L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

mercoledì 27 maggio 2009

L'ETERNO RITORNO DELLA PITTURA


Gao Xingjian, nel 2000 premio Nobel per la letteratura, ha scritto:
"Tornare alla Pittura è tornare all'inizio della Pittura, cercare le sue radici perdute, ritrovare la fiducia prima di mettersi a dipingere".

Gettando lo sguardo sul panorama dominante dell'Arte, pare che la Pittura sia passata di moda, tanto lo troviamo ingombro di artifici mentali e tecnologici. In realtà, la Pittura non ha nulla a che fare con la moda, essendo una vibrante riflessione dell'Artista Interiore, una facoltà naturale ed insopprimibile dell'essere umano. Il pittore non ha smesso di coltivare quell'impulso spontaneo per il quale tutti i bambini disegnano, permettendogli di maturare nella verità delle proprie esperienze e nella consapevolezza. Esercitandosi nell'ignoto, egli affronta un viaggio esistenziale ed artistico che è essenzialmente una ricerca del proprio "volto originale", poichè la Pittura, più delle altre arti, è proprio come uno specchio. Alfine, quando ha raschiato a fondo i propri sogni, egli trova un puro riflesso. Allora, e solo allora, vi è vera Pittura, e può verificarsi quel misterioso evento per cui in quel poco spazio, nel campo esiguo di un dipinto, possono riverberare le sincronie dello spazio infinito, le stesse che congiungono la nostra apparente ristrettezza con la gloria universale di cui siamo inconsapevoli portatori. E' questo un segreto che il cuore riconosce, quindi la Pittura non rimane un fatto privato, bensì una rivelazione che viene condivisa. Ma per fare vera Pittura,bisogna "tornare all'inizio della Pittura", ritrovarne le "radici perdute" che affondano in profondità nell'Anima. Se ignoriamo la Terra fertile dell'interiorità, dove possiamo mettere tali radici? Forse negli artifici della mente? Quale nutrimento potrebbero trarne? Queste domande sono quanto mai importanti per riscoprire il senso autentico dell'Arte, che sembra ormai perduto solo perchè ignoriamo il vero oro, accontentandoci di usare la carta straccia con cui ci scambiamo illusioni. Eppure, come dice Gao Xingjian, basta un pò di fiducia, in noi stessi e nel Tutto, per rinnovare la genuina ispirazione.

venerdì 22 maggio 2009

IL GIOIELLO TOTEMICO PERSONALE




Una quindicina di anni fa, studiai un pendente per una mia cliente, una nota giornalista che scriveva su una rivista esoterica. Quando mi misi all'opera per realizzarlo, mi accorsi che le mani andavano per conto loro e, per quanto tentassi di correggere il tiro, il gioiello veniva molto diverso dal progetto. Avendo impostato il mio percorso lavorativo in senso alchemico, non potei che assecondare il flusso. Tuttavia, quando la cliente venne a ritirare il pendente, ero decisamente in imbarazzo nel presentarle un lavoro dalle forti connotazioni maya, totalmente dissimile dal bozzetto liberty che lei aveva approvato. Però, con mia sorpresa, la signora si commosse e mi chiese come avevo potuto intuire che proprio con i maya lei sentiva una forte corrispondenza; inoltre aveva la strana impressione che quel gioiello fosse suo da sempre. Da questo episodio, mi trovai a riflettere sulle sincronicità che erano entrate in gioco; in tal modo giunsi ad elaborare una metodologia di canalizzazione creativa che mi ha consentito di realizzare per amici e clienti dei gioielli totemici personali. In effetti, non ho potuto imparare a farlo, poichè ogni sforzo in tal senso risultava fallimentare; ho semplicemente appreso come rinunciare ad ogni sforzo cognitivo e permettermi di essere vuoto. Nella fiducia di tale spazio, la cosa accadeva, e continua ad accadere, con impressionanti riscontri e feedback energetici. A chi mi chiede come so farlo, devo confessare che non so affatto come e perchè succede. Sorprendentemente, nonostante io non abbia mai pubblicizzato questa facoltà (che l'Esistenza esercita attraverso di me), negli anni mi sono trovato a creare un centinaio e più di queste opere speciali. Le persone arrivano a chiedermele, anche da lontano inviandomi una loro foto, per via di misteriose connessioni e sincronicità, in un miracolo di pura fiducia; fiducia da parte mia, nel farmi totalmente da parte, e fiducia da parte del cliente, dato che il progetto non può venire discusso o modificato, altrimenti diventa un'altra cosa. Eppure il risultato è sempre straordinario, manifestando spesso anche particolari simboli ed altro che, riguardando le storie personali, non avrei proprio modo d'immaginare. Ciò ha innescato una serie di episodi curiosi e divertenti. Il gioiello totemico personale è sempre in argento (yin) ed oro (yang), per simbolizzare le interconnessioni delle due correnti nella costituzione individuale. Io lo vedo come un modello che, rappresentando le intime potenzialità della persona, ispira alla loro maturazione, aiutando a superare i tranelli della personalità. La struttura formale di tali opere è intonata ad una geometria simbolica che può essere intuitivamente decodificata, fornendo preziose indicazioni; chiaramente, anche la scelta delle gemme è fortemente significativa, secondo i principi della cristalloterapia. Questa esperienza è per me il culmine delle potenzialità alchemiche che per più di venti anni ho esplorato nel mio lavoro, descritto anche nel mio libro "Cristalli, il Potere della Luce" - ed. del Cigno -1999. E' qualcosa di intimo che ho avuto la grazia di condividere, gioendo di quell'aiuto sottile che è giunto agli altri. Ne parlo qui, sia perchè sono spronato a farlo, sia perchè ritengo possa far riflettere sul senso autentico e spirituale del gioiello. Il gioiello, che anticamente era vissuto come amuleto e talismano (certo, non senza superstizione), è decaduto in artificioso e non risonante ornamento, al massimo un vezzo di ricchezza materiale. Persa la corrispondenza simbolica, persa l'intuizione dell'artefice, persa l'impronta energetica della lavorazione manuale, perso finanche ogni senso d'armonia e di stile, è divenuto una cosa volgare. Sono forse gioielli quella ferraglia (tipo Breil) che paradossalmente viene proposta in gioielleria, o quelle patacche stampate in oro con cui qualcuno si ostina ad agghindarsi? Anche con tali falsità aumentiamo la nostra falsificazione, mentre un baluginio di verità potrebbe aiutare a rivelarci a noi stessi.

mercoledì 20 maggio 2009

LA MOSTRA DI HIROSHIGE


Ho visitato, al Museo della Fondazione Roma, la bella mostra su Hiroshige. L'esposizione è veramente ben curata: ottimale la coniugazione tematica delle stampe; suggestivo l'allestimento; interessante il materiale documentario. Utagawa Hiroshige è stato un maestro dell'ukiyo-e, delle "immagini del mondo fluttuante" che fecero della silografia (stampa da matrici incise nel legno) una gloria giapponese, esportata dall'inizio dell'800 anche in Occidente. Queste stampe, mirabilmente disegnate e vivacemente colorate a tinte piatte, compongono un catalogo estremamente vario di immagini esotiche: geishe, attori del kabuki, paesaggi, piante e animali. Esse contribuirono a diffondere in Europa un particolare gusto per il "giapponismo", affascinando anche grandi artisti come Van Gogh e Monet, i quali trasfusero quelle suggestioni orientali nelle loro opere. Quasi in contrapposizione con la spiritualità zen che ha informato ogni espressione dell'Arte del Sol Levante, l'ukiyo-e celebrava la seduzione del mondano. Per liberarsi dalla sofferenza, che è insita nella vita, il Buddhismo Zen predica la trascendenza, mediante la realizzazione di mushin, la non-mente. La pittura ad inchiostro (zen-ga, sumi-e e calligrafia) fu praticata nei monasteri zen come disciplina per riconnettersi con la verginità originale della non-mente, manifestando visioni ardue e selvagge da cui trapela lo Spirito dell'Interiore, le quali inducono ad assaporare lo "smisurato", la "grande Immagine senza forma" del Tao. Invece le "immagini del mondo fluttuante" sono a misura della superficie del mondo, di un effimero (fluttuante) che, pur percepito come tale, invita ad un coinvolgimento estetico dei sensi, collezionando il piacere dell'immagine, estensivamente replicata a beneficio di un vasto pubblico. La nascente borghesia apprezzava grandemente quelle stampe che raffiguravano i giochi dei sensi, il divertimento del teatro popolare, la vita della grande città; inoltre, l'anima agitata dall'impegno quotidiano poteva rilassarsi nella contemplazione delle saporite cartoline della Natura. Quelle dell'ukiyo sono produzioni d'alto artigianato, in cui la decorazione non è fine a se stessa, ma è espressione di un raffinato senso mediano in cui nulla eccede. I maestri di quest'arte (soprattutto Hiroshige e Hokusai) sono riusciti ad essere artisti senza attizzare il fuoco mistico della creazione, proprio perchè hanno fatto della modestia un virtosismo. Così hanno potuto raccontare le mille storie, senza venirne consumati; agendo da dietro le quinte dell'Arte, hanno avuto il valore d'aver perfezionato l'inquadratura, elaborando un linguaggio quasi fotografico di grande raffinatezza. Seppure noi passiamo di fronte alle loro opere mantenendo naturalmente la distanza, non potendo percepire il "grande brivido" dell'Arte, comunque la nostra anima si gratifica nella contemplazione di una straordinaria maestria formale ed estetica.

lunedì 18 maggio 2009

L'INFINITO ISTANTE DELLA POESIA

Mi è capitato in mano un libro di poesie che ho pubblicato nel lontano 1988. Alcune di esse ardono ancora d'un fuoco che mi ha scaldato il cuore.

Creatività

C'è chi lo ha visto
rampare d'ignoto
fischiando l'irriverente
risata geniale,
spiegare le ali soddisfatte
al crepuscolo
delle nostre coscienze intorpidite,
invitare bambini eterni
a voli magici
dentro loro stessi.

C'è chi ha riconosciuto il suo volto,
chi ha chiamato il suo nome:
immaginario palpitante,
mistero celato dietro la maschera.

la Poesia è impulso di un attimo, allorchè il favo del cuore è talmente ricolmo che trabocca una stilla di miele. Quel nettare, raccolto dai fiori d'un misterioso giardino, ha il calore del Sole che l'ha maturato e le fragranze sottili che si sprigionano quando giunge la notte. Il poeta lo assapora sulle proprie labbra e lo traduce in parole. Se le parole ordinarie sono infrante dal tempo, quelle della poesia rimangono intoccate, galleggiando come le note di una musica che può essere colta nel silenzio. Senza sapere da dove, se si diviene silenziosi, continua a giungere quella voce di un istante infinito che è pura rivelazione. Non appartenendo nè all'io nè al tu, può indefinitivamente toccare ogni cuore.

venerdì 15 maggio 2009

Universal Web










Universal Web è un tema che ha ispirato alcuni miei dipinti. Ho riflettuto su una bella intuizione degli antichi Celti. Essi concepivano l'Universo come un'immensa ragnatela costituita dall'intrecciarsi d'innumerevoli filamenti di energia. Questi danno origine ad ogni cosa, stabilendo una rete dinamica di relazioni tra le diverse manifestazioni. il flusso dei fasci d'energia si modula in modo multidimensionale e talmente complesso da poter apparire caotico, ma in realtà è governato da un'armonia superiore, da un Logos divino e misterioso. In ciò si rivela anche la legge dell'interdipendenza universale, poichè l'attività di una parte fa vibrare il corpo complessivo della ragnatela cosmica. Per esprimere tutto questo sulla tela, mi metto totalmente a disposizione di quanto mi attraversa nel momento, e procedo a dipingere in modo istintivo e caotico, mantenendo però l'allineamento con il non-fare meditativo dell'Artista Interiore; cioè procedo in totale agnosia, lasciando che ogni pennellata segua liberamente l'energia del momento. Ci vuole un'estrema fiducia nell'accadere; se anche per un istante si subisce l'incertezza e ci si lascia prendere dall'ansia di voler governare l'espressione creativa, allora cessa la magica rispondenza e ci si trova a combattere con un caos irrisolvibile. Se invece si rimane nella fiducia meditativa, sorprendentemente si procede secondo un'ineffabile armonia compositiva. Ciò può sembrare strano, perchè in genere la preoccupazione del pittore (come di ogni essere umano, in ogni occasione della vita) è quella di mettere ogni cosa al posto giusto; ma, se ci si sforza a farlo, non si riesce mai a far combaciare le cose, mentre, rinunciando ad ogni velleità di controllo, pur mantenendosi presenti, ogni pennellata trova da sola il giusto spazio e la propria ragione. Da tale processo creativo, risulta un'opera complessa e vivacemente dinamica, satura di un "caos armonioso" che trasmette l'energia delle onde inarrestabili del mutamento, quanto l'ispirazione esoterica dell'Unità.








lunedì 11 maggio 2009

ARTE E FOLLIA

O - Il Matto
scultura in argento di Satvat

Ho visitato a Siena la mostra "Arte, genio e follia". Il tema che questa mostra, progettata da Sgarbi, ha tentato di affrontare, è di fondamentale importanza, non solo riguardo all'Arte ma in generale rispetto alla comprensione animica dell'essere umano. Tuttavia, a mio parere, in questo evento si è incorsi in un equivoco, che per altro infesta molta Arte contemporanea. In definitiva, si è messa in mostra più la follia che l'Arte, senza un'efficace indagine sul tema annunciato. Tra i funesti apparati manicomiali e gli schizzi psicopatologici, di cui la mostra è ricca, l'Arte emerge a fatica, pur con lo splendore di due Van Gogh ed altre valide opere. L'artista, in quanto individuo sensibile ed appassionato, valica i limiti della normalità percettiva ed esperenziale (ma siamo sicuri di poter stabilire i termini della normalità?), entrando in contatto con la dimensione irrazionale dell'Esistenza. Se ciò non facesse, non sarebbe un vero artista, ed è questo il motivo per cui l'Arte può guidarci all'esplorazione dell'anima. "Usiamo gli specchi per guardarci il viso, e l'Arte per guardarci l'anima" (Bernard Shaw). Andando in profondità, oltre la superficie convenzionale, l'individuo/artista inizia un percorso colmo di pathos, incontrando per prima cosa un reame oscuro, saturo di fermentazioni fuori controllo e spesso dolorose. Questo livello si presenta come una sorta di tappo che separa dall'autenticità luminosa dell'Interiore; tale scoglio è
costituito da condizionamenti e violenze ricevute, da pulsioni immature, da frammenti di ricordi e da vagheggiamenti onirici. L'occhio, con cui si indaga nell'anima, è solo appena dischiuso, poichè non si è evoluto, quindi può rintracciare unicamente questo tipo di visioni, che sono sconcertanti ed a volte terribili. Molta Arte contemporanea è ferma a questo stadio. Come si può procedere oltre? E' necessario attraversare la notte buia dell'anima, non buttandosi allo sbaraglio bensì rimanendo centrati in una silenziosa osservazione priva di autocoinvolgimento. Questo corrisponde allo "svuotare il cuore" che era il precetto basilare degli antichi pittori taoisti e zen. Se si opera in tal senso, pian piano il solido muro, su cui pareva schiantarsi ogni aspirazione di verità e bellezza, rivela la propria inconsistenza esistenziale, e cominciano ad emergere ispirazioni da una profondità che non è più personalistica ma universale. Tali ispirazioni sono sempre fresche, gioiose ed inesauribili. Ogni grande artista ha sempre affermato di non poter dichiarare di essere l'autore della propria opera, poichè qualcosa di misterioso aveva preso le redini, portandolo ad operare oltre le proprie cognizioni. Questo segreto meditativo dell'Arte, che è fondamentale per ogni essere umano, è garanzia di ogni capolavoro artistico, pur se tendiamo a dimenticarlo. Nell'espressione creativa di coloro che sono affetti da disagio mentale (che può avere per loro stessi grande valore terapeutico), si possono osservare un vigore primordiale e qualità che sono al di là della banalità della coscienza ordinaria, essendovi mescolati anche elementi archetipici che sono degni di interesse. Tuttavia i loro lavori non possono essere considerati opere d'Arte, che invero richiedono maturità e responsabilità, ossia la capacità di rispondere consapevolmente al flusso creativo dell'Esistenza. L'essenza dell'Arte, come quella della Vita, può manifestarsi solo nella libertà, non se rimaniamo schiacciati dai nostri incubi. Un'Arte insana non può che spargere cattive vibrazioni contagiose, mentre l'Arte ispirata è balsamo per l'anima. La vera Arte non può essere nè razionale nè irrazionale, ma supera ogni categoria poichè è un dono che giunge nel non-fare, quando l'artista mette da parte il proprio io e lascia spazio all'Artista Interiore.

Il Matto dei Tarocchi di Osho

Possiamo trovare un ulteriore punto di riflessione nella carta dei Tarocchi n. O - Il Matto. Nel piano degli Arcani Maggiori, che delinea l'intero percorso di crescita dell'essere umano, il Matto rimane virtualmente fuori dal mazzo, presentandosi tanto prima dell'inizio che dopo la conclusione del gioco. Nel primo caso, rappresenta l'individuo totalmente inconsapevole, mentre nel secondo è simbolo del saggio, che è sublimato nella piena immedesimazione universale. In quest'ultimo caso, la sua follia (che è tale rispetto all'ottusa normalità della massa) è divina, poichè testimonia la liberazione dai vincoli oscuri della personalità. Essendo al di là delle scelte dualistiche della mente, il suo agire è un frutto estatico del momento.

A proposito di Van Gogh:
"Mi sembra di vederlo mentre è intento a dipingere: nervosamente accigliato; i muscoli sono molle serrate, pronte a scattare; la tavolozza che trattiene il respiro; tutto che, per un istante precipita nel pozzo oscuro del suo sentire; tutto il mondo sembra divenire urlo e clamore. E lui la vive questa tragedia, sin nelle proprie cellule. Allora guizzano i pennelli, con fendenti che sono singulti luminosi. Il dolore s'impasta con i colori, attraversa toni forti, materici; però inizia ad intravedere uno spiraglio lontano. E lo insegue, su e giù per la tela, appassionandosi al gioco. Nel gioco dimentica se stesso e, nell'oblio di sè, inizia a trasformarsi: diviene plastico, sinuoso, sino ad ascendere. (...) Nelle opere di Van Gogh vi sono sia il dolore che un'intima gioia, ed una distanza siderale così vasta che il cuore non può colmarla, perciò prega."

Tratto dal libro di Satvat "IL TAO DELLA PITTURA", in corso di pubblicazione.

sabato 9 maggio 2009

opera: città/fenice


Questo è uno dei quadri, acrilico su tela, che ho realizzato per la mostra Futurismo/Presentismo. Vorrei brevemente commentarlo, invitando chi lo desidera a condividere un'impressione o un commento. Ho preso lo spunto dall'opera Incendio/città di Dottori, che mostra una cittadina in fiamme. In quel caso, a mio parere, il fuoco è rappresentazione di una forza purificatrice e trasformativa che in qualche modo riscatta una realtà provinciale, immersa nell'oscurità di uno status quo incapace di rinnovamento. Nel mio quadro la città è cresciuta, esibendo sia la fabbrica che il grattacielo. Le case sono strette l'una all'altra in assoluta mancanza di spazio, e sono disegnate con una prospettiva erronea che deve dare l'impressione che i tetti stiano per saltare. Centralmente si erge un campanile, come nel quadro di Dottori, che nelle mie intenzioni è un monito alla consapevolezza verticale e spirituale. Da vari punti della città si sviluppano come delle bianche fiamme ricurve, con le punte intinte nel rosa della compassione. La città è sovrastata da uno cielo che sta andando in frammenti, simbolo del frangersi del sogno del progresso materialistico. Ma nel cielo si rende protagonista una fenice, uccello mitico della rinascita, che sta volando verso il futuro come attirata da un gorgo colorato. Da tale gorgo, simile ad una caverna, utero di rigenerazione, si irradiano fasci luminosi, che solo parzialmente raggiungono il basso; si riconosce anche una strada celestiale, incoronata da nuvole e da bolle policrome. Il capo della fenice è circonfuso da un cerchio, ed un cerchio più grande, con il centro d'oro, viene delineato dal fluttuare dell'ala.

venerdì 8 maggio 2009

FUTURISMO PRESENTISMO







Umberto Boccioni - Visioni Simultanee - 1911






"FUTURISMO PRESENTISMO"
MOSTRA D'ARTE A ORVIETO (TR)
dal 16 al 30 GIUGNO 2009

In occasione del centenario del Futurismo, ho ideato il progetto di questa mostra, a cui hanno aderito numerosi valenti artisti del territorio orvietano. Riporto qui sotto le riflessioni che ho scritto per l'occasione.


All'inizio del '900 il Movimento Futurista accese la miccia di un radicale fermento innovativo. Lo fece con indomabile orgoglio virile: concentrando l'energia sino al punto critico in cui essa deflagra esplodendo; amplificando gli stimoli sensoriali tramite una percezione simultanea, capace d'elaborare sinergicamente differenti attività spazio-temporali; celebrando il dinamismo estremo, il tecnologismo avveniristico, il clamore, l'attrito, l'antigrazioso. Nell'Arte ha osannato i lampi vividi del colore ed una geometrizzazione proiettiva che ha saputo descrivere la multidimensionalità del panorama esistenziale, concependo forme guizzanti con cui ha narrato eroiche imprese d'uomini, di metropoli e di macchine rombanti. Si immaginava che, sotto tali colpi d'ariete, il mondo di allora, ritenuto decadente poichè stantio e convenzionale, non avrebbe potuto reggere; dalle sue macerie sarebbe sorta la "ricostruzione futurista dell'Universo". Un mondo totalmente nuovo, giovane e purificato dal vecchiume che, per ingannare le coscienze, si imbellettava con vuoto romanticismo. Osteggiando il "chiaro di luna", il Futurismo preferì il lume a gas e le folgori dell'elettricità, complici di visioni disincantate e tuttavia fantasmagoriche, poichè orientate alla vertigine del progresso. Ogni nuovo traguardo conquistato, ed ogni scoperta della Scienza, contribuivano a rafforzare il mito progressista, che trovava ragione nel fervente processio d'industrializzazione, il quale prometteva più lavoro e più benessere. Noi, che abbiamo tracannato il calice del progresso sino alla feccia, scoprendone infine l'amarezza, possiamo vedere come le profezie futuriste siano state tradite. Mentre il Futurismo incoronava l'individuo come libero creatore, la logica imperativa del profitto non ha rispettato nè l'individuo, nè i popoli, nè la Natura. Sul progresso ha regnato un Sistema che ci ha voluti massimamente passivi, docili produttori e consumatori obbedienti. Addormentandoci nel consumismo, abbiamo spento in noi la passione perciò, contemplando l'Arte Futurista, non possiamo che domandarci dove siano finiti quell'edonismo vitale e quella fierezza, ed il fervore innovativo, la sprezzatura, l'ottimismo. Nel centenario della nascita del Futurismo, oltre alla sentita celebrazione di quest'arte straordinaria, ci troviamo a riflettere su tutto questo. In tal senso hanno operato gli artisti che partecipano alla mostra FUTURISMO/PRESENTISMO as Orvieto, in questa terra umbra di cui furono figli alcuni dei grandi pittori futuristi, come Gerardo Dottori, Alberto Presenzini Mattioli, Alessandro Bruschetti, Leandra Angelucci Cominazzini, ed altri. Gli artisti presenti non si sono limitati ad un'operazione della memoria, bensì hanno riallacciato quel filo elettrico con cui i futuristi condussero tanto impeto propulsivo e tante scintille creative. Da ciò hanno tratto una profonda meditazione sul presente, resuscitando quell'entusiasmo ineffabilmente giovane che è vera virtù dell'animo umano. Oggi come allora, necessitiamo di una nuova visione del mondo, che possa riaccendere la speranza. Imparando dagli errori commessi, dobbiamo ricercare in noi stessi la sorgente primeva ed insopprimibile dell'energia vitale, trovando il coraggio e la determinazione per percorrere strade innovative. Tiranneggiando la Natura, ci siamo spersi ed abbiamo abdicato alla nostra identità autentica, rendendoci dolorosamente orfani. Se il Futurismo ci aveva ubriacati di velocità, facendoci sognare un meccanismo perfetto e sovrano, capace di alchemizzare al massimo grado la Natura, il Presente ci invita a meditare sulle nostre più intime risorse, per imparare che possiamo e dobbiamo integrarci creativamente con la Natura stessa.

giovedì 7 maggio 2009

Corso di arteterapia con Satvat e Meera


Il prossimo corso di arteterapia e pittura meditativa
con Satvat e Meera
si svolgerà il 27 e 28 Giugno 2009
sulla suggestiva rupe di Orvieto (TR), presso il Centro Mandala.

Questo corso si rivolge a chiunque abbia il desiderio di approcciarsi alla propria creatività o di approfondirla. attraverso la pittura ed il disegno. Effettivamente, non ha la finalità di insegnare le tecniche della pittura, ma piuttosto intende rimuovere i blocchi che impediscono alla nostra naturale creatività di fluire. Mediante molteplici esperienze alchemiche della creatività, ci si troverà davanti ad uno specchio in cui contemplare la propria immagine interiore, potendo così elaborare consapevolmente ciò che emerge sul piano mentale e su quello emozionale, sino a rintracciare la dimensione spirituale. In questo modo, ognuno potrà avere una profonda esperienza del proprio "volto originale". Le molteplici tecniche, che saranno apprese durante il corso, formeranno un bagaglio cognitivo ed esperienziale che aiuterà l'allievo a trasformare positivamente le proprie impasse, a chiarire la forza trasmissiva dell'intento, a esercitare virtù di guarigione, ad alimentare il proprio livello energetico, ed a sviluppare il potenziale artistico. Tutto ciò, ovviamente, costituirà un patrimonio personale che potrà estendersi ed amplificarsi nel tempo, tramite un percorso individuale, arricchendo ogni ambito della vita.

PROGRAMMA DEL CORSO:

- Confidenza con il proprio Artista Interiore
- Lavoro con diversi materiali pittorici (colori e supporti di vario tipo)
- Esperienze con molteplici tecniche di alchimia creativa
- Introduzione alla pittura zen ed a quella taoista, con esercizi correlati
- Psicologia del colore e della forma
- Lettura simbolica ed energetica dell'opera
- Lavoro creativo con strutture di mandala e di yantra
- Rituali creativi

Poichè preferiamo lavorare con piccoli gruppi (max. 10 persone), al fine di dare a ciascuno l'adeguato supporto, si consiglia chi fosse interessato al corso di prenotare con un certo anticipo.

Per informazioni e prenotazioni:
scrivere a info@satvat.it oppure telefonare al 339.4130671

Sulle orme dell'Artista Interiore

L'idea di realizzare questo Blog è scaturita dal desiderio di condividere i tesori che sono emersi in tanti anni di meditazione e di ricerca artistica. L'Arte è un ponte facilmente e gioiosamente percorribile, per addentrarsi in quella miniera senza limiti che è la dimensione interiore; in questo spazio di naturale beatitudine e consapevolezza, possiamo ritrovare le gemme magiche che sono capaci d'irradiare il nostro autentico potenziale creativo. Tuttavia viene utilizzato ogni espediente per espropriarci del mezzo artistico, corrompendo quell'impulso che, durante l'infanzia, ci era intimamente connaturato. Veniamo educati ad esercitare unicamente le facoltà raziocinanti dell'emisfero sinistro del cervello, atrofizzando le virtualità sensitive e ludicamente creative di quello destro. Anche l'Arte contemporanea, nelle sue espressioni dominanti, non può più ispirarci, poichè è governata dalle fermentazioni malate della mente, ed alienata da quella investigazione spirituale che pure è stata il motore propulsivo dell'Arte Moderna. Qualcosa è andato storto, in noi stessi e quindi nell'Arte. Siamo rimasti abbagliati dal mito del progresso materiale e ci siamo spinti forsennatamente avanti, dimenticando la nostra anima in qualche anfratto della coscienza. Alfine ci troviamo spersi in un deserto ricolmo di cose effimere e tecnologiche, in cui patiamo l'assenza della nostra autentica presenza e della possibilità di una reale comunicazione, di una comunione empatica tra gli esseri umani e con il Tutto. Per questo oggi anche l'Arte è per lo più esercizio di disagio e d'estrema povertà animica, sintomo d'impotenza che si trincera nel più devastante edonismo negativo. Possiamo veramente contentarci di questo squallido panorama "artistico" su cui si continuano ad edificare istallazioni artificiose, abitate soltanto dai nostri incubi? Dobbiamo trovare il coraggio e l'innocenza di dire che il Re (l'Arte) è nudo, ed è veramente nudo poichè ha perduto la connessione con il Sè, e quindi non può indossare le vesti fastose della Vita. Come disse Pollock, l'artista deve lavorare dall'interno all'esterno, come la Natura. Per prima cosa, ci si deve disporre a volgersi morbidamente all'interno. La vera Arte è un mezzo di straordinaria ispirazione se scaturisce dal Sè, dall'operosità senza macchia dell'Artista Interiore. E non è affatto difficile, poichè è la nostra eredità di nascita; dobbiamo essere semplicemente pronti a metterci a nudo e a sperimentare liberamente, attraversando un processo alchemico che raffina noi stessi insieme alla nostra opera. Se ciò accade, il miracolo creativo dell'opera d'arte è realmente una preziosa fonte di ispirazione e di meditazione.


GIUNGLA SORRIDENTE - acrilico su tela - 2008