L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

mercoledì 17 febbraio 2010

Il titolo dell'opera

Vorrei fare qualche considerazione sul significato di intitolare l'opera. Alcuni autori ritengono che ciò sia poco importante, mostrando anche snobbismo o un netto rifiuto. Ritengo invece, per quella che è la mia esperienza, che il titolo abbia valore, sia per me sia per coloro che contemplano i miei lavori. Non è qualcosa di posticcio, ma piuttosto una rivelazione d'anima che trapela dalle profondità inaccessibili dell'opera. Procedo sempre nel non-sapere, cercando la magia intuitiva che sboccia momento per momento, pennellata dopo pennellata. Mi muovo nel buio, o in una luce talmente forte da accecare; sprofondo nell'opera dimenticandomi di me e dell'opera stessa. Ad un tratto, quasi sempre in prossimità del termine del lavoro, il titolo si rende visibile, come un messaggio scritto con fumo evanescente nella vastità del Cielo interiore. Guardo in alto leggendolo e poi, abbassando lo sguardo sul mio lavoro, è improvvisamente tutto chiaro, ne posso comprendere il segreto disegno. In un certo senso un'opera d'arte è talmente vasta, partecipata, un paesaggio sfumato e multidimensionale, che per poterla osservare compiutamente c'è bisogno di uno sguardo dall'alto, e a questo effettivamente serve il titolo. Non ho mai inventato un titolo per le mie opere, il titolo mi ha sempre sorpreso, facendomi birichinamente lo sgambetto per farmi cadere a braccia aperte in ciò che E', nell'Arte e in me stesso.

1 commento:

  1. condivido in pieno il tuo pensiero, per me dare un titolo è come dare un nome a un figlio, spesso si sente dire che è l'anima che sceglie il nome e la suggerisce al genitore... così per l'opera d'arte!

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