L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

martedì 20 aprile 2010

Il segreto della creatività 4

L'apprendimento del linguaggio artistico, in ogni forma d'arte, comporta un'appassionata verifica dell'esperienza interiore. Ad esempio, il pittore che stende il colore, non lo muove solo esteriormente, ma anche in se stesso; facendolo si confronta con i propri climi emozionali, dato che le frequenze cromatiche sono risonanti con le frequenze energetiche ed emotive della sua aura. Perciò imparando a conoscere e gestire un colore nella pittura,egli può penetrare profondamente in un'atmosfera dell'anima, riconoscendosi e riequilibrandosi. Tutto ciò può avvenire anche istintivamente, tuttavia questa virtualità d'intima conoscenza, tramite la manipolazione delle materie, aumenta in modo esponenziale con la partecipazione cosciente al processo. Ovviamente ciò accade per ogni aspetto dell'opera, e inoltre ogni aspetto non resta isolato, ma si riflette sinergicamente con ogni altro. Questo vuol dire che, ad esempio, la scienza esoterica del colore si intreccia significativamente con quella della forma.

Gli artisti d'avanguardia del '900, come Kandinsky, intuirono l'importanza del riconoscimento del linguaggio esoterico della creazione, elaborando delle sistematizzazioni che, risentendo dell'impostazione della loro epoca, sono state eccessivamente razionalistiche e scarsamente meditative. Però ciò che avevano intuito (l'opera come specchio operativo dell'anima) resta per noi di vitale importanza. Si è però preferito fare dell'arte un'arena della speculazione concettuale, piuttosto che progredire nell'approfondimento di quella preziosissima intuizione. Ciò ha posto l'Arte al di fuori dell'Anima, e ha tolto all'artista il nocciolo pulsante della sua esperienza creativa.

Dobbiamo riportare l'esperienza artistica nell'interiorità, in quel crogiuolo di fermentazioni animiche da cui, mediante la saggezza operativa, si può trarre l'oro filosofale dell'autentica Ispirazione. Facendo questo, ogni operazione dell'Arte riacquista il giusto significato esoterico, permettendo all'artista di crescere e meditare nell'operare. Così egli può scoprire i propri tesori espressivi ed intuitivi, ed essere guidato a maturare creando. Così la sua opera non rimarrà vincolata all'ego, ma sarà capace di librarsi e comunicare una forza d'armonia spirituale.

Ritengo che questa sia l'ultima frontiera dell'Arte, che può restituirle dignità e significato. A ciò ho dedicato la mia vita e la mia esperienza dell'Arte, ciò insegno nei miei corsi e tramite i miei libri. Credo tuttora in un nuovo Rinascimento, e sono grato ed empaticamente risonante con tutti coloro che, faticosamente ma appassionatamente, stanno verificando questo nel proprio lavoro.

domenica 18 aprile 2010

Il segreto della creatività 3

Essendo una pura rispondenza al flusso dell'energia interiore, la stessa che genera ogni vita, l'Arte non può effettivamente essere insegnata. Tuttavia può essere trasmessa la coscienza metodologica atta ad ascultare il palpito interiore. Siamo volti prioritariamente all'esterno, ed essenzialmente distolti da noi stessi. Si rende perciò necessario un processo educativo che ci dia gli strumenti e le occasioni di una reale riconversione alla creatività spontanea, che altrimenti rimarrebbe latente, impossibilitata ad esprimersi.

Il compito prioritario dell'insegnamento artistico è quello di portare ad una "visita interiora terrae" alchemica, ossia ad un'esplorazione dei terrritori emozionali, sensitivi e visionari dell'individuo/artista. Ma, come insegna l'Alchimia, ciò non basta; l'esperienza interiore può essere maturata, e in tal caso si aprirà all'universale; però potrebbe anche rimanere superficiale, grezzamente umorale e catartica. L'Arte Contemporanea è soffocata dall'incomprensione di questo fatto evidente, tanto che si limita a produrre e ad ufficializzare espressioni che sono immature, istintive e personalistiche. Ma l'istinto non è Arte, quanto non lo è la sua sofisticazione culturale.

Come diceva Proust "in arte non conta l'esperienza, ma l'esperienza interiore". Resta da vedere che cosa sia effettivamente l'"esperienza interiore". Tale fremito vitale, che attraversando l'artista giunge a creare un "nuovo" tanto saturo di Vita da poterla trasmettere e quindi ispirare, è necessariamente un frutto maturo, che può formarsi solo mediante la partecipazione consapevole dell'artista. Nella "visita interiora terrae" si deve rettificare, cioè sublimare, ciò che vi si trova, strato dopo strato sino a raggiungere la pura ispirazione universale. L'insegnamento artistico dovrebbe sospingere sino a questo punto, rendendo l'artista responsabile di ciò che crea, ovvero capace di rispondere ad impulsi purificati e più elevati di quelli personalistici.

Inoltre l'educazione artistica dovrebbe fornire gli strumenti necessari a coniugare con sapienza il linguaggio espressivo, con una meditazione che renda consapevoli del suo valore. Per esempio, il linguaggio della pittura si esercita mediante le virtualità artistiche ed evocative delle forme e dei colori; su ciò il pittore deve riflettere, per concepire l'opera con la cognizione appropriata. Per poter esprimere qualcosa, si deve necessariamente utilizzare un linguaggio idoneo, ma stranamente molti "artisti" si mostrano orgogliosi dell'insufficenza e della casualità del loro linguaggio. E' vero che, raggiunta la maturità artistica, l'Arte fluisce in un non-sapere innocente, ma l'ignoranza non è mai innocente. L'apprendimento del linguaggio creativo è, in ogni forma d'arte, un metodo libero ma significativo per giungere a maturare la saggezza intuitiva e innocente dell'Arte.

giovedì 15 aprile 2010

Il segreto della creatività 2

Essendo un flusso connesso alla creatività universale, l'arte non può effettivamente essere insegnata, né essere appresa. Si possono imparare le tecniche dell'espressione artistica, ma il suo nume è un segreto dell'anima e va quindi meditato e pregato. Poiché siamo distolti da noi stessi e dalla nostra interiorità essenziale, ciò comporta un grande impegno, un risalire appassionatamente la corrente che ci disperde nel mondo, al fine di ritornare a casa. E' necessariamente un atto totale e ricco di pathos, in cui verifichiamo i nostri limiti e procediamo a creare spazio, affinché possa essere accolta la vera ispirazione.

Giunti a casa, in intima corrispondenza con noi stessi, la creatività fluisce naturalmente e senza sforzo, poiché la profondità dello spazio interiore è osmoticamente connessa con un'immensa forza creativa; questa rimane misteriosa pure per lo stesso artista, inconoscibile, eppure nell'accadere è sempre intuitivamente e intimamente riconosciuta. Il grande lavoro di formazione che ogni artista (come ogni essere umano) deve sostenere, consiste proprio nell'attualizzare il processo meditativo che lo restituisce a se stesso; è uno sforzo consapevole e terribilmente impegnativo per maturare l'assenza di sforzo in cui fluisce liberamente il Creativo.

Per la mia esperienza, posso dire che questo tesoro naturale, ma anche difficile da diseppellire, vale tutti gli sforzi necessari e la dedizione della propria vita, poiché si va a realizzare il proprio "volto originale" e a stabilire una stupefacente comunione con il Tutto. La Via dell'Arte è un mezzo straordinario per crescere attraverso le emozioni, sino alla gloria rispondente dello Spirituale. L'artista trae dal cilindro magico della Vita delle forme puramente evocative che lo aiutano a riconoscersi nell'essenza, e queste, non essendo personalistiche, possono ispirare tutti coloro che hanno mantenuto la sensibilità necessaria.

martedì 13 aprile 2010

Il segreto della creatività

Per essere puramente creativi, c'è un unico semplice segreto: essere aperti all'ispirazione e pronti a scomparire. L'ego non può essere creativo, al massimo può "fare" esercitando una tecnica, ma ciò è ben diverso dall'autentica creazione. Il fare è legato al passato, è una ripetizione metodologica che è priva di vita, avulsa dalla fragranza del nuovo.Come diceva Gaudì, l'uomo non può creare, ma può partecipare testimoniando creativamente la virtù naturalmente e spiritualmente attiva della Vita. Per farlo deve rinunciare ai propri sogni limitati e disporsi meditativamente ad essere colto di sorpresa, intuitivamente flessibile al vento dell'ispirazione. Allora il suo agire diviene una danza spontanea e libera dal controllo, in un non-fare estatico attraverso il quale può manifestarsi la volontà misteriosa e saggia del Creativo. Il vero apprendimento dell'arte è sostanzialmente il riconoscimento, da parte dell'artista, della propria nullità e dell'esultanza che deriva dal seguire puramente il flusso.

sabato 10 aprile 2010

Nuovo orizzonte



Questa scultura, che ho realizzato in argento, si intitola "Nuovo orizzonte". Abbiamo bisogno di contemplare un nuovo orizzonte, che sia elevato rispetto al piano materialistico e profondamente malato che ci si vuole continuamente mostrare. Una diversa linea d'orizzonte che approfondisca lo sguardo, che sia danzante e amica, nuovamente preziosa, ricca di riflessi. Ed anche uno schermo pulsante che ci rispecchi la nostra possibilità di espansione empatica, senza darci immagini preconfezionate e banali.

Per costruire il Nuovo orizzonte ho lavorato con un mosaico di frammenti, componendo una struttura libera e significativa; e in effetti solo da noi stessi possiamo trarre una nuova prospettiva, sanando le frammentazioni della nostra anima sino a recuperare l'integrità dimenticata.

giovedì 8 aprile 2010

Se ne può fare a meno?

Mi è stato chiesto come si possa continuare a seguire i sogni delicati dell'Arte, in un mondo sociale che è volto a tutt'altro, in una direzione che è diametralmente opposta. Forse l'artista è incantato da un sogno romantico per cui deve continuare a creare i propri mulini a vento? In verità mi pare chiaro che se vi è un mulino immaginario, drammaticamente irreale, e proprio quello di questa umanità dissennata che si è allontanata da se stessa e dall'autentica rispondenza alla Vita; le sue pale girano vorticosamente inseguendo l'incubo venale di una ricchezza poveramente materiale, macinando destini, sprazzi d'anima e intuizioni d'amore, senza alcuna comprensione né misericordia.

L'artista è invece disposto ad aprire l'occhio, scandagliando in se stesso ed in ciò che lo circonda sino a suscitare una fiamma di verità e di bellezza. Lo fa perchè è sospinto dalla necessità interiore, che lo porta a provare "il piacere dei saggi" e a volerlo condividere. E' un moto naturale, quanto lo sbocciare di un fiore, profondamente empatico con l'enfasi creativa della Natura. Perciò non si attende ricompense né riconoscimenti, semplicemente condivide questo fluire, ed è sempre grato, sia quando riceve l'apertura di un'anima che quando incontra un cuore chiuso, per il quale prova autentica compassione. E' grato per la straordinaria ricchezza che attraversandolo si è veicolata nel mondo, è grato per esserci e per essere testimone, è grato per aver potuto ancora danzare seguendo la musica dell'Esistenza, è grato soprattutto perché non potrebbe farne a meno.

lunedì 5 aprile 2010

Le materie: la pietra


La pietra è l'ossatura della Terra, che si rigonfia dal cuore profondo del globo sino ai picchi innevati. Pur se anch'essa si consuma, impercettibilmente sfaldandosi, dà l'idea dell'eternità immobile. Per questo, sin dagli albori della civiltà, l'uomo ha utilizzato la pietra per scolpire i propri sogni assoluti, illudendosi di farli immortali. Personalmente non ho questa ossessione; consapevole che tutto muta incessantemente, come scultore prediligo pietre tenere, suscettibili alle modificazioni causate dal tempo: tufo, alabastro, peperino. Forse perché ho ancora negli occhi antiche cattedrali scolpite nell'arenaria, con le loro statue suggestivamente masticate dal tempo; ed anche il Foro romano, consunta e pur bella memoria di un impero. Le antiche vestigia di pietra hanno rinunciato all'orgoglio; divenendo docili all'incedere del mutamento, mostrano una fragilità quasi umana e commuovente.

Scolpire quindi non con orgoglio, ma con modestia, restando vicino alla Natura e ai suoi ritmi. Scolpire sì, soprattutto per rintracciare la saggezza arcaica celata nella pietra, la potenzialità rigenerativa e silenziosa che riposa indisturbata nell'ossatura del mondo. Affidare un segno alla pietra equivale a stabilire un patto, a recitare una parola magica con volontà creativa e certezza. E formare una nuova figura di pietra è occupare lo spazio con una presenza stabile, quasi un idolo che è una concrezione solida di materia fecondata di significato.

Ma la pietra concepisce nelle profondità anche semi di luce: cristalli e gemme per i quali sento una reverenza sacrale. Sono "pietre filosofali" del compimento dell'alchimia terrestre, sature di magia stupefacente; un mondo brillante e rarefatto in trasparenza, che riluce oltre la fisicità, in una pura irradiazione di colore e vita segreta. Ne ho ascoltato e compreso i sogni nascosti, le potenzialità ancestrali, ponendoli in opera nei miei gioielli e nelle mie sculture.

domenica 4 aprile 2010

Un bel libro sulla pittura

Ho recentemente scoperto che è stato pubblicato in Italia un libro sui discorsi di Shitao sulla pittura. A suo tempo avevo faticato dovendoli leggere in francese. Questo straordinario pittore cinese del '600 trova una profonda eco con la mia anima, tanto che gli ho dedicato molto spazio nel mio libro Il Tao della Pittura. Consiglio vivamente di leggerlo, poiché la saggezza non è mai lontana nel tempo, né geograficamente.

Shitao - Sulla pittura - Ed. Mimesis

giovedì 1 aprile 2010

Il compito dell'artista

Oggi sembra assurdo parlare del compito dell'artista. Oggi che si è determinata un'arte di regime (dei critici, della finanza, della politica, della moda) che è totalmente sconnessa dal genio della cultura e dal corpo della società; oggi che si mostra che non ci sia più nulla di vitale da esprimere, ma solo artificio e implosiva provocazione; oggi che la vera trasgressione sarebbe tornare alla bellezza; oggi che parlare di forza espressiva dell'anima (tema portante dell'Arte Moderna)viene ridicolizzato esaltando invece l'imperativo effimero della mercificazione dell'arte; oggi che sembra non ci sia più nessuno a cui importi, tranne gli "ingenui" artisti che continuano a coltivare la visione, ed ovviamente tutti coloro che continuano a guadagnarci, magari sfruttando gli artisti. Sembra davvero una fola d'altri tempi, roba da sognatori "noiosi" come Kandinsky.

Eppure io credo che sia importante, addirittura necessario. Siamo fino al collo nella menzogna e nell'anti-creativo, si cerca di trasformarci in automi incapaci di pensare e di "sentire" autonomamente, in statistiche di consumo e in forzati della disperazione. In tale espropriazione dell'arte della vita (avete notato? mai più si parla di "qualità della vita"), l'arte può ritornare ad essere un contenuto importante, proprio perché può parlare all'anima, resuscitando una fierezza che sia capace di immaginare e di essere. Fallito il sogno del '68 di portare l'immaginazione al potere, credo che oggi si debba rifondare il sogno espressivo e creativamente vitale dell'individuo.

Se chiunque trovi in sè una piccola luce saprà condividerla, allora si avrà una grande luce, costituita dall'insieme delle mille fiammelle. Come ho scritto nel mio romanzo L'Arcobaleno del 2012, si deve formare una massa critica della coscienza, in modo da avviare una trasformazione radicale; ed è davvero una questione di vita o morte. Basta con il pessimismo, la diffidenza e la sfiducia con cui anche gli artisti continuano a tarparsi le ali, restando in improduttiva solitudine. Mi auspico una "guerriglia creativa", fondata sulla consapevolezza e l'amore, che parta da ogni individuo capace, trovando le occasioni e i mezzi per condividersi ed espandersi. Con la pura gioia di farlo dato che, anche se ci hanno condizionato al contrario, questa è la vera natura dell'essere umano.