Un assaggio del mio articolo sul n. 10 di Oltre Confine:
L'arte è reale solo quando IO SONO
La saggezza percettiva, creativa e contemplativa dell'arte oggettiva
Gurdjieff individuava l’arte come un fattore saliente per lo
sviluppo dell’intelligenza umana, in quanto può presentare agli uomini i dati
che permettono loro di “prendere più o meno coscienza della loro reale
individualità – unico mezzo per raggiungere il ricordo di sé, fattore assolutamente indispensabile per il processo
di perfezionamento di sé”1.
Tuttavia egli denunciava con spietatezza che la cultura moderna ne era
generalmente incapace, poiché veniva prodotta da impulsi automatici e
fantastici, privi di verità e quindi di valore; effettivamente le finzioni
della mente e la prosopopea dell’io la rendono superflua e senz’anima.
L’insegnamento di questo Maestro caucasico – che si prodigò in Occidente per lo
sviluppo armonioso dell’uomo allo scopo di far cristallizzare “nella sua
presenza generale, secondo un procedimento conforme alle leggi, una energia di
grande intensità che sola rende possibile un ulteriore lavoro su se stessi” 2-
chiariva che nello psichismo dell’essere umano, e tanto più drammaticamente
nell’uomo moderno, si è prodotta un’anomalia di cui anche l’impostazione
dell’arte ha risentito pesantemente, divenendo arbitraria e sterile. Tale
anomalia consiste principalmente in una macroscopica attivazione della
speculazione automatica ed associativa della mente, che si è disconnessa tanto
dal sentimento che dall’istinto. Per sentimento può intendersi il riconoscimento emotivo che, di
fronte un oggetto o a una situazione, fa
vibrare in modo appropriato le corde dell’anima, mentre l’istinto è in questo caso equivalente all’intuizione, ossia a quella
facoltà sottile mediante la quale la coscienza dell’essere umano può attingere,
in modo transpersonale, dal serbatoio della consapevolezza universale.
L’atrofia del sentimento e dell’istinto azzera il naturale buonsenso,
lasciando altresì la funzione meccanica del pensiero libera di espandersi
artificiosamente con proiezioni che sono avulse da ogni riscontro realistico.
In questo modo l’essere umano non è minimamente in grado di contemplare e
vivere la realtà, trovandosi ingabbiato in una visione personalistica, eppure
allineata con la mente massificata, che è falsata dalle credenze e dalle
attitudini automatiche. La sua anima, le cui facoltà sono proprio il sentimento e l’istinto, viene così estromessa dalla sua vita ed egli è costretto
in una schiavitù percettiva ed esistenziale, privato delle basi essenziali per
poter sviluppare armonicamente il proprio potenziale. In tal modo, nell’uomo e
quindi anche nelle sue produzioni artistiche, “tutto è solo esteriore. (…)
Tutto non è che rumore, baccano e odore nauseabondo” 3, poiché sono
state estromesse l’autenticità celebrativa e l’intuizione che ci rendono rispondenti al flusso vitale e creativo
dell’Esistenza.
1 G. I. Gurdjieff – Incontri con uomini straordinari – Adelphi, 1977
2 G. I. Gurdjieff – La vita reale – Libritalia 1997
3 G. I Gurdjieff – Incontri con uomini straordinari – Adelphi, 1977
( L'articolo completo su Oltre Confine n. 10 )