istante della creazione, la meditazione dei tratti impressi. Quest’ultima fase è di grande importanza, poiché stimola l’intuizione e favorisce la maturazione interiore. Evitando il giudizio, ci si impegna a riconoscere le qualità energetiche dei segni impressi, utilizzando gli errori come opportunità di crescita. Il segno potrebbe, ad esempio, risultare poco fluido, banale e ripetitivo, esprimendo scarsità di linfa vitale; ma ciò non dovrebbe avvilirci, anzi dovremmo rallegrarci di averlo riconosciuto. Si procede, esercizio dopo esercizio, con gratitudine per gli errori, dato che essi ci permettono di rettificare il percorso.

Vedremo che man mano il segno si decanta, assumendo brio e una fantasiosa espressività, un’eleganza spontanea e una perfetta-imperfezione che palpita di vita interiore. Cosa ancora più importante, ci accorgeremo che, nel momento del balzo della tigre, quando la mano con il pennello scatta seguendo le linee imponderabili dell’energia, la nostra anima può seguire il movimento con perfetta immedesimazione, partecipandolo dall’interno del gesto; ed è allora che si libera il getto rinfrescante della gioia.

La meditazione calligrafica, per approfondirsi, dovrebbe essere praticata quotidianamente e seguendo un ciclo di almeno quindici giorni. Può essere un ottimo esercizio di apertura di una sessione creativa, dato che risveglia e corrobora il potere segnico. Una volta affinata, l’espressione calligrafica può essere una forma artistica compiuta, o costituire l’ossatura di una più complessa elaborazione creativa; ad esempio, alcuni dei miei dipinti si sviluppano da una base calligrafica.

giovedì 14 maggio 2015

La meditazione calligrafica 1




Nella pittura vi è un fattore primordiale, costituito dal segno. Ho specificato nella pittura, pur se il potere del segno si esprime anche nell’arte scultorea, per sottolineare che il primo tratto del pennello opera in modo radicalmente diverso dal primo colpo dello scalpello: mentre questo inizia a rimuovere la materia inerte, affinché alla fine risulti il corpo vivificato della scultura, che si può dire era già contenuto in potenza nel materiale grezzo, il segno pittorico porta invece in esistenza qualcosa che prima non c’era. Infatti in pittura, come nel disegno, l’imposizione del segno trae dal non-manifesto e indifferenziato, potremmo dire dal vuoto, la libera traccia della creazione. Con un segno si dà inizio, avviando un destino operativo che va a svilupparsi in modo suscettibile all’ispirazione. Quel segno iniziale si trasforma, si estende, si moltiplica, originando generazioni di forme che assumono legittimamente le qualità del colore. Pensiamo quindi a quanta energia sia contenuta, al livello potenziale, nel segno originale, con il quale viene piantato il seme di un mondo nuovo; e tale forza è data dalla presenza responsabile di colui che lo traccia. In quell’attimo in cui il pennello feconda la carta vergine, l’autore rivendica il diritto demiurgico della creazione; ma, se è un vero artista, non si pone come incauto tiranno, o con sconsiderato automatismo, bensì come appassionato intermediario tra ciò che vuole nascere, traendosi dal mistero inconoscibile, e la manipolazione consapevole delle forze della gestazione interiore e quindi del parto creativo. Ci vogliono umiltà, intuizione, spontaneità, attenzione, amore e gratitudine. Nell’operare creativo si è sempre in bilico tra la nascita e l’aborto, tra la vita e la morte, tra il caos e l’armonia, ed è l’immedesimazione consapevole dell’artista che fa la differenza.

Mentre l’arte occidentale si è mostrata particolarmente interessata alle forme, e quindi ai significati dell’espressione, la pittura estremorientale si è prevalentemente focalizzata sull’investigazione del potere ancestrale del segno, avviandosi in meditazioni stupefacenti sulle mutazioni stilistiche e energetiche della linea. Quando ho preso a studiare l’antica pittura estremorientale, sono stato profondamente colpito dalla profondità meditativa delle sue comprensioni, tanto da dedicare a ciò il mio libro Il Tao della pittura. Per gli antichi pittori cinesi e giapponesi, la linea era il filo del rasoio dove si compivano pericolose esercitazioni sul ciglio dell’abisso, tendendo a suscitare i poteri esoterici del pennello. Volendo andare alla radice dell’intento creativo, essi conobbero del segno tutti gli umori, le attività più fantasiose e creative, persino i colori potenziali e immanifesti, facendone lo specchio perfetto del loro cuore. Per questo non distinsero tra pittura e calligrafia: entrambe rivelano la forza esoterica che origina la vita, nella sorgenza spontanea del fermento creativo che imprime le diecimila danze ispirate alla linea calligrafica.

Quando i pittori moderni cercarono in se stessi la misteriosa origine dell’arte, si trovarono ad essere spontaneamente risonanti con i principi meditativi dell’arte estremorientale, così anche per loro divenne cruciale la riflessione sul potere misterico del segno. Questo fermento meditativo e creativo, che ha colto echi taoisti e zen in modo affatto imitativo, ha investito l’intero panorama dell’arte, e per molti artisti è divenuto il dato fondante del loro lavoro; tra questi, ricordiamo per brevità solo Michaux, Masson, Mirò, Alechinsky, Pollock, Kline, Gorky e Tobey, ma l’elenco dovrebbe essere molto più esteso.

L’artista francese Fabienne Verdier ha raccontato nel libro Passeggera del silenzio la sua avventurosa iniziazione all’arte calligrafica cinese. Il suo maestro le impose di esercitarsi per lungo tempo nel semplice “tratto dritto”, che è il segno di base. L’inesausta ripetizione di quel tratto elementare, risultava insopportabilmente ripetitivo per la mente occidentale della pittrice; ma al suo insegnante ogni segno dipinto, pur se apparentemente uguale ad ogni altro, rivelava lo stato d’animo dell’allieva. Egli sapeva assaporarlo in profondità, quindi poteva giudicare l’umore di cui era infuso. Le insegnava dicendo: "Il tratto è di per sé un’entità vivente: ha un’ossatura, una carne, un’energia vitale; è una creatura della natura, come tutto il resto. Bisogna cogliere le mille e una variazione contenute in un unico tratto" (1). Una simile comprensione motiva anche la nostra meditazione calligrafica.

Non abbiamo bisogno di interessarci della calligrafia orientale, poiché la meditazione del segno è un valore universale, e troveremo in questo esercizio creativo un valido metodo per l’immedesimazione energetica e la comprensione dell’espressione creativa primaria. Si tratta di darsi l’occasione di una produzione segnica spontanea e intensamente partecipata, tratta da un allineamento interiore con il libero fluire dell’energia. La chiamo calligrafica, per libera assonanza con le comprensioni artistiche orientali, ma non ha proprio nulla a vedere con la scrittura ed il linguaggio. Concerne lo sprigionarsi, dall’interiorità creativa, di una forza naturale che si produce in un effetto segnico, in modo simile alle miriadi di segni espressi spontaneamente nella natura: le venature del legno, le crepe della roccia, i disegni vegetali sulle piante. Tale perfetta rispondenza è resa difficile solo dal fatto che la nostra personalità inibisce il flusso creativo naturale: non siamo capaci di lasciar andare liberamente il pennello assecondando intuitivamente questa forza. Quando proviamo a farlo, ci sentiamo inadeguati e spesso reagiamo a questo senso di incapacità tracciando dei segni automatici e casuali, del tutto insignificanti, che esprimono unicamente il nostro malcontento. Eppure la nostra presenza energetica è l’occasione straordinaria della saggia creazione del segno pittorico, che non può certo prodursi da solo. In realtà abbiamo il pieno potere di manifestare un segno pieno di vita, non distorto dal pensiero e gioiosamente sincronico al flusso naturale dell’energia e dell’ispirazione, ma tale facoltà deve essere rivendicata e meditata. Ci siamo allontanati dalla spontaneità, e per ritrovare la vibrante potenza segnica dobbiamo ripristinarla; perciò la meditazione calligrafica ci riconduce, nel corso delle esperienze, alla sua salutare riscoperta.

SEGUE...



(1) Fabianne Verdier – Passeggera del silenzio – Ponte alle Grazie, 2004

mercoledì 6 maggio 2015

Il furto agli autori

Ritengo sia il caso di denunciare un malcostume che danneggia gravemente gli autori. In Italia, che a vari livelli, ancorché istituzionali, si vanta di essere un paese dedito alla cultura, vi è di fatto il massimo menefreghismo per la cultura e per chi la produce. Se è noto, e ben poco importa, che il nostro patrimonio culturale è tenuto nella massima incuria, non è forse altrettanto palese che l'artista è sottoposto ad angherie irrisolvibili nell'attuale contesto legislativo. E' questo il caso degli scrittori che, avendo affidato i loro libri a degli editori, anche importanti e ritenuti credibili, vedono che i loro libri vengono venduti ma non percepiscono le pur minime royalties stabilite contrattualmente. E' chiaro che non si parla di grosse cifre, dato che all'autore vengono riconosciuti, da contratto, percentuali dal 5% al 10 % sulle vendite, a differenza di quanto accade negli altri Paesi (e questo dimostra l'italico disprezzo per la cultura), ma è vergognoso che neppure questo minimo riconoscimento all'autore venga pagato. Con la scusa della crisi, o senza alcuna spiegazione, alcuni degli editori ai quali ho affidato i miei libri, ad esempio Xenia, non comunicano nemmeno più i resoconti delle vendite, figurarsi se pagano i diritti d'autore sui libri che continuano a vendere. Confrontandomi con altri autori ho verificato che ciò è, purtroppo, largamente condiviso. Inutili le telefonate e le mail, a cui regolarmente evitano di rispondere, impossibili gli interventi legali dato che costerebbero tempo e denaro in modo insostenibile. Tale palese ingiustizia, più ancora che essere economica, è un furto operato a danno del talento e del lavoro dell'autore. Credo che le istituzioni dovrebbero tutelare gli autori in modo certo e accessibile, ma si sa che in Italia si tutela piuttosto chi ruba meglio.

Come autore e come individuo che ha appassionatamente operato per giungere a qualcosa che valesse realmente comunicare, lo trovo inaccettabile. Pertanto ho deciso di denunciarlo pubblicamente, chiarendo come sta funzionando la cosa, e di autopubblicare i miei libri come ho già iniziato a fare per quelli della Collana Peradam. Questo vuol essere un invito agli altri autori a fare altrettanto, giungendo a sviluppare un'editoria autogestita che sfugga alle grinfie di un sistema tutt'altro che pulito, sotto molti profili che non di rado influiscono sui contenuti.

mercoledì 29 aprile 2015

Io Sono tutti gli artisti

Satvat - Conosci te stesso - tecnica mista su carta
Stanotte ho sognato che portavo con me la mummia di Van Gogh, come un oracolo carico di magia creativa e di pathos. Al mio risveglio ho scritto questa poesia.



Io Sono tutti gli artisti.
Opero con l'Acqua e col Fuoco
adopero l'Aria e la Terra
nei molti modi degli artisti.
Dall'alba dei tempi
inizio in ogni bambino
maturo con il tempo e l'esperienza
divento saggio quando annullo
il tempo e l'esperienza
e così sarà fino all'ultimo tramonto del sole.
Io Sono tutti gli artisti.
Con le antiche tinture
ho dipinto le caverne
i miei colori sbocceranno nel cosmo
in nuovi mondi abitati dall'uomo
e sono sempre freschi
nell'eterna cava dell'Essere.
Io Sono tutti gli artisti.
Ho creato le forme magiche di tutti i linguaggi
le piramidi gli oracoli gli Dei
il guizzo serpentino delle calligrafie orientali
i tesori visibili e invisibili.
Io Sono tutti gli artisti.
Ho affrescato le dimore della vita e della morte
ho colto le linee prospettiche e le ho superate
per tracciare oltre il confine
ho realizzato la perfetta illusione del vero
ma vi ho rinunciato per una verità più profonda
invento i segni originali di oggi e di domani.
Di tutti i veri artisti mi appartengono
il sogno la passione il genio
il furore la misericordia la melanconia
la grazia l'errore l'alchimia
il segreto la profezia la rivelazione
la scintilla la fiamma la brace
il silenzio il simbolo la parola creativa
la gioia la rabbia la speranza.
Io Sono tutti gli artisti.
Percorrendo la Via dell'Arte vengo
glorificato scomunicato pagato con lenticchie
amato disprezzato perseguitato
condiviso frainteso ignorato
smembrato come Osiride
vendicato da Horus nell'eternità
perché Io Sono tutti gli artisti.
Io Sono non-io
L'Arte E'
e l'erba cresce da sola con innocenza.

lunedì 20 aprile 2015

Cercando la verità nell'arte

Satvat - Cercando la verità nell'arte - tecnica mista su carta
Il vero artista è un cecatore di verità, e può agire per questo nell'arte tramite la finzione. Opera con bugie salutari, nella dimensione illusoria del sognare creativo. Si immerge come un pesce nella profondità sentimento interiore, entrando in contatto con pulsioni nebulose e inafferrabili. Ma ecco che la sua "bugia", che gli ha consentito di intraprendere un viaggio all'interno, ha un esito miracoloso. Infatti arpiona una creatura abissale, che ho disegnato come pesce, simbolo di un contenuto inconscio ancora in via di formazione, sconosciuto.  Avendolo pescato, l'artista può afferrarlo e riconoscerlo. Con tale rivelazione, si libera, dall'interno del pesce, la farfalla che è simbolica della trasmutazione formativa, cosicché il contenuto animico diviene universalmente riconoscibile nella realizzazione dell'arte.

Per questo ho dipinto la maschera/artista come Pinocchio, vestendola con l'abito di Arlecchino; infatti l'artista rivendica tutti i colori della vita ed è un guitto che non prende la vita troppo sul serio, e nemmeno se stesso.

giovedì 9 aprile 2015

L'artista allo specchio

Autoritratto con orecchie da elfo e dragone
In questa nuova serie di dipinti su carta dedicata all'autoritratto, tema per me inconsueto, ho usato la "maschera" per mostrare le fermentazioni universali della vita interiore. Perciò le figurazioni sono spontaneamente risultate archetipiche e alchemiche. 
Ponendosi di fronte allo specchio della pittura, l'artista non si vede nell'apparenza ma osserva il fluire metamorfico dell'energia vivente che si mostra in modi fantasiosi e simbolici per comunicare le immagini metaforiche della Presenza.
Cercando la Verità

Uomo di pace

Specchio alchemico

Conosci te stesso

Auroritratto totemico
L'albero dell'arte

giovedì 19 marzo 2015

L'arte di creare

Satvat - Panorama metafisico - acrilico su tela
Sto ultimando il mio nuovo libro:
L'ARTE DI CREARE
Arteterapia evolutiva e fisica quantistica



Cogliendo una nuova e illuminante prospettiva nella proposizione didattica dell’arteterapia evolutiva, ho tradotto nell’ambito del percorso qui presentato le teorie della fisica quantistica. Le comprensioni della quantistica, come si vedrà, sono straordinariamente affini a quelle esoteriche dell’arte, dato che entrambe si occupano del fenomeno della creazione, indagando sulle sue potenzialità occulte. Non sono un fisico, né uno scienziato, per cui non ho alcuna pretesa di cimentarmi, riguardo alle teorie quantistiche, in una trattazione scientifica; però, poiché mi dispongo ad essere un creatore consapevole, posso esprimermi con cognizione in base alla mia esperienza. Studiando gli sviluppi spirituali della fisica quantistica, mi ha stupito la constatazione di quanto io li avessi già scoperti e applicati nell’ambito meditativo e operativo dell’arteterapia evolutiva. Le metodologie e il linguaggio della scienza sono differenti da quelli dell’arte, ma nella ricerca della Verità unica si trovano ad essere corrispondenti e sinergici.


Quanto viene esposto in questo libro può rispondere a molteplici e diverse richieste che riguardano l’esercizio della creatività artistica ed esistenziale quanto la comprensione del Sé, chiarendo come l’arte possa essere un mezzo efficace per l’evoluzione personale. L’arteterapia evolutiva, differentemente dall’arteterapia generalmente intesa, arricchisce le comprensioni e le facoltà sia terapeutiche che creative le quali sono intrinseche all’artisticità nel senso più ampio, superando l’ambito specialistico che intende la pratica arteterapeutica limitatamente alla modalità della cura. Quindi ha un campo di azione molto vasto che può essere utile ad ogni essere umano. In generale, aiuta a sviluppare i propri talenti creativi e le qualità della sensitività, dell’attenzione, della ricettività, della partecipazione ludica e dell’immaginazione. Inoltre attiva l’emisfero destro del cervello, cosa della massima importanza.


A chi si trova dubbioso o bloccato nell’espressione artistica, l’arteterapia evolutiva può fornire un metodo valido al proprio recupero creativo, sprigionando il talento e le facoltà di cui ogni essere umano è naturalmente dotato, anche se è inibito dal fluire in tal senso a causa dei condizionamenti subiti. Apprendendo a seguire e a elaborare consapevolmente il flusso delle emozioni insieme al lume intuitivo, creare artisticamente diviene un fenomeno spontaneo in cui l’individuo si può rilassare, rigenerandosi nell’intimo contatto con Se stesso e approfondendosi nell’Anima. Lo spauracchio della capacità tecnica e il cruccio di non essere all’altezza, instillati sin dall’infanzia da cattive esperienze scolastiche e famigliari, vengono facilmente superati quando si impara ad affidarsi con attitudine ludica al potere creativo dell’Artista Interiore.

Gli arteterapeuti e coloro che si interessano delle facoltà terapeutiche dell’artisticità, troveranno in questo libro una visione non convenzionale e vivamente sperimentata nel lavoro dell’arteterapia evolutiva, sia nelle sessioni individuali che nel lavoro di gruppo. Da lungo tempo, mi occupo di verificare le ispirazioni che l’Artista Interiore suscita nell’elaborazione spontaneamente creativa delle persone, e che si confermano come occasioni preziose di crescita evolutiva e di guarigione. Credo che questo climax esoterico non possa essere trascurato in ogni tipo di approccio alla Via del Creativo, poiché ne manifesta le qualità essenziali e i poteri disponibili. Altrimenti si resta vincolati a un intendimento prosaico che è incapace di comprendere ed utilizzare i misteri insiti nel processo interiore e alchimistico dell’arte, vanificando le stupefacenti suggestioni dell’Anima.

Agli artisti, la prospettiva dell’arteterapia evolutiva presenta la natura esoterica dei fattori creativi e le chiavi operative che sono utili ad aprire consapevolmente il sacrario della creatività. Suscitando i poteri dell’intento e dell’intuizione, l’artista può comprendere, alimentare ed evolvere, sia creativamente che spiritualmente, Se stesso e il proprio lavoro. Attraversando con saggezza il caos che necessariamente precede ogni creazione, si procede a compiere il processo alchemico dello Spirituale nell’Arte.

Coloro che hanno interesse per le teorie quantistiche, possono trovare nei processi creativi dell’arteterapia evolutiva l’occasione di verificare operativamente le loro comprensioni, cristallizzando il pensiero nella forza del puro intento, meditando le emozioni e risvegliando i sentimenti. Infatti, se compresa e vissuta nella giusta prospettiva, l’arte è una straordinaria manifestazione della Forza Debole che, informando consapevolmente il Campo Madre nel senso evolutivo, suscita la nascita armoniosa del nuovo.

Ciascuno procederà nel suo modo, verificando operativamente le riflessioni, gli esercizi creativi, gli strumenti e le meditazioni che vengono presentati, in modo da scoprire ed applicare evolutivamente lo sviluppo esistenziale del proprio talento. L’andamento del viaggio è costellato di stazioni dove fermarsi a riflettere, a sperimentare e a meditare; nel concepirlo ho applicato le linee guida che nel complesso del mio lavoro si sono dimostrate maggiormente efficaci e condivisibili.

 

venerdì 13 marzo 2015

Le emozioni nell'arte

 
Satvat - Basic istinct - acrilico su tela
Potremmo dire che le emozioni sono come umidità che l’Anima assorbe nell’ignoranza di Sé. La sua consapevolezza è solare, ma giunge frammentata nel mondo e indugia nella valle profonda della vita con raggi che non hanno memoria della loro sorgente, cosicché il singolo raggio tende ad identificarsi con quel poco che riesce ad illuminare. Inutilmente, da questo si tenta di ricomporre il senso di un insieme; quello che ne viene tratto è solo una vita fantasmatica e contraddittoria che viene creduta reale, mentre l’anima continua ad aspirare al riconoscimento olistico della sua divinità incorruttibile. In definitiva, l’identificazione nelle emozioni e nell’ego dipende da una perturbazione della visione. La prospettiva erronea si rettifica intensificando la forza originale della visione: quando si mette precisamente a fuoco l’apparenza, l’illusione evapora poiché è causata dalla distrazione e da schemi condizionati e ripetitivi del pensiero a cui si cessa di dare nutrimento.
Quando l’artista mette in opera le proprie emozioni, la sua dedizione e l’originalità creativa sublimano la sua stessa percezione, così man mano le emozioni personalistiche si decantano rivelando i sentimenti naturali dell’anima che tendono all’armonia e all’unità. Ovviamente può accadere solo se non c’è attaccamento alle emozioni, se si è disposti a lasciarle andare per scoprire ciò che da esse viene celato. Però spesso l’essere umano è un drogato emozionale, perché sulle emozioni, in particolare su quelle pesanti e negative, si fonda l’illusione di essere un ego.
In passato la maestria dell’arte richiedeva di creare nei momenti di alta ispirazione; si insegnava che la pesantezza d’animo nuoceva gravemente all’espressione artistica. Seppure l’artista era umanamente soggetto ad ogni tipo di emozione, nel momento della creazione doveva agganciarsi saldamente alla corrente ascensionale tralasciando la zavorra. Gli artisti moderni, seguendo un impulso inconscio sulla via dell’evoluzione, hanno invece legittimato la totalità del materiale che brucia nel crogiolo delle emozioni. Questo ha reso all’uomo la piena responsabilità creativa, dandogli l’opportunità di divenire un alchimista capace di evolvere se stesso insieme alla propria opera. Infatti la nuova disposizione ha inteso superare la passività religiosa che nel passato ha nutrito l’idealismo artistico, ribadendo quella prodigiosa facoltà di trasformazione alchemica che è insita nel processo creativo, anche se ciò non è stato ancora sufficientemente chiarito.
Prima si pregava per ricevere l’ispirazione, e questa poteva mostrarsi inaffidabile, dato che l’artista, non sostenendo con chiarezza il percorso di individuazione, non aveva il modo di verificarsi e di comprendere come sostentare e trasformare energeticamente il proprio lavoro. Certamente molti miracoli creativi si sono comunque manifestati, però gli artisti non potevano crescere di pari passo con le loro opere, dato che si ponevano come officianti e non come alchimisti. Il senso della rivoluzione espressiva dell’Arte Moderna è stato quello di voler culminare il processo dell’individuazione, e questo è tuttora valido, anzi urgente, pur se è stato tradito.
Effettivamente, partendo dal piombo delle pulsioni grezze si può creare arte vera stando radicati nell’inconscio ma estendendosi verso il Superconscio, nel momento in cui si è in grado di attraversare il caos per giungere a una sintesi superiore ed armonica. In questo caso il fenomeno artistico acquisisce la profondità maturata nell’abisso, la saggezza tratta dal percorso evolutivo che si è attraversato, e la benedizione dell’ispirazione che si è realizzata. Quindi in definitiva la proposta appassionata dell’Arte Moderna è stata un bene, perché ha gettato le basi affinché l’arte fosse più autenticamente esistenziale, però da ciò è venuto un male poiché con poca accortezza ci si è fermati al piombo delle emozioni non evolute, senza porsi il problema di verificarle e trasformarle operativamente. Ritengo che uno dei compiti dell’arteterapia evolutiva sia quello di chiarire l’equivoco, presentando le cognizioni sottili e i mezzi operativi necessari a favorire il processo di comprensione e di trasmutazione.
Nell’attuale fase di sviluppo dell’essere umano, l’artista egocentrico, che informa la sua opera sulle proprie emozioni senza evolverle consapevolmente, è totalmente anacronistico e superato. Quello emozionale è uno stadio che è già stato copiosamente sperimentato nella gioventù dell’Arte Moderna. Possiamo considerare che nella fase giovanile l’emozione è il necessario travaglio che prepara la maturazione dell’individuo; perciò a questo stadio l’Anima trasmette sul piano emotivo un forte quantum energetico, che consente talvolta esiti straordinari. Il fine di tale sommovimento interiore è evolutivo, ma se il passo non viene compiuto l’individuo si trova ad essere bloccato non appena il flusso si esaurisce richiedendo un passaggio di grado. In modo simile, gli artisti moderni hanno vissuto un processo di intensa gioventù creativa che tendeva ad evolvere loro stessi e il loro lavoro; però, non riconoscendo l’alchimia interiore, non hanno saputo culminare il processo.E tale compito è quello che oggi gli artisti più intuitivi e capaci si trovano ad affrontare.

lunedì 9 marzo 2015

Cercando la vera arte

Satvat - L'Uomo Nuovo - acrilico su tela


Si è giunti a pensare che l’arte si occupi essenzialmente di esprimere e comunicare emozioni o concetti, e che ciò sia sufficiente in modo non discriminabile, senza la necessità o la possibilità di una verifica di valore. In realtà la nostra società soffre l’aberrazione di un eccesso di comunicazione indiscriminata, che non distingue il vero dal falso e intasa l’elaborazione cosciente della psiche; non è proprio il caso che anche l’arte alimenti questo pasticcio, e la sua virtù dovrebbe essere l’ispirazione piuttosto che la comunicazione, che ha vie più prosaiche e orizzontali. Generalmente gli artisti e i critici si sentono insultati quando si presenta l’evidenza che non tutto quello che viene artisticamente espresso può essere considerato arte; in nome di una fallace democrazia espressiva e di poco coraggio critico, nella produzione artistica tutto viene giustificato, l’alto e il basso sono posti sullo stesso piano e così il compito essenziale dell’arte viene mistificato e tradito. Mettendo ogni tipo di pulsione tradotta artisticamente in uno stesso calderone, che mescola e inquina i diversi sapori, si confonde l’indigesto con ciò che è saporito e nutriente.

Questo errore, che grava pesantemente sull’arte contemporanea, annullando il riferimento spirituale all’ispirazione e all’elevazione, è dovuto al fatto che non ci rende capaci della lettura energetica di quello che viene artisticamente prodotto. Basterebbe tale consapevolezza per distinguere il valore e il senso dell’arte, dando impulso a un rinnovamento sia della riflessione dell’uomo che dell’intera società; infatti l’arte non è superficialmente accessoria alla civiltà, ma è il veicolo formativo e contemplativo della sua anima. E’ strano che l’essere umano si preoccupi di cose banali e prevalentemente pratiche, tralasciando di responsabilizzarsi e formarsi per gli aspetti vivamente esistenziali, che danno qualità e senso al suo essere e alla sua manifestazione, i quali vengono lasciati al caso. Ci si occupa troppo poco di come vivere e di come morire con consapevolezza, di come coltivare i sentimenti e stabilire la connessione con l’Anima, di come far nascere e crescere responsabilmente dei figli, di come salvaguardare la salute nell’ampia accezione del termine; ed è così anche per quanto riguarda la creatività e l’arte.

Il dibattito sull’arte, che in passato ha appassionato ogni artista, trovando echi significativi nella società, si è completamente interrotto con l’attuale negazione dell’Anima; per la stessa causa non ci si chiede più quale sia il senso autentico della vita e quale possa essere l’arricchimento essenziale dell’essere umano. Se l’Anima è dimenticata anche l’arte diviene un oggetto trivialmente prosaico che, non indicando più la dimensione interiore e spirituale, assume arbitrariamente un valore di mercato. Mentre attualmente ogni tipo di espressione immatura, reattiva, cervellotica e corrotta viene spacciata per arte, il pubblico, distratto, ipnotizzato o nauseato, sostanzialmente se ne disinteressa, o addirittura sceglie le forme più deteriori.

Eckhart Tolle ha chiarito perché questo succeda parlando del “corpo di dolore”, il quale è il carico delle esperienze dolorose ed irrisolte che l’individuo conserva come memorie auto-replicanti che procurano automaticamente delle ulteriori sofferenze. Il “corpo di dolore” agisce come un’entità autonoma che sostanzialmente ricerca e provoca delle occasioni per sperimentare negatività, al fine di alimentarsi. L’individuo si identifica con il proprio “corpo di dolore” e nemmeno tenta di liberarsene, o almeno di avere il buonsenso necessario ad evitare la sofferenza che questo gli richiede costantemente, poiché il dolore è energia contratta che cementa il senso illusorio dell’io, e l’ego è l’unica identità, seppure falsa, che egli riconosce. Perciò si trova a scegliere inconsciamente e compulsivamente delle occasioni disarmoniche, violente e insalubri, nel complesso della sua vita e quindi anche nel suo gradimento delle forme espressive improntate dalla negatività. A questo si deve il successo dei film, dei libri e delle altre manifestazioni “artistiche” che contribuiscono a creare malattia individuale e sociale. Eckhart Tolle ha scritto: "E' nata un’intera industria che incentiva la dipendenza umana dall’infelicità. La gente ovviamente guarda questi film perché desidera stare male. Cosa c’è nell’umano che ama sentirsi male e chiamarlo bene? il corpo di dolore naturalmente. Una gran parte dell’industria dello spettacolo vive su questo. Così, in aggiunta alla reattività, al pensiero negativo e al dramma personale, il corpo di dolore rinnova se stesso col cinema e la televisione1>>.

La maggioranza delle persone ha dimenticato che l’arte, nel suo senso originario, può essere lo specchio dell’Anima e una preziosa fonte di ispirazione, né lo richiede. In tal modo siamo terribilmente impoveriti, non disponendo di questa prodigiosa opportunità per stimolare l’approfondimento introspettivo della visione. L’arte contemporanea è divenuta casuale, decaduta dal cuore alla mente, egocentrica, artificiale, disarmonica, edonisticamente negativa; così è solo un alimento per il corpo di dolore, un ingannevole oggetto commerciale e il suicidio dell’arte. Si è arrivati al punto che è il valore economico a cui un’opera riesce essere venduta che ne decreta il valore artistico, e ci sembra normale. Ma in tal caso non c’è più arte, e sarebbe bene che lo riconoscessimo per capire che invece dovremmo aspirare all’arte che ci rivela a noi stessi e sublima la nostra percezione. Ho ascoltato Osho dire: "Il novantanove per cento dell’arte moderna è patologico. Se dovesse sparire dal mondo, sarebbe una cosa sana e un grande aiuto, non sarebbe affatto un male. La mente moderna è una mente collerica: è piena di rabbia perché non siete in grado di contattare il vostro essere, è in collera perché avete perso ogni significato, perché non sapete cosa sia il valore2".
 
1 E. Tolle – Un nuovo mondo – Mondadori, 2008
2 Osho – Orme sulle rive dell’ignoto - Mondadori, 2000

domenica 1 marzo 2015

Le visioni consapevoli dell'arte

Se è vero che l’aiuto dell’arte, sin dalle sue espressioni primarie, si manifesta al livello individuale nel coinvolgimento operativo, è pur vero che si possono godere i doni dell’ispirazione artistica con la contemplazione, in qualità di estimatori. Espressione matura di una ricerca, l’arte è, come disse Bernard Shaw, lo specchio per guardarsi l’anima; tuttavia il saper guardare in tale specchio non è un’operazione scontata, dato che lo sguardo ordinario è capace di cogliere solo l’ovvietà. La volpe dice al Piccolo Principe di Saint-Exupéry: "Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi". Per partecipare e godere dell’arte, come di ogni altra cosa, bisogna aprire l’occhio della visione, che con nervo di pura luce illumina i misteri del cuore, dove tutto è compreso nell’unità dell’essenza.
Satvat - Sguardo d'aquila - acrilico su tela

Trovo scandaloso che la nostra cultura manchi di stimoli all’approfondimento, lasciando il pubblico nell’immaturità della rispondenza superficiale e automatica. Si può apprezzare solo quello che si è in grado di riconoscere in risonanza, per cui per godere dei misteri dell’arte si richiede un’affinazione percettiva che comporta l’attivazione dell’emisfero destro e l’apertura del cuore. Recentemente alcuni musei dell’arte, ad esempio il MART di Rovereto, hanno organizzato delle visite guidate riguardanti la contemplazione intonata all’arteterapia delle opere esposte. Queste esperienze sono interessanti e aprono la strada a comprensioni nuove ed espansive, che possono arricchire la cultura e la visione introspettiva. Però sono scarsissime le ricerche in questo campo e mancano gli operatori in grado di guidare in tali esplorazioni. Dato che né gli arteterapeuti né i critici d’arte hanno una formazione in tal senso, le loro letture delle opere restano spesso superficiali e in alcuni casi pretestuose.
Ritengo che per sviluppare questo percorso si rendano necessarie le comprensioni dell’arteterapia evolutiva che investiga sui valori energetici, simbolici e trasmissivi dell’espressione artistica. Nel corso della mia ricerca, ho verificato che le chiavi utili a leggere nel cuore delle opere dei grandi artisti non si trovano tanto investigando nella storia dell’arte, bensì stabilendo una vitale risonanza con il fermento interiore che li ha motivati. Potrei dire: conoscendo l’opera dall’interno della sua motivazione, che è artistica, individuale e psicologica solo in parte; infatti il suo tessuto originale è universale e esoterico. Possiamo coglierne il senso essenziale giungendo noi stessi , nella centrale testimonianza da dove si contempla con saggezza l’intero panorama e il dispiegarsi delle forze. Non sono un critico d’arte e non ho la presunzione del sapere intellettuale; forse proprio per questo ho potuto parlare e scrivere molto sull’arte e sugli artisti con innocenza e responsabile confidenza, sapendo di non sbagliare. Sono legittimato nel farlo dalla capacità di ricezione empatica che ho maturato insieme alla comprensione dei fattori energetici.
Satvat - Riposando sotto le Arcate del Tempo - acrilico su tela
 L’arte parla direttamente al cuore, però è la capacità di cogliere i nessi sottili che dispone il cuore all’ascolto e spalanca la porta della percezione. Allora si rivela lo stupefacente universo dell’arte, con i suoi ricami finissimi di sinergie e di contenuti che parlano all’anima dell’Anima. Se è arte autentica, è stata vissuta e meditata dall’autore tanto da conferire significato ed energia, in un modo sottile che l’arteterapia evolutiva può rivelare. In generale, abbiamo bisogno di affinare le capacità percettive, di essere educati a guardare in modo appropriato per capire la realtà di ciò che stiamo guardando, stupendoci di una ricchezza che non avremmo immaginato.

mercoledì 25 febbraio 2015

uno strumento di arteterapia evolutiva: il diario

Immagine del diario di Frida Kahlo

IL DIARIO DELL’ARTISTA INTERIORE

Il diario dell’Artista Interiore è uno strumento costituito dalla registrazione di esperienze e di riflessioni riguardanti la creatività. Vi possiamo annotare pensieri, scoperte e attrazioni (ad esempio presentando una mostra interessante che abbiamo veduto, o un artista che ci ispira) sul vissuto artistico, insieme a produzioni creative immediate, come schizzi, bozzetti, aforismi e poesie. Vi trovano significativamente posto le parole sull’arte che, incontrate in un libro o in un’altra occasione, ci toccano nell’anima. Pure vi si possono incollare delle foto di opere d’arte che troviamo stimolanti, magari arricchendo la pagina con un commento. L’utilizzo di questo strumento è estemporaneo e consacrato al fermare sulla carta le impressioni volatili suscitate dal godimento artistico. Tutto questo testimonierà nel tempo un patrimonio del sentimento creativo che, cumulandosi organicamente nel diario, si stabilizzerà anche interiormente.

Tanto più il viandante creativo riconosce di stare compiendo un percorso di crescita, fecondato da tante esperienze, tanto maggiore è l’entusiasmo che lo accompagna. La mente però non è interessata a registrare come tale il bagaglio delle varie esperienze artistiche, poiché non le ritiene pragmaticamente utili; quindi ognuna delle esperienze resta isolata come episodica e non va a rinforzarsi nell’insieme. Il senso del diario dell’Artista Interiore è quello di riunire i gioielli per mostrare, a se stessi, il valore complessivo del tesoro. Scegliamo per il diario dell’Artista Interiore un quaderno che ci piace e consacriamolo alla bellezza. Tutto ciò evoca una sensazione di abbondanza, che è quello di cui necessita il sentimento artistico per svilupparsi. Nell’arte, come nella vita, non cresce nulla di buono da impressioni di ristrettezza; bisogna riconoscere di essere ricchi, soprattutto interiormente, per sviluppare una ricchezza sempre maggiore. Infatti, come ha detto anche Cristo, a chi ha verrà dato in abbondanza, mentre a chi non ha sarà tolto anche il poco che ha.

mercoledì 11 febbraio 2015

La comprensione della bellezza


Satvat - Oasi fluttuante - acrilico su tela

E’ comprensibile che la bellezza e l’armonia portino salute, ma appaiono concetti troppo astratti e relativi per essere applicati. Si dice che è bello ciò che piace e la banalità di questo assioma determina una situazione fangosa da cui non spunta il loto della scelta consapevole.

E’ importante riconoscere che quello che piace non è, in larga misura, una risposta libera e naturale, dato che frequentemente è il risultato di un condizionamento, di un sentimento coatto e di pulsioni massificate. Ciò che piace è spesso cibo insano da fast food, in senso effettivo quanto metaforico, poiché si è spinti dalle mode, dalle abitudini e da meccanismi inconsci che il Sistema sa ben sfruttare per corromperci in modo funzionale al suo dominio. Ad esempio, a chi mi esprime ammirazione per un’opera di Fontana, consistente in una tela tagliata, chiedo di rinunciare totalmente all’apprezzamento ideologico e al pensiero, guardando con occhi innocenti, simili a quelli di un neonato. Quando la persona si rende capace di tale immedesimazione, azzerando le sovrastrutture mentali, si accorge da sola che sta considerando una banale tela tagliata. Invece facendo questo esercizio davanti a un’autentica opera d’arte, se ne può cogliere con lucidità la preziosità del lavoro che ha saputo esprimere un’effettiva ricchezza dell’Anima. Se non si è innocenti e consapevoli, si diviene incapaci di cogliere la realtà di ciò che si sta osservando, poiché, come nella storia del Re nudo, si vedono solo i condizionamenti ideologici che si stanno proiettando.

La libertà è la condizione più elevata che è possibile all’essere umano, il suo splendido tesoro che deve essere scoperto. Ognuno di noi può comprendere, come il gabbiano Jonathan Livingston, che "l’unica vera legge è quella che conduce alla libertà. (…) Altra legge non c’è". Tale è la nostra inesauribile possibilità di grandezza. Ma la libertà è ciò che porta ad evolvere per librarsi sempre più in alto, mentre non c’è alcuna libertà nel rimestare negli strati bassi dove la mente di massa dimostra di trovarsi più a suo agio, dove, spalleggiandosi l’un l’altro, si apparecchia il banchetto delle convenzioni e della menzogna. E non vi è libertà nemmeno dove, con reattività e insidiosa faciloneria, si rivendica l’arbitrio che effettivamente imprigiona. In definitiva, solo l’individuo consapevole e maturo può conoscere l’irripetibile sapore di ciò che fa crescere dal di dentro le ali e rende possibile il volo della percezione.


Certamente deve esserci il massimo rispetto per le scelte e le predilezioni individuali ma, affinché siano realmente libere e feconde, devono essere accompagnate da una capacità di lettura di un disegno più ampio e meno casuale, che sappia rilevare l’effettiva natura degli elementi e delle forze in gioco, verificandone il significato occulto. In verità la bellezza e l’armonia fanno parte di un moto interiore dell’essere umano all’elevazione e alla libertà, avendo un valore universale che, pur tradotto soggettivamente, tende ad avvicinare l’oggettivo. L’arteterapia evolutiva può guidarci al reale piacere dato dal saper partecipare all’attività delle leggi del Creativo, riconoscendo le situazioni che possono donarci occasioni di salute ed ispirazione.

domenica 8 febbraio 2015

La coltura dell'arte

Satvat - JAZZANDO COL DRAGONE - acrilico su tela, 2015


La Storia mostra, con abbondanza di esempi, che quando gli artisti sono più creativamente vitali e si riuniscono, promuovono un significativo rinnovamento che investe ogni aspetto della società e del costume. Tale trasmissione avviene in modo spontaneo quanto misterioso, e può occorrere del tempo prima che se ne possano apprezzare gli effetti. Più è alta la fiamma dell’arte, tanto più rapidamente accende gli stoppini dell’anima degli uomini. 
 
Si può anche valutare che la migrazione degli artisti in aree depresse risolleva le stesse dal degrado, formando centri pulsanti e operativi da cui si diffonde, in modo ribelle, la nuova cultura. Questo è avvenuto, ad esempio, dagli anni Quaranta nel Village di New York, continuando ad estendersi in molte città americane. Lo stesso si era prima verificato a Parigi, nelle fucine di Mont-Martre e Montparnasse dove, lavorando al crogiolo dell’anima creativa, si forgiò l’istinto libertario dell’uomo moderno. Attualmente, l’esempio evidente di tale processo è Berlino dove, pur nella confusione che attanaglia l’arte contemporanea, gli artisti si sforzano nel dare nuovi impulsi. In fondo agli artisti importa poco che il sistema economico li utilizzi come agenti del risanamento per innalzare gli indici del mercato immobiliare, se trovano l’occasione per lavorare ed esporre in modo quasi gratuito. 
 
Da altre parti, quasi ovunque per la verità, si fa di tutto per rendere impraticabile la vena creativa. Tuttavia l’arte pretende la maggior condivisione, perciò aborre i ghetti ma non cresce a meraviglia neppure nelle oasi. L’ambito più appropriato della sua coltura è il cuore dell’uomo, in modo che da lì, dal sacello palpitante dell’individualità, possa propagarsi viralmente contaminando benignamente l’umanità intera. Infatti tutti i cuori sono universalmente connessi nel mistero dell’Anima, e al livello del cuore gli antibiotici (anti-bios ossia anti-vita) della mente non hanno effetto. Questa è l’inesausta speranza, e non è poi tanto peregrina, se basta accendere una candela per disperdere anche la coltre più greve dell’oscuramento.




venerdì 23 gennaio 2015

L'uomo semplice

Satvat - L'UOMO SEMPLICE - acrilico su tela, 2014

L'uomo semplice è l'uomo del Tao, che fluisce con spontaneità e arrendevolezza con la vita. In questo quadro, ho semplificato al massimo la struttura dell'espressione, in modo da comunicare la pace dell'essenzialità, come in certi dipinti orientali. La figura è disarmante ed ha un'apparenza androgina, che allude alla congiunzione alchemica degli opposti. Sul suo dito è posata una farfalla, simbolo della fioritura animica. L'ombra è tinta d'arancione, colore espansivo, per mostrare la risoluzione dell'oscuramento. La vegetazione esprime la lussureggiante e armoniosa selvatichezza della Vita e con i suoi fiori sparge le fragranze dello Yin e dello Yang. La roccia è come l'onphalos di Delfi, l'ombelico del mondo; da questa sboccia il fiorellino dell'innocenza.

mercoledì 14 gennaio 2015

Il creatore

Satvat - IL CREATORE - acrilico su tela, 2014
In questo dipinto ho meditato sulla presenza creativa dell'artista, rappresentato come musicista dato che l'arte è sempre una conformazione armonica di vibrazioni. Nella pittura, le linee e i colori esprimono, nel senso sottile, una composizione di frequenze, e la significativa consapevolezza dell'artista porta a dare vita ad un tessuto vivamente sinergico ed ispirativo. L'artista si rende capace di creare un mondo nuovo, prima nell'anima (infatti nel dipinto la forma creata si sviluppa sulla sinistra, nel regno dell'Anima) e poi nel frutto manifesto  che viene originato dall'accadere creativo.

Nel rendersi partecipe di tale processo, attingendo dal serbatoio universale dell'ispirazione e della virtualità creativa, l'artista stesso si trasforma, venendo investito del senso profondamente alchimistico della creazione, che è la trasmutazione del potenziale indifferenziato in una nuova e matura espressione della realtà essenziale. Affinando la propria opera al massimo del potenziale, l'artista affina se stesso e si matura mettendo le ali; questo processo è indicato dalla metamorfosi della maglia della figura, il cui tessuto si dispiega come le ali di una farfalla che esce dal bozzolo.

giovedì 8 gennaio 2015

Gerico blues

Satvat - GERICO BLUES (musica ribelle)- acrilico su tela cm 40x60

In questo dipinto ho inteso rappresentare la creatività ribelle della musica, come dell'arte in generale. La creatività è naturalmente ribelle perché concerne l'ispirazione del vero e del nuovo, che non può accettare alcuna falsità, o coercizione, o consuetudine massificata. La forza ribelle dell'arte è in parte l'innocenza del bambino che sbugiarda il Re nudo, ma è anche la capacità di concentrare l'energia per costituire un effetto dirompente del nuovo, colmo di bellezza e saggezza che si oppongono alla bruttura e all'ignoranza.

La città biblica di Gerico pareva resa inattaccabile ed inespugnabile dal suo potere che imponeva arrogantemente al mondo, ma dando fiato alle trombe magiche è stata facilmente polverizzata. Questo è un simbolo evidente che ci ricorda qual è la Sorgente del vero potere, contro il quale ogni Sistema titanico è effettivamente impotente, che nasce dall'allineamento con il flusso creativo della Vita. Credo che questo dovrebbe essere l'impegno di ogni artista, e di ogni essere umano, per contribuire al risveglio e alla radianza formativa della consapevolezza.

venerdì 2 gennaio 2015

Canto della vita nuova

Satvat - Alchimia della visione - acrilico su tela
Canto la Vita nuova:

Di smeraldina clorofilla
che cerca il Sole dell'anima
per risalire e crescere
e fortificare il corpo
e sviluppare forme nuove
e richiamare i fiori
dall'invernale dimenticanza.

Per rimettere radici nel Se stesso
amare di nuovo
sorridere ancora
accarezzare ogni cosa
riattizzare il fuoco
sillabare canzoni nel vento.

Capace dell'impensato
di giocare con le materie e creare
di fantasmagoriche visioni
di sprigionare sentimenti
capace soprattutto d'abbracciare.

Che sa di pane fresco
odore di neonato
petali dischiusi
effluvi corporali dell'amore
ambrosia degli Dei.

Che appare come campanile dalla nebbia
come sole sorgente dal mare
come fata nelle luci ombrose del bosco
come l'amata al risveglio quando l'incubo è dissolto
come l'annuncio della pace sul campo di battaglia.

Che abbandona le rinunce e le speranze
i malumori e i legacci
gli aguzzini e i predicatori
i diavoli e gli angeli inconsistenti
i veleni e gli avanzi
la solitudine e il sonno della massa.

Canto la Vita nuova
che torna a noi
ancora e ancora in ogni momento
per ricordarci e celebrare
d'essere padre madre e figlio
di Se stesso.


TANTISSIMI AUGURI DI UN FELICE PROSPERO E ILLUMINATO 2015