L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

venerdì 19 marzo 2010

Arte e movimento slow

Per conto di un'Università tedesca, mi hanno intervistato in video sulla mia arte in relazione con la “slow philosophy” (filosofia della lentezza), e in generale sul movimento Slow che promuove iniziative in molte città d'arte come Orvieto. Ne son venuti fuori dei contenuti interessanti.

Innanzitutto l'Arte è naturalmente slow, nel senso che ogni opera d'arte viene concepita e realizzata seguendo i tempi naturali; vi è un tempo di gestazione sino a giungere alla piena nascita dell'opera. L'artista ha un rapporto diverso con il Tempo, rispetto alla maggior parte delle persone; si potrebbe dire che il Tempo dell'Arte è radicalmente differente da quello sociale, svolgendosi in una progressione non accelerabile, che resta aderente all'eterno presente. Se ciò svantaggia l'artista nella competizione per la ricchezza materiale, d'altro canto lo mantiene esistenzialmente integro, ed è proprio in virtù di questo che egli può creare.

In un mondo che si occupa principalmente di oggetti materiali, l'artista è un produttore di Cultura, che non serve utilitariamente a nulla ma che è il sale della vita. L'uomo è tale proprio perché è capace di amore, di ispirazione e di condivisione della bellezza; per tutto il resto, un robot potrebbe dimostrarsi più abile di noi. Se questa è una verità indubitabile, spesso la dimentichiamo, presi come siamo nella corsa forsennata che ci aliena da noi stessi. La filosofia Slow intende darci delle occasioni per recuperare la lentezza, il ritmo naturale, mostrandoci e portandoci a godere i veri valori: i tesori artistici, del buon cibo non plastificato, una passeggiata rilassata in una dimensione ancora a misura d'uomo.

Tuttavia, e questa è la mia esperienza a Orvieto, l'occasione è colta in modo superficiale ed inadeguato, limitandosi alla fruizione del circuito eno-gastronomico, sponsorizzato dagli interessi economici. Si dovrebbe fare di più, affinché lo Slow possa avere davvero un senso; parlo di una promozione culturale, di offrire mostre, spettacoli, e stage di vario tipo. Si dovrebbe coinvolgere il visitatore in un'autentica esperienza Slow, dandogli modo d'assaporare un Tempo naturale, intonato alla naturalezza, alla Cultura e alla condivisione. Ciò costerebbe poco ai Comuni, ed avrebbe un enorme ritorno per quanto riguarda il turismo, finalmente partecipato e non mordi-e-fuggi, oltre che incrementare la ricchezza espressiva del territorio. Invece si continuano a fare gli interessi di pochi, riempendosi la bocca di belle parole ma con assoluta mancanza di progetti e di interventi.

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