L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

lunedì 9 marzo 2015

Cercando la vera arte

Satvat - L'Uomo Nuovo - acrilico su tela


Si è giunti a pensare che l’arte si occupi essenzialmente di esprimere e comunicare emozioni o concetti, e che ciò sia sufficiente in modo non discriminabile, senza la necessità o la possibilità di una verifica di valore. In realtà la nostra società soffre l’aberrazione di un eccesso di comunicazione indiscriminata, che non distingue il vero dal falso e intasa l’elaborazione cosciente della psiche; non è proprio il caso che anche l’arte alimenti questo pasticcio, e la sua virtù dovrebbe essere l’ispirazione piuttosto che la comunicazione, che ha vie più prosaiche e orizzontali. Generalmente gli artisti e i critici si sentono insultati quando si presenta l’evidenza che non tutto quello che viene artisticamente espresso può essere considerato arte; in nome di una fallace democrazia espressiva e di poco coraggio critico, nella produzione artistica tutto viene giustificato, l’alto e il basso sono posti sullo stesso piano e così il compito essenziale dell’arte viene mistificato e tradito. Mettendo ogni tipo di pulsione tradotta artisticamente in uno stesso calderone, che mescola e inquina i diversi sapori, si confonde l’indigesto con ciò che è saporito e nutriente.

Questo errore, che grava pesantemente sull’arte contemporanea, annullando il riferimento spirituale all’ispirazione e all’elevazione, è dovuto al fatto che non ci rende capaci della lettura energetica di quello che viene artisticamente prodotto. Basterebbe tale consapevolezza per distinguere il valore e il senso dell’arte, dando impulso a un rinnovamento sia della riflessione dell’uomo che dell’intera società; infatti l’arte non è superficialmente accessoria alla civiltà, ma è il veicolo formativo e contemplativo della sua anima. E’ strano che l’essere umano si preoccupi di cose banali e prevalentemente pratiche, tralasciando di responsabilizzarsi e formarsi per gli aspetti vivamente esistenziali, che danno qualità e senso al suo essere e alla sua manifestazione, i quali vengono lasciati al caso. Ci si occupa troppo poco di come vivere e di come morire con consapevolezza, di come coltivare i sentimenti e stabilire la connessione con l’Anima, di come far nascere e crescere responsabilmente dei figli, di come salvaguardare la salute nell’ampia accezione del termine; ed è così anche per quanto riguarda la creatività e l’arte.

Il dibattito sull’arte, che in passato ha appassionato ogni artista, trovando echi significativi nella società, si è completamente interrotto con l’attuale negazione dell’Anima; per la stessa causa non ci si chiede più quale sia il senso autentico della vita e quale possa essere l’arricchimento essenziale dell’essere umano. Se l’Anima è dimenticata anche l’arte diviene un oggetto trivialmente prosaico che, non indicando più la dimensione interiore e spirituale, assume arbitrariamente un valore di mercato. Mentre attualmente ogni tipo di espressione immatura, reattiva, cervellotica e corrotta viene spacciata per arte, il pubblico, distratto, ipnotizzato o nauseato, sostanzialmente se ne disinteressa, o addirittura sceglie le forme più deteriori.

Eckhart Tolle ha chiarito perché questo succeda parlando del “corpo di dolore”, il quale è il carico delle esperienze dolorose ed irrisolte che l’individuo conserva come memorie auto-replicanti che procurano automaticamente delle ulteriori sofferenze. Il “corpo di dolore” agisce come un’entità autonoma che sostanzialmente ricerca e provoca delle occasioni per sperimentare negatività, al fine di alimentarsi. L’individuo si identifica con il proprio “corpo di dolore” e nemmeno tenta di liberarsene, o almeno di avere il buonsenso necessario ad evitare la sofferenza che questo gli richiede costantemente, poiché il dolore è energia contratta che cementa il senso illusorio dell’io, e l’ego è l’unica identità, seppure falsa, che egli riconosce. Perciò si trova a scegliere inconsciamente e compulsivamente delle occasioni disarmoniche, violente e insalubri, nel complesso della sua vita e quindi anche nel suo gradimento delle forme espressive improntate dalla negatività. A questo si deve il successo dei film, dei libri e delle altre manifestazioni “artistiche” che contribuiscono a creare malattia individuale e sociale. Eckhart Tolle ha scritto: "E' nata un’intera industria che incentiva la dipendenza umana dall’infelicità. La gente ovviamente guarda questi film perché desidera stare male. Cosa c’è nell’umano che ama sentirsi male e chiamarlo bene? il corpo di dolore naturalmente. Una gran parte dell’industria dello spettacolo vive su questo. Così, in aggiunta alla reattività, al pensiero negativo e al dramma personale, il corpo di dolore rinnova se stesso col cinema e la televisione1>>.

La maggioranza delle persone ha dimenticato che l’arte, nel suo senso originario, può essere lo specchio dell’Anima e una preziosa fonte di ispirazione, né lo richiede. In tal modo siamo terribilmente impoveriti, non disponendo di questa prodigiosa opportunità per stimolare l’approfondimento introspettivo della visione. L’arte contemporanea è divenuta casuale, decaduta dal cuore alla mente, egocentrica, artificiale, disarmonica, edonisticamente negativa; così è solo un alimento per il corpo di dolore, un ingannevole oggetto commerciale e il suicidio dell’arte. Si è arrivati al punto che è il valore economico a cui un’opera riesce essere venduta che ne decreta il valore artistico, e ci sembra normale. Ma in tal caso non c’è più arte, e sarebbe bene che lo riconoscessimo per capire che invece dovremmo aspirare all’arte che ci rivela a noi stessi e sublima la nostra percezione. Ho ascoltato Osho dire: "Il novantanove per cento dell’arte moderna è patologico. Se dovesse sparire dal mondo, sarebbe una cosa sana e un grande aiuto, non sarebbe affatto un male. La mente moderna è una mente collerica: è piena di rabbia perché non siete in grado di contattare il vostro essere, è in collera perché avete perso ogni significato, perché non sapete cosa sia il valore2".
 
1 E. Tolle – Un nuovo mondo – Mondadori, 2008
2 Osho – Orme sulle rive dell’ignoto - Mondadori, 2000

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