L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

lunedì 29 ottobre 2012

Creatività e marketing

Satvat - Idra danzante - acrilico su tela

Sentiamo sempre più frequentemente ripetere che la creatività è il mezzo per risollevarsi dalla crisi. Mi sentirei di sottoscrivere questa affermazione, ma certo non nel senso che è usato dagli imbonitori del sistema. Infatti per creatività essi intendono l’invenzione e la produzione di servizi e merci in qualche modo innovativi, competitivi e più tecnologici, per conquistare fette di mercato. Questo, nell’attuale fase di depressione economica e di crollo dell’illusione consumistica, è un ulteriore tentativo di proiettare il miraggio della restaurazione del sistema fatiscente che ci ha fatto precipitare nel punto critico in cui ci troviamo, che è un punto di non ritorno a meno di non cambiare radicalmente rotta. Vogliono dirci: stringete i denti, pagate tutti i sacrifici (inutili) che vi chiediamo e continuate ad illudervi che la macchina che spreme le vostre vite sia giusta; basta solo resettarla con creatività=scaltrezza e vi condurrà sul viale beatifico del progresso. In tal senso la creatività ha il falsato significato di un marketing, che è stato promosso negli ultimi decenni distruggendo la vera creatività, la dignità del lavoro e la cultura, espropriandoci, sia al livello individuale che sociale, di ogni vitalità interiore ed estetica. Creativi sono considerati i baroni della finanza, della tecnologia, dell’alta moda, dell’arte intesa come business; possiamo ben vedere dove ci hanno portati: a una perdita totale del Sé, dell’ispirazione, del buon gusto, dell’artigianato, della ricchezza culturale, della rispondenza ai bisogni naturali e del benessere esistenziale.

In realtà è creatività fare un lavoro con amore e totalità, con propulsione d’anima e meditazione; in tal modo si condivide ispirazione, celebrazione e bellezza. Chiaramente ciò diviene difficile nell’attuale clima di chiusura ed insensibilità; perciò, se vogliamo risollevarci creativamente dal crollo del passato, ognuno deve rendersi responsabile di accogliere e favorire le opportunità dell’ispirazione, facendo delle scelte consapevoli riguardo allo stile di vita, esercitando il buon senso e aprendosi al senso spirituale della bellezza. Dostoewsky scrisse che la bellezza salverà il mondo, ma ciò è possibile solo se la riconosciamo scartando la bruttura che, spesso mistificata dalla moda e dall’incuranza, corrode il mondo e la nostra anima.
 
Sono convinto che la creatività possa indicarci una nuova direzione, poiché ci può riconnettere con la vitalità insopprimibile dell’essere, donandoci l’occasione di scoprire e di applicare i nostri talenti nascosti. Divenendo intuitivamente creativi, mettiamo radici nel movimento universale e generativo della Vita, diveniamo integrati, rispondenti a noi stessi e alle nostre emozioni autentiche. Solo così possiamo recuperare un veritiero senso di identità e nuove visioni creative del mondo che intendiamo costruire per noi e per i nostri figli. Dobbiamo svegliarci dall'incantesimodell'espropriazione esistenziale ed animica, tornando ad essere capaci di coscienza sociale, condivisione e cultura. Poiché, davvero, la mancanza di tutto questo è la morte della civiltà umana.

giovedì 18 ottobre 2012

L'arte della citazione



Satvat - Buddha metafisico - acrilico su tela


Nei miei lavori recenti, ho utilizzato diffusamente la citazione di altri autori. Non solo nei miei libri (come nel Il Tao della pittura, nel Manuale di scrittura creativa, e anche nel Fare Anima di prossima pubblicazione), ma anche in alcuni dipinti. In questo periodo di oscurantismo e di totale deprivazione culturale, ho tenuto ad evidenziare la ricchezza corale della consapevolezza umana che riverbera, in modo cristallino ed efficace, mediante l’arte. 

Mentre il sistema ci espropria di ogni identità e dignità culturale, volendoci ridurre a zombi insensibili e privi d’intelligenza, ho utilizzato l’arte della citazione per risvegliare il sentimento profondo e la memoria di quanto è stato operato da individui ricchi di genio, che hanno tracciato nelle loro opere delle consonanze che appartengono all’eterno presente dell’anima umana. Tali arricchimenti, essendo universali, non sono effettivamente alienabili e riaffiorano in ogni opera geniale; ma possiamo, come sta accadendo, dimenticarli dimenticando noi stessi, ovvero la rispondenza esistenziale con la nostra interiorità. 

L’arte della citazione è un cameo che impreziosisce il lavoro di un autore, richiamando al fuoco della creazione altre nobili fiamme che sinergicamente alimentano più luce e più calore nell’anima. Ma se la citazione è un mero esercizio di retorica o uno sfoggio di cultura, allora è come sabbia che soffoca il fuoco. Bisogna piuttosto essere folgorati, innamorati della citazione, per poterla esercitare con efficacia ed ispirazione. Bisogna essere totalmente risonanti con quella frase o con quell’immagine, sapendo che la sua perfezione non potrebbe essere superata. Solo così, in un sentimento empatico di comunione, la citazione non viene presa a prestito ma risulta attuale ed effettivamente appartenente, poiché ha messo radici nell’anima.

martedì 16 ottobre 2012

Il dubbio dell'artista

Satvat - Gioia della non-scelta - olio su tela


Ogni artista attraversa la fase del dubbio sulla qualità del proprio lavoro. Si è messo alla prova nell’arte, unendo l’esprit volatile dell’ispirazione alla passione ed al proprio talento; ma, alla fine, come stabilire se l’opera ha davvero valore? Sino a che essa cresceva in lui con adesione amorevole, la gioia dell’avventura creativa era la miglior riprova del valore. Però, dopo il distacco dall’opera formata, si installa nella mente dell’artefice il giudice che la soppesa crudelmente con le titubanze dell’io. L’io è sempre insicuro, poiché è per sua natura diviso e lontano dall’autentico sentire, e in più è suscettibile al giudizio delle altre persone.

 Pollock reagì violentemente alla registrazione filmata del proprio operare, perché a quella osservazione meccanica ed esterna si attaccava il complesso delle sue personali insicurezze. Per rassicurarsi, spesso l’artista tenta di rafforzarsi nella costruzione dell’io artistico, cementandolo con la prosopopea della carriera. Ma in tal modo diviene imitativo del già fatto, incapace di creare davvero, così com’è accaduto a molti artisti che, una volta affermati, si sono limitati a replicare la cifra del loro successo. La gioia dell’arte fluisce sempre dall’innocenza, dall’essere puramente rispondenti al flusso creativo dimenticandosi dell’io che programma e desidera. Bréton disse che non poteva sbagliarsi, dato che non aveva stabilito prima che cosa voleva. 

In definitiva, l’artista resta in amore con la sua opera quando non impone la limitatezza del pensiero, ma resta intensamente vero e respons-abile (capace di risposta) nel processo dell’accadere. Allora sì, egli comprende con gratitudine la qualità spirituale del proprio lavoro.

domenica 7 ottobre 2012

La scrittura dell'arte

Hieronymus Bosch - Il giardino delle delizie (particolare)


Scrivendo un nuovo articolo su Bosch (che proseguirà le mie esplorazioni artistiche sulla rivista Oltre Confine, dopo gli articoli su Van Gogh e Klee) mi sono soffermato sul  modo misterioso in cui mi trovo a parlare degli artisti. Quel che mi accade non è una visione dall’esterno, bensì un autentico sentimento dall’interno; dal fondo interno impersonale di me stesso, che ha una saggia risonanza con l’interiorità dalla quale l’artista ha, nel suo modo originale, vissuto e operato. Ciò ovviamente supera le mie cognizioni intellettuali, spalancandosi in un vasto campo intuitivo dove mi trovo magicamente a indossare la presenza creativa dell’artista su cui sto scrivendo, riconoscendola così intimamente. 

Potrei dire che, superando il limite asfittico dell’io, l’Artista Interiore, che è universalmente tutti gli artisti - ossia il fondamento spirituale che vitalizza ogni esperienza artistica - scrive facilmente e con saggezza di se stesso e di quanto ha vissuto nei panni di persone diverse, lungo il flusso temporale. In effetti, nella mia esperienza dello scrivere vi è un azzeramento del tempo, che resta estraneo all’intuizione, ed è per questo che può essere restituita intatta quella fragranza, senza il vincolo del sapere ma piuttosto con la fluida libertà del vissuto. Parlo di questo per mostrare come la profondità dell’Anima, in cui pesca ogni vero artista, abbia un unico centro di squisita testimonianza e presenza. 

In tali occasioni, scrivo come medium, ma certo non dando voce ai fantasmi decaduti di ciò che è stato; ciò che risuona è invece l’eterno presente, che è fluito nel tempo con passo di danza, mantenendo vitale la brillantezza delle mille esperienze creative. Forse così accade in virtù dell’amore che ha mosso le schiere degli artisti a creare con intensità sacrificale, consumando il fantoccio dell’io per far nascere un sogno preso dall’Oltrespazio, là dalla fornace primordiale dei segni e dei sentimenti  profondi che schiantano la porta del cuore per invitare il Mistero e la Vita. In questa missione impossibile, essi hanno tremato, confidato, esultato e patito, avendo ragione e torto, gloria e fallimento; perché per l’artista non importa davvero realizzare o conquistare, bensì trovare un tesoro da vivere, rendendolo manifesto. In ogni caso, al di là della storia, è ogni volta il battesimo di una esistenza preziosa.