L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

martedì 31 maggio 2011

Dalì, Picasso e Mirò in mostra a Firenze

Questa mostra di Palazzo Strozzi a Firenze si sviluppa intorno a un'idea originale e interessante, che conduce il visitatore a ritroso nel tempo. Partendo dalla maturità artistica di Picasso, Mirò e Dalì, si è indotti a tornare all'indietro sulle loro orme - segnate da opere squisite e poco mostrate - per ritrovare le sorgenze dei loro impulsi creativi. L'espediente del percorso inverso è particolarmente efficace, poiché ci coinvolge in un senso di memoria, che in qualche modo possiamo sentire intimamente; e in effetti il percorso di un artista non risulta mai strettamente individualizzato ed estraneo, ma testimonia evoluzioni dell'Anima che hanno segnato il tempo, e che ineffabilmente appartengono, al di là del tempo, ai processi evolutivi di ogni anima.

A mio avviso, riflettendo su questa mostra si può gustare la grazia di quella freschezza sorgiva della creatività che procede con massimo entusiasmo e gusto della scoperta, la quale permane sino a che non sono stabiliti dei punti d'arrivo, contraddistinti da una supponenza di maturazione. L'artista che sente d'essere giunto ad un culmine d'espressione tende spesso a omologarsi sui raggiungimenti del proprio lavoro, divenendo ripetitivamente troppo simile a se stesso. Non si perde più in vagabondaggi estatici, perdendo l'innocenza. Ma il vero artista costantemente impara e dimentica, lasciandosi indefinitamente sorprendere dalle fioriture estemporanee dell'Interiore.

venerdì 27 maggio 2011

EDUCARTE - Corso di arteterapia

Prende il via il nuovo progetto di EDUCARTE del centro Mandala di Orvieto, nel cui ambito terrò una intensa giornata di arteterapia dedicata alla pratica della pittura e del disegno.

INFORMAZIONI E ISCRIZIONI SU

Chiaramente potete contattarmi per ogni chiarimento e qualsiasi altra eventualità.

Melting summer

Satvat - Risveglio di una notte di mezza estate - acrilico su tela, 2011
Questo è uno dei quadri che ho dipinto per la mia prossima mostra a Ferrara, Melting Summer. Ho elaborato un affresco delle possibili suggestioni di una notte d'estate, intesa come spazio atto alle rivelazioni dell'anima, quindi come occasione di un possibile risveglio. ci sono molte cose, dal buddha a Eros e Psiche, sino a un piccolo crop circle.

MELTING SUMMER
CHIOSTRO di SAN PAOLO
PIAZZETTA SCHIATTI - FERRARA
8 - 13 GIUGNO 2011

Sarò presente i giorni 11, 12, 13 GIUGNO


domenica 8 maggio 2011

L'artista come Rishi


"L'artista come rishi" è il tema di una interessante mostra attualmente in corso a Roma, in tre spazi espositivi di particolare rilevanza: il Museo Nazionale d'Arte Orientale, la Sala 1, e Bibliothé. Il rishi era il veggente dell'antica India dei Veda, la cui apertura al sacro trasmetteva puramente nel mondo il potere evocativo e formativo dello Spirituale. 
A mio parere, ogni vero artista è ineffabilmente un rishi, nel senso che accoglie una visione ben più espansa di quella comune; è interiormente pervaso dalle correnti impersonali dell'ispirazione e della creazione, e questo lo tiene nel qui e ora, libero testimone del fluire della Vita. Per questo è in grado di creare il nuovo, con l'innocenza del non-sapere che si affida totalmente alla saggezza dell'accadere. 

Credo che il tema di questa mostra sia fondamentale nella comprensione dell'autentico senso dell'Arte e dell'essere artista. Riflessione oggi quanto mai opportuna, in presenza della profonda crisi che sta investendo l'uomo contemporaneo, facendo sembrare vera la decadenza d'ogni senso. Con il crollo delle ideologie, della religiosità canonica e di ogni tradizionalismo, sembra che l'essere umano risieda in un deserto meccanicistico – deserto perché privo di anima – lui stesso ridotto a macchina atta a produrre e consumare. In tale vacuità manifesta del senso sociale, l'uomo si paralizza nel terrore, divenendo facile preda degli sciacalli. Ma il vuoto, che vediamo facilmente come minaccia, è potenzialmente colmo di Vita e di facoltà di creazione: a ben vedere da tale vuoto emerge il senso più maturo dell'individualità, insieme ad ogni veritiera realizzazione; ma per comprenderlo bisogna rinunciare ad ogni illusoria stampella. 

L'artista, per poter creare, deve trovarsi consapevolmente nel vuoto, che è - ancor più radicalmente - vuoto di sé; in tal modo riceve l'Ispirazione. Come diceva Gaudì, l'uomo non può creare ma è la Vita a farlo. Perciò l'artista, come rishi, può lasciarsi attraversare dal flusso e comunicare lo splendore che è occulto nella Vita stessa, traducendolo con afflato poetico. Così può essere esemplare di una freschezza, di un moto spontaneo dell'essere, che resta radicato nel mistero della trascendenza. 

Le opere esposte nella mostra L'artista come rishi hanno ovviamente segni ed esiti diversi, ma ognuna di esse esprime la meditazione di un artista che si è interrogato intimamente, cercando nell'anima un ponte che collega al sacro. Ciò è quello che dovrebbe fare ogni artista. Trovo in questo una perfetta assonanza con la spinta interiore che da sempre motiva il mio lavoro, e una particolare sincronicità con la nuova mostra che sto preparando: 10000 Buddha – Officina di Risveglio.

L'ARTISTA COME RISHI
dal 5 maggio al 7 giugno 2011

Palazzo Brancaccio - MNAO
Via Merulana, 248 Roma

Sala 1 - Complesso monumentale della Scala Santa
Piazza S. Giovanni, 10 Roma

Bibliothé Contemporary Art
Via Celsa 4-5 Roma

mercoledì 4 maggio 2011

Vitamine spirituali

Satvat - Vitamine spirituali - acrilico su tela, 2011

L'arte ha valore in quanto esperienza dell'interiorità animica, in senso alchemicamente spirituale. Secondo il Dalai Lama, ad esempio, "il valore dell'arte è nel fare in modo che le persone, le quali altrimenti guardano fuori, si volgano all'interno". Nella propria interiorità l'essere umano si confronta con il mistero che lui è e che tutto è. Al di là della densa coltre dei pensieri superficiali, assolutamente insignificanti, si incontra il regno fluttuante delle emozioni, in cui fermentano pulsioni di ogni genere, sia grevi che elevate. L'arte contemporanea ha peccato nel non voler fare distinzioni, dando valore all'emozione in quanto tale; ossia si è pensato che qualsiasi emozione può travasarsi in arte, senza innescare alcun processo alchemico di sublimazione. Lo capisco, l'intenzione è stata quella di superare i blocchi del precetto di valore, che indubbiamente è relativo e fuorviante; tuttavia, come possiamo vedere, la cura del dogmatismo estetico e morale è stata, alla fine, quasi peggio della malattia, in quanto ha favorito un'arte violentemente reattiva, mentale e immatura. 

Se tutto va bene, se tutto è arte, si annulla effettivamente il vero valore dell'arte, che si verifica solo quando l'artista si approfondisce meditativamente nell'Ispirazione. Ci si dovrebbe volgere all'arte per trasmettere e ricevere delle vitamine spirituali, delle ispirazioni elevate che difficilmente, come ha intuito Kandinsky, possiamo incontrare altrove. Invece la rabbia, la frustrazione, l'arroganza, e tutte le altre emozioni negative che oggi infestano l'arte, tutto questo s'incontra dappertutto. No, non tutto è arte, e nemmeno è vero quello che diceva Joseph Beyus, che ogni uomo è artista. Certo, potenzialmente ogni uomo può essere artista, ma purtroppo pochi hanno il coraggio di esserlo, temprando il cuore, raffinando l'intuizione, dedicandosi anima e corpo a un percorso arduo, che toglie da se stessi. È vero, come ha detto il Dalai Lama, che "non può esserci un mondo pacifico senza avere una mente pacificata"; nello stesso modo, senza pacificare meditativamente i conflitti della personalità non può esserci un'arte autentica, ricca di vitamine spirituali.

lunedì 2 maggio 2011

Un raggio di Sole

Stamattina ho incontrato una signora che è mia cliente, e cordialmente ci siamo messi a parlare del più e del meno. Ad un certo punto, con un bel sorriso, mi dice: Ma lo sa che i suoi lavori, che mi danno così tanta pace e gioia, mi hanno recentemente aiutato in un momento difficile della mia vita? Invece di rivolgersi al neurologo o allo psicologo, come le aveva consigliato il suo dottore, ha deciso di seguire la propria intuizione, che l'ha spinta ad effettuare delle sessioni di intensa contemplazione di alcune mie opere in suo possesso. E, me lo ha comunicato con semplice e viva gratitudine, la cosa ha funzionato. 

Una confidenza come questa è il miglior compenso per tutto l'impegno, la meditazione e le difficoltà del lavoro nell'arte, nel senso che dà un'onda di ritorno alla grande energia profusa; così si crea un cerchio, che è un abbraccio in cui ci si ristora. La soddisfazione che ho provato non ha nulla di personalistico, dato che non creo dal mio ego: so bene che è l'Arte, la Vita, che crea il miracolo artistico. Tuttavia quando si risveglia una simile pura rispondenza la gioia è naturalmente condivisa. L'artista ha vissuto la magia dell'ispirazione e l'ha posta in opera, trovando qualcuno che ha saputo assaporare appieno quella stessa magia: così è straordinario quanto naturale. 

Molte volte ho vissuto con i miei clienti delle situazioni simili a questa, e lasciatemi dire che trovo che sarebbe strano il contrario, data la devozione di quando creo; infatti, se l'artista scompare nella creatività, allora è il divino che agisce, per cui i miracoli possono tranquillamente verificarsi. Già per l'artista è un miracolo, e può esserlo per molte altre persone; questa è la vera magia dell'Arte, spesso dimenticata. Però è anche vero che situazioni simili a questa si sono fatte piuttosto rare negli ultimi tempi, perciò sono ancora più preziose. Oggi le persone si sono fatte più chiuse, piene di paura e cinismo. Ma ecco: si schiude un fiore di gratitudine (sia nella signora in questione che in me) e nella giornata grigia sembra splendere il Sole.

domenica 1 maggio 2011

La morte sorridente

Satvat - La morte sorridente - acrilico su tela, 2011

La morte che sorride è quella che non esiste. Nonostante le nostre visioni limitate e le nostre interpretazioni, la vita non giunge mai ad uno stop irrevocabile, ma è intimamente nutrita d'irrefrenabile trasformazione, su livelli più o meno densi. Ogni fine è un nuovo inizio, una superiore rigenerazione. 

La coscienza buddhica ride dell'idea della morte, perché è essa stessa l'ineffabile testimonianza del fluire metamorfico della vita; da tale alta consapevolezza può osservare con imperturbabilità e saggezza tanto l'apparente annichilimento discendente che la nuova sorgenza dell'energia vitale. Per evidenziare questo, ho ripreso fedelmente nel quadro le antiche raffigurazioni alchemiche della nigredo (il corvo) e della sublimazione (la colomba). Ho dipinto la testa di questo Buddha come un teschio, riferendomi al fatto che in Oriente il Maestro è visto anche come morte, dato che il suo insegnamento è volto a cessare l'illusione dell'ego che separa la coscienza dell'uomo dalla beatifica immersione nel Tutto. Tale lezione – puntualizzata dal particolare mudra della mano destra – è per il discepolo un intenso processo alchemico di solve e coagula che infine sboccia nella pura radianza spirituale. Per mostrare questo processo ho utilizzato i simboli della sacra Trimurti induista (tartaruga, teschio, loto). 

Per le misteriose sincronicità dell'arte e della vita, dopo che ho iniziato questo dipinto la malattia di mio padre si è repentinamente aggravata. Al capezzale della sua dipartita dal corpo, insieme al mio dolore di figlio, ho testimoniato l'immenso mistero della vita e della morte, il dramma insieme all'estasi della liberazione dai vincoli della forma. Dopo, quando ho ripreso i pennelli per ultimare questo quadro, l'ho fatto con la più grande commozione; dedico questo dipinto a mio padre, e a quanto mi ha insegnato sia con la sua vita che con la sua morte. È il mio modo di augurargli buon viaggio e una splendente vita nuova.