L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

lunedì 10 maggio 2010

Arte e impegno

Ho parlato spesso dell'impegno totale, della responsabilità amorevole e meditativa che consente all'artista di creare una vera opera d'arte. Vorrei ora puntualizzare che l'Arte richiede impegno anche al suo pubblico, cosa effettivamente rimossa dalla mentalità comune. In passato ciò era assolutamente chiaro, e l'estimatore dell'Arte approfondiva se stesso e la propria capacità percettiva confrontandosi responsabilmente con le suggestioni sottili che riusciva a trarre da ogni espressione artistica. Senza presunzione, l'essere umano era disposto ad apprendere, a lasciarsi ispirare, con la coscienza che il processo non poteva avvenire in modo automatico; ci si disponeva quindi ad apprendere i misteri trasmessi nei diversi campi dell'Arte, formando la propria preparazione culturale per aprirsi al nuovo. Se ciò era maggiormente vero per le persone sensibili e raffinate, in generale non vi era alcun vanto dell'ignoranza, anzi a tutti i livelli si tentava di riscattare l'ottusità culturale. Un libro, ad esempio, era un bene prezioso ed una fonte di riflessione per tutti. Ho conosciuto dei pastori e dei contadini che amano i classici al punto di averli imparati a memoria, oppure appassionati dell'opera lirica sino a saperne cogliere ogni sfumatura. Ma sono tutte persone d'antica generazione, cresciute in un clima in cui si aveva vergogna dell'ignoranza.

Oggi c'è invece una penosa esaltazione dell'ignoranza. Corrotti dalla passività televisiva, si resta inerti, non partecipativi né responsabili. Ci si aspetta che sia l'evento artistico a prendere per il colletto lo spettatore, per scuoterlo in qualche modo dal suo torpore, ma ovviamente una sensibilità ottusa è suscettibile solo a messaggi banali e di brutale impatto. Se desidero godere di un quadro, dovrei preoccuparmi d'aver maturato una sensibilità e una certa preparazione riguardo alla Pittura; e solo un orecchio educato può ricevere la magia ispirata della vera Musica. Lo stesso può dirsi per la Letteratura, per il Teatro, e qualsiasi altra forma d'Arte. Invece no, si resta trincerati e gongolanti sul più basso livello della percezione, e il nostro mondo involgarito e non creativo è lo specchio spietato di questa attitudine dissennata.

La cosa incredibile è che la maggioranza degli artisti quanto dei curatori dell'Arte non si preoccupano affatto di sanare tale perniciosa tendenza, anzi molti l'avvallano calibrando su questa le loro proposte, dato che puntano ad un facile successo. Ecco allora un'Arte greve, plasmata sulle emozioni più infime, che non richiede allo spettatore alcuna risposta consapevole, ma solo la reazione automatica del vomito, di un'eco disperata, ed una identificazione triviale che glorifica la miseria comune. A volte tutto ciò viene mascherato, soprattutto dai critici, con belle parole, perché non può ammettersi l'essere caduti tanto in basso, ma nessuno sembra avere il coraggio di dire che il Re è nudo. Per cui, ad esempio, si legittima la presa funesta dei programmi televisivi “spazzatura”, e magari ci si imbastisce sopra una tavola rotonda falsamente sociologica. E nessuno si meraviglia del fatto che il 90% dell'odierna produzione “culturale” sia occupata da crimini efferati. Ma anche nei settori più alti dell'Arte le cose non cambiano di molto. Bernard Shaw scrisse che l'Arte è lo specchio per contemplare il volto della nostra anima; vogliamo davvero vederci tanto brutti e malati?

Voglio dirlo forte: L'IGNORANZA E' VERGOGNOSA! Perché avvilisce l'intima natura del cuore umano, che è atto ad assaporare nobili fragranze e a raggiungere le altitudini spirituali. Perché impantanati in essa non possiamo conoscere la bellezza, il nesso segreto, la rispondenza matura dell'anima, e rinunciamo ad evolvere. Un'opera ricca d'ispirazione ci mette necessariamente alla prova, sfidando i limiti che imponiamo a noi stessi, ma è un'ottima occasione per maturare, per disseppellire i tesori che custodiamo pur essendone ignari. Quando incontro un simile miracolo, mi rendo vulnerabile, accettando la mia ignoranza con lo stimolo a comprendere; studio i passi che ha compiuto l'artista, ne intuisco man mano l'ardore e la guida segreta. Allora qualcosa può trapelare dall'opera mettendo in estatica risonanza le corde sottili della mia anima, e sogno lucidamente lo stesso sogno che ha rapito consapevolmente l'autore, trovandomi grato ed espanso. Questo è il senso dell'autentica Arte, che incessantemente invita a partecipare.

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