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Satvat - Buddha metafisico - acrilico su tela |
Nei miei lavori recenti, ho utilizzato diffusamente la
citazione di altri autori. Non solo nei miei libri (come nel Il Tao della
pittura, nel Manuale di scrittura creativa, e anche nel Fare Anima di prossima
pubblicazione), ma anche in alcuni dipinti. In questo periodo di oscurantismo e
di totale deprivazione culturale, ho tenuto ad evidenziare la ricchezza corale
della consapevolezza umana che riverbera, in modo cristallino ed efficace,
mediante l’arte.
Mentre il sistema ci espropria di ogni identità e dignità
culturale, volendoci ridurre a zombi insensibili e privi d’intelligenza, ho
utilizzato l’arte della citazione per risvegliare il sentimento profondo e la
memoria di quanto è stato operato da individui ricchi di genio, che hanno
tracciato nelle loro opere delle consonanze che appartengono all’eterno
presente dell’anima umana. Tali arricchimenti, essendo universali, non sono
effettivamente alienabili e riaffiorano in ogni opera geniale; ma possiamo,
come sta accadendo, dimenticarli dimenticando noi stessi, ovvero la rispondenza
esistenziale con la nostra interiorità.
L’arte della citazione è un cameo che
impreziosisce il lavoro di un autore, richiamando al fuoco della creazione
altre nobili fiamme che sinergicamente alimentano più luce e più calore nell’anima.
Ma se la citazione è un mero esercizio di retorica o uno sfoggio di cultura,
allora è come sabbia che soffoca il fuoco. Bisogna piuttosto essere folgorati, innamorati
della citazione, per poterla esercitare con efficacia ed ispirazione. Bisogna
essere totalmente risonanti con quella frase o con quell’immagine, sapendo che la
sua perfezione non potrebbe essere superata. Solo così, in un sentimento empatico
di comunione, la citazione non viene presa a prestito ma risulta attuale ed
effettivamente appartenente, poiché ha messo radici nell’anima.
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