L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

giovedì 16 dicembre 2010

Un esercizio di arteterapia meditativa

IL CONCERTO DELLE EMOZIONI

Per fare questo esercizio di arteterapia meditativa bisogna disporre una tela, un pannello da pittura, oppure un foglio di carta da acquerelli; in ogni caso la superficie da dipingere dev'essere sufficientemente grande, almeno di cm. 40 X 50. Il supporto della pittura dev'essere posizionato verticalmente, in modo da poter rispecchiare le attività energetiche che promanano dai chakra del pittore; nel caso di una tela o di un pannello basta il cavalletto, mentre se si sceglie la carta questa va anche fissata su un pannello di compensato. Ritengo che i colori più adatti per l'esercizio siano le tempere, ma si possono utilizzare anche acquerelli o acrilici. Ricapitolando, servono: un supporto su cui dipingere abbastanza ampio, da sistemare in assetto verticale; un cavalletto (in alternativa va bene anche appendere il supporto al muro); nel caso si usi la carta, un sostegno di compensato su cui fissare il foglio; colori; pennelli; un contenitore con l'acqua e delle vaschette per diluire i colori. 

Prima di iniziare a dipingere, si deve scrivere su un taccuino una serie di almeno 12 emozioni; ad esempio: amore, rabbia, vergogna, compassione, allegria, serenità, tristezza, gelosia, piacere, soddisfazione, pena, malinconia. Avendo predisposto la postazione di lavoro, si prende la prima parola annotata e, esaminando il campo bianco del foglio, si stabilisce il punto che si sente più idoneo per rappresentarla con colori e pennelli. La rappresentazione dell'emozione può essere un semplice gioco di pennellate, eseguendo intuitivamente le tinte e i tratti, oppure può assumere una caratterizzazione più precisa (una forma geometrica, un simbolo, una figura); in ogni caso l'atto del dipingere dev'essere interiormente motivato, con totalità ed immedesimazione. Si opera con intensità e giocosità, senza alcuna ansia riguardo al risultato. Poi si procede nello stesso modo con l'emozione seguente: si decide dove collocarla e si va a svilupparla con la pittura. E così via per tutte le emozioni che si sono scritte. Nel corso dell'opera, il gioco del pennello può arrivare a lambire una pittura già eseguita, ma senza imbrattarla o coprirla anche solo parzialmente. 

Alla fine il pittore avrà dipinto una geografia animica rispecchiante il flusso e le riflessioni delle diverse emozioni. Contemplando quel panorama, egli potrà esaminarne i diversi punti focali e il modo in cui questi risultano uno accanto all'altro; da ciò potrà trarre molteplici intuizioni. Con distaccata contemplazione, assorbirà osmoticamente i contenuti animici espressi istintivamente con il pennello e i colori. 

Una fase ulteriore del lavoro consisterà nell'armonizzazione complessiva dell'opera, che apparirà slegata in episodi distinti; nel far questo, egli dovrà trascurare le parzialità delle diverse emozioni ed elaborare un quadro unitario, apportando in modo significativo le necessarie modifiche. In tal modo reintegrerà e svilupperà alchemicamente il tessuto animico già formato, tanto nella pittura che nella dimensione interiore.

2 commenti:

  1. Ciao Satvat! Leggendo questo post mi viene in mente quello che mi succede ogni volta che dipingo in maniera libera e rilassata ovvero che
    attraverso le propio le fasi che hai descritto! Non avevo mai dato un nome a questo processo...ma ora mi rendo conto di cosa si tratta! Grazie!

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  2. ciao Cristina. è effettivamente quanto accade quando si dipinge in modo spontaneo e soprattutto nella pittura non figurativa. lo scopo dell'esercizio è quello dell'esplorazione "scientifica" delle 12 emozioni chiamandole per nome, mentre in genere il pittore procede con una intuitività indifferenziata. questo può cristallizzare una consapevolezza capace prima di distinguere e poi di unire

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