L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

venerdì 19 novembre 2010

Pensierini di Natale

Per strada stanno montando le luci e gli addobbi di Natale; la più grande festa del consumismo è alle porte. La ricorrenza religiosa della nascita di Gesù (anche se la data è inventata) fa soprattutto pensare a infestazioni di lucette da festa paesana, a moltiplicazioni ossessive di pupazzi sciocchi di Babbo Natale che si affacciano e si arrampicano ovunque, a intolleranze familiari più o meno tollerate, a spropositi alimentari, a fiumane di forzati del regalo che intasano le vie del centro, al sacrificio di milioni di abeti mozzati alla radice e condannati per portare il simbolo della tradizione nelle nostre case. Così la festività natalizia appare come un circo roboante, in cui ci si affanna a seguire le consuetudini populiste, con il televisore acceso che dispensa rifritture di buonismo artificiale. Qualcuno si diverte, soprattutto i bambini, ma in genere meno di quanto imponga l'occasione. 

Comunque, nonostante tutto, il Natale può essere una bella festa. Innanzitutto si celebra, in modo sfalsato, il Solstizio (ma quanti lo sanno?), che segna cosmicamente la supremazia della Luce sull'oscurità, occasione simbolica di rinascita spirituale. E' anche un momento per incontrarsi, per aprire le case al prossimo e condividere, ed è prezioso se si è in grado di farlo con il cuore. Ma Natale fa soprattutto rima con regalo: miriadi di pacchetti decorati e infiocchettati, che passano di mano in mano, che viaggiano dappertutto. E' una migrazione globale di soldi e oggetti, che si arresta con l'avvento della data fatidica; allora le confezioni colorate diventano rifiuti ingombranti, e ciò che contenevano viene porto ai destinatari con speranza di gradimento, a volte solo con la triste sensazione di aver adempiuto a un rito collettivo poco sentito. Ma sarebbe meglio non farlo, un regalo fatto per forza. 

Fare un regalo è un modo per coccolare chi amiamo, eppure non è raro che negli scambi natalizi l'amore c'entri poco, che scatti il senso del dovere, il confronto, l'indifferenza. Questo è ciò che il potere economico ha voluto fare del Natale, conformando e pubblicizzando una consuetudine sociale che manca di cuore, in cui veniamo sensorialmente storditi ed istigati all'acquisto coatto. L'apparire è reso importante, per illuderci che la visibilità modaiola e il prezzo del regalo diano la misura dei sentimenti. Ma non è così: è l'amore la cosa importante, che fa brillare ogni pur minima cosa. Un regalo fatto con il cuore siamo noi a sceglierlo, non la pubblicità; in tal caso sceglieremo dall'anima (nostra) per l'anima (di chi lo riceve) un oggetto che abbia un valore non tanto venale, quanto d'anima: un oggetto artistico, un libro ispirato, un gioiello fatto a mano, qualcosa di bello, unico, originale, simbolico, personalizzato. Un'opera d'arte, ad esempio, sarebbe un dono straordinario, ricco di bellezza, cultura, e preziosità intrinseca che si accresce nel tempo; può costare persino meno di tanti oggetti effimeri, se non ci si volge all'arte sponsorizzata dal mercato. Ci sono molti validi artisti, rintracciabili anche sul web, che sono lieti di condividere la loro opera a fronte di un più che ragionevole compenso; in tal modo si fa un bel regalo e si aiuta l'Arte. Ma regalare arte è inconsueto, si preferiscono oggetti prosaici che dopo un po' tramontano nel cassonetto. 

Oppure una buona idea sarebbe quella di creare personalmente qualcosa da regalare, in modo da trasferirvi un po' della propria energia e del proprio amore; o anche qualcosa di dedicato, fatto realizzare da un artigiano. Voglio dire che dovremmo sfuggire alla logica del consumismo, regalando magari meno ma con maggior motivazione e qualità, riprendendo la nostra capacità di essere creativi e originali, e insieme mostrando d'essere ricchi di sentimenti e di cultura.

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