Si
resta esterrefatti quando si osserva la povertà essenziale della
cultura contemporanea. Ancor più quando ci si confronta con persone
sensibili che si sono elevate dalle pastoie della mente di massa, per
cui ci si aspetterebbe da loro una capacità di indagine che sia
rispondente ad una comprensione effettiva ed originale della realtà.
Anche quando mi trovo a dialogare con quelli che dovrebbero essere
gli "addetti ai lavori" – intellettuali, artisti, insegnanti – ho
spesso questa impressione di sconfortante mancanza, di perdita di
direzione e significato. Non sappiamo più collocare noi stessi e il
nostro agire, sembrando che ci siamo spersi in un limbo in cui ogni
cosa viene passivamente accettata, in realtà subita, senza essere
più in grado di esercitare la benché minima capacità critica, nel
senso buono della parola. Intendo l'attitudine critica per
riconoscere ciò che ci fa bene da ciò che invece ci danneggia, e
che sa distinguere il vero dal falso, o l'effettivo dalla demagogia
imperante del "come se".
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Satva - In cammino verso l'alba, acrilico su tela |
Ci si accomoda nel "niente va bene", rinunciando
alla proposizione creativa che può scaturire dalle spinte interiori
e salutari dell'anima. Si continua così a dare la propria adesione
alle accanite menzogne, legittimate solo dalla ripetizione mediatica,
sapendone nell'intimo la falsità a cui non ci si oppone, per
indolenza più ancora che per convenienza; in ogni campo: nella
politica e nella finanza, così come nell'arte e nella disposizione
generale alla vita. Non ci si ribella, non si azzarda di essere
autentici e consapevoli del punto in cui siamo, sognando tutt'ora -
nonostante la più cocente disillusione - che le risposte possano
giungerci dalle alte torri del potere che sta soffocando la nostra
vita. Si potrebbe riconoscere che ogni forma della cultura umana è
scaturita da tre domande fondamentali, che oggi sono state rimosse:
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
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Satvat - Rinascita, scultura in argento |
L'investigazione
appassionata di "chi siamo?" ci pone l'urgenza di trovare un profondo
senso di identità e di realtà, che ci ponga in connessione con le
risorse intuitive e creative della nostra anima. Quando ci lasciamo
espropriare di questa domanda essenziale, dimentichiamo il soggetto
intorno al quale si dovrebbe sviluppare la nostra esperienza
esistenziale, accettando lo status quo di un sistema massificato
senza capire che siamo noi i creatori della nostra realtà. Allora
veniamo estraniati da noi stessi, assumiamo passivamente la finzione
del "come se" e viviamo emozioni e pensieri indotti, perpetrando schemi
distruttivi. In tal modo la società non è il frutto di una
cooperazione tra individui per il bene comune, ma una gabbia che ci
imprigiona assecondando un volere verticistico che ci riduce a "cose"
senz'anima, atte a produrre e a consumare. L'arte diventa mercato e
moda, non più un veicolo potente dell'anima; non si è neppure in
grado di sapere cosa sia l'arte, perché ogni riferimento animico è
stato annullato.
Comprendere "da dove veniamo?" ci inserisce nel vasto
panorama dell'evoluzione umana, aiutandoci a trovare i nessi che
chiariscono il punto in cui ci troviamo. A questo proposito, ricco di
implicazioni, dirò solo che trovo sconfortante che la riflessione
sulla storia dell'arte si mostri tanto incapace di legare
organicamente le varie espressioni artistiche che si sono sviluppate
nel tempo, le quali, se si riflette nell'anima, rivelano invece un
chiarificante percorso di evoluzione intuitiva e creatrice, come ho
descritto nel mio libro IL TAO DELLA PITTURA.
Trascurando "chi siamo?"
si perde il senso introspettivo di "da dove veniamo?," così tutto
appare casuale, episodico, epidermicamente estetico (o reattivamente
non-estetico) e ogni cosa viene fallacemente giustificata in una esteriorità privata del senso intrinseco. L'implosione non-creativa di "chi siamo?" ci
impedisce la necessaria veggenza di "dove andiamo?" gettandoci in una
crisi epocale che siamo effettivamente incapaci di gestire e
superare.
L'unica possibilità di salvezza? Tornare a noi stessi
ri-animandoci: solo da questo potranno sgorgare una nuova dignità,
delle nuove scelte, una nuova cooperazione, una nuova creatività, un
nuovo benessere, una nuova arte a misura di un uomo nuovo, atta a
rivelare e condividere le ispirazioni preziose della guida interiore.
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