L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

lunedì 6 dicembre 2010

Ama e fa ciò che vuoi

Satvat - Noi siamo il mondo - acrilico su tela, 2010

Da un paio di giorni mi ronza in testa una frase di S. Agostino: Ama e fai ciò che vuoi. Bellissimo! E liberatorio; se lo si comprende a fondo non c'è bisogno di nient'altro. Quando ci si arrovella tra il giusto e lo sbagliato, soffrendo dannosi sensi di colpa, è questo che va ricordato; il problema si crea perché ci si pone ad agire in modo personalistico, scegliendo, e la scelta non solo è illusoria ma è la madre del conflitto. Se si sceglie non si potrà essere totali, resterà un dubbio, un'intima contraddizione spinosa. Invece ama, e amando ciò che da te fluirà come desiderio non sarà affatto egotico, bensì un frutto fragrante dell'amore. 

L'amore diviene così la sorgente dell'agire, e rispetto al flusso libero che ne scaturisce si deve evitare di mettersi in mezzo, per cercare di controllarlo in qualche modo: si viene travolti, l'io spazzato via dall'energia vivente, e solo così si è davvero totali. Questo andrebbe sempre ricordato, sia nella Vita che nella pratica dell'Arte; osserviamo se i nostri passi sono mossi dall'amore, questa è l'unica discriminante. Però va compreso bene, perché in nome dell'amore si commettono crimini orrendi. Innanzitutto non si può prescindere dall'amore per se stessi, come purtroppo ci insegnano le Religioni della contrizione, poiché, se non ci amiamo, come potremmo muoverci nell'amore? L'amore è una celebrazione dell'Unità che non si può fare a capo chino, è un'enfasi vitale che aggiunge espansione all'espansione; un essere contratto non può muoversi autenticamente nell'amore, può solo ingannarsi e ingannare. 

Per essere nell'amore si deve essere come dei danzatori che gioiscono nel seguire la musica: è spontaneo, senza pensamenti, e sarebbe la cosa più facile del mondo se non avessimo le nostre idee su come dovrebbe essere e se non continuassimo a porci dei limiti. A volte proviamo a danzare con l'amore, ma il giudice nella nostra testa non sa apprezzare la musica e ci spinge in direzioni affatto sincroniche, facendoci cadere. Si deve invece diventare musicisti capaci di vibrare con il trasporto armonico dell'Esistenza, e per questo è necessario allenare l'orecchio interiore. Si deve imparare ad ascoltare noi stessi insieme a ciò che ci circonda, cogliendo il ritmo segreto dell'assonanza, trovando l'eco essenziale che amplifica il canto del Tutto. 

Questo è anche quello che dovrebbe fare l'artista, ponendo in opera la risonanza dell'amore misterioso e saggio che lo attraversa. Ma la nostra Arte è ancora troppo influenzata dal “fare contro” teorizzato, ad esempio, da Picasso; non scaturisce da un rapimento nell'amore, ma da una volontà spesso rabbiosa. Il desiderio d'auto-determinazione che ha iniziato l'Arte Moderna è necessariamente passato per lo stretto passaggio dell'io, come accade nell'adolescenza, per sfuggire al mondo artificioso della tradizione; ma, a mio parere, intendeva sfociare nell'ampia valle della contemplazione, dove si sarebbe espanso a dismisura incontrando l'amore. Tuttavia in buona misura è accaduto che ci si è impantanati nell'arbitrio della volizione, e non ci si è volti né arresi all'amore. Questa è la sfida fondamentale che oggi l'artista, come ogni essere umano, si trova ad affrontare: AMA E FAI CIO' CHE VUOI.

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