L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

lunedì 7 giugno 2010

Le materie: l'inchiostro


Calligrafia di Yanagida Taiun (particolare)

Come scrisse Shitao, vi sono misteri negli oscuri sciami dell'inchiostro. Misteri della profondità del flusso. L'ha creato l'uomo come sangue palpitante del proprio sentire, liquido vischioso e saturo con cui tracciare una volontà di vita; vita immaginata, voluta e resa manifesta. Con l'inchiostro si scrive e si dipinge: infinite volute di pensiero sul filo della penna, e tratti più selvaggi del pennello che rompono gli argini dell'anima traboccando sulla carta. La più preziosa materia dell'inchiostro giunge dall'antica Cina, che ha creato lingotti in cui è tesaurizzato l'infinito immaginabile, decorati come scrigni. Con la complicità dell'acqua e di una attenta frizione sulla pietra-calamaio, il bastoncino sanguina il segno di un sacrificio che rende possibile l'operazione creativa: l'inchiostro diviene fluido, tanto intensamente odoroso da risvegliare l'attenzione che deve dosarne la consistenza e, volendo, la tonalità. Assaporando questo profumo, si rimane sobriamente inebriati, ricondotti all'essenziale, quasi che il suo ancestrale inventore vi avesse composto un sortilegio per invitare a creazioni elevate.

Significativamente in Cina si scriveva con il pennello. In occidente abbiamo usato la penna d'oca, e in questo potremmo trovare una coincidenza simbolica, essendo la piuma connessa con il volo. Ricordo la stilografica delle mie prime scritture, oggetto affascinante e impegnativo che richiedeva meticolosità e cura, ribellandosi talvolta con macchie gravose. Oggi si scrive con maggior noncuranza, con penne veloci usa-e-getta, e non so se sia un bene. Un pò di magia viene perduta, e la lentezza può aiutare a spremere a fondo il cuore. Perché l'inchiostro è avvilito da un uso non riflessivo, che getta sul foglio le pastoie incaute del pensiero; meglio sarebbe decantarlo in una saggezza del flusso, tracciando spartiti di pensieri meditati e armoniosi.

Il pennello trova nell'inchiostro una sposa esigente, che non perdona le titubanze e le manchevolezze, ma in ciò vi è una scuola di saggezza. Strumento yang dell'intento, il pennello pesca nel mare profondamente oscuro dell'inchiostro, grembo yin dell'immanifesto, così può sgorgare l'inesauribile progenie delle forme. E' una danza, una vertigine, un percorso su un filo di spada. L'inchiostro si allarga sulla carta con onde voluttuose che scolpiscono i promontori affioranti del disegno, ed anche s'immergono in se stesse dando ombreggiature e profondità che giungono ad essere insondabili. Mi piace soprattutto coniugare tale asciutta nerezza alle aure arcobalenanti dei colori, che affiorano dai percorsi interiori dell'inchiostro come gemme rilucenti in una profonda miniera.

2 commenti:

  1. bellissimo post. asciutto, nonostante le metafore numerose e fluenti.

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  2. definire asciutto un post sull'inchiostro... infatti mi sono inchiostrato di metafore! ah ah un abbraccione

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