L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

lunedì 28 febbraio 2011

Sulla situazione dell'Arte Contemporanea


Vorrei cercare di riflettere sulla situazione attuale dell'Arte, partendo da uno sguardo alla sua intima ragione. Voglio dire: da dove parte il senso e la necessità dell'Arte? Anche se è brutto dirlo, qual'è oggi la sua funzione? La risposta più accreditata, anche dai critici, è che l'Arte si occupa principalmente di comunicare, di trasmettere emozioni, senza una necessaria distinzione di qualità. E' un medium che crea tendenza, eventi mediatici e sponsorizzazioni. 

Tale equivoco fondamentale, che inquina abbondantemente la nostra cultura, è giunto alla ribalta con la pop-art. Prima d'allora si era parlato di bellezza esemplare o, in senso più moderno, di emozioni viscerali e sovversivamente visionarie; in ogni caso si ricercava un'affermazione di verità profonda, tanto nel senso normativo che in quello rivoluzionario. Invece con la pop-art si è incoronato senza riguardo l'atto stesso di comunicare: da l'art pour l'art si è passati alla comunicazione per la comunicazione; in ciò si è attivato il più glamour e sofisticato apparato scenico, manovrato a piacimento dai detentori del carisma mediatico. Ha così sempre più perso importanza il senso qualitativo di ciò che viene comunicato, dando affatto attenzione a ciò che può elevare o al contrario appesantire l'animo umano. 

Se l'impegno dell'Arte, almeno sino agli anni 60, era stato filosoficamente quello di contrastare la forza di gravità, seducendo l'anima alla grazia ed anche all'azzardo dell'altitudine, l'Arte Contemporanea si è gettata noncurante nel baratro. Poiché si ritiene che l'importante sia comunicare con successo, non conta che cosa né come, esprimiamo soprattutto la povertà d'anima che ci attanaglia, infiammandoci sempre più nell'edonismo negativo. Nuotando confusamente nelle emozioni, abbiamo smesso d'immergerci con la fiducia di trovare delle perle, e ci contentiamo di sguazzare superficialmente nella spazzatura, purché variopinta e in qualche modo sorprendente. Per questo oggi il mondo dell'Arte è fondamentalmente il mercato, il quale, più che dagli artisti, è formato dagli unti del gotha mediatico: da critici e galleristi famosi, soprattutto dai trafficanti. Nemmeno il pubblico è più importante, tanto la comunicazione si svolge ormai su canali diversi, non gestendo più idee creative bensì cifre d'investimento. E' infatti evidente il paradosso che l'Arte contemporanea non ha realmente un pubblico, sebbene venga battuta all'asta con importi vertiginosi: è artificiale e drogata come la finanza virtuale che oggi domina e strangola il mondo. Lo strano è che nessuno lo denunci, opponendosi a questo in modo creativo; i tanti validi artisti contemporanei sembrano rassegnati al limbo che viene loro imposto, mentre continuano stoicamente a sforzarsi d'emergere dal pantano. 

Non posso dire che l'Arte abbia una funzione poiché, come la intendeva la vecchia scuola, la ritengo liberamente ispirata, un frutto maturo del sentire. Credo però che sia assolutamente necessario un tornare indietro, alla sua radice essenziale, per ritrovare meditativamente il nesso esistenziale e misterico che può permetterci d'evolvere, riscoprendoci naturalmente creativi. A questo do vita nel mio lavoro, di questo ho parlato estesamente nei miei libri, proprio questo insegno nei miei corsi; e credo che ogni occasione sia buona per stimolare una riflessione in proposito, anche con queste brevi note.

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