L'arte insegna all'uomo la responsabilita' della creazione.
Quando diventa una preghiera, la divinita' interiore e' risvegliata.

Satvat

mercoledì 26 maggio 2010

Un giardino d'Arte



Credo che sia un sogno condiviso da ogni artista quello di creare un giardino d'arte, costruendo un'opera globale che occupi estensivamente lo spazio. Ossia trasformare totalmente un luogo con il potere attivo dell'Ispirazione, in modo che il visitatore sia immerso nelle suggestioni sottili dell'Arte. Si tratta di stabilire un campo energetico, concependo e collocando la creazione artistica in intima connessione con la Natura. Così l'Arte non è un evento, ma viene fruttuosamente radicata in un complesso naturale, divenendo un organismo vivente ed accogliente. Questo è anche un mio sogno, che spero di poter realizzare prima o poi, pur se è difficile poiché richiede enormi risorse, anche economiche.

Oltre ad alcuni parchi rinascimentali (tipo Bomarzo), in Italia ne abbiamo anche splendidi esempi moderni, che per ignoranza sono poco frequentati; ad esempio la Scarzuola, ideata dal famoso architetto Buzzi vicino ad Orvieto, e Il Giardino dei Tarocchi costruito da Niki de Saint Phalle a Capalbio. Niki de Saint Phalle è stata una figura di rilievo dell'Arte Moderna, che in Italia è scarsamente conosciuta (ma Roma le ha dedicato recentemente una bella mostra) anche se ci ha lasciato la sua opera più eclatante, che è appunto Il Giardino dei Tarocchi. L'artista ha popolato molti luoghi europei ed americani con i suoi personaggi coloratissimi e spropositati, di pieno gusto anni '70, ma l'apice della sua creazione è certamente ciò che ha edificato a Capalbio, affrontando un'ìmpresa titanica a cui ha dedicato buona parte della sua vita.

Anche chi ha visitato a Barcellona il Parco Guell di Gaudì (che effettivamente ha ispirato l'artista) non rimarrà deluso dal Giardino dei Tarocchi. Al di là delle ovvie rassomiglianze tra i due Giardini, si tratta di qualcosa di diverso, che è saturato dalle qualità straordinarie della creatività femminile. Solo una donna può essere tanto anarchica, stupefacente e piena d'amore, così come ci mostra il Giardino dei Tarocchi. Niki de Saint Phalle ha soprattutto amato la sua opera, e lì ha vissuto la sua più piena storia d'amore. L'ha sognata e ne è stata madre, amante, sacerdotessa, coltivando con femminea minuzia l'infinità dei piccoli particolari; l'ha cucinata nel forno ardente della propria anima, l'ha danzata lasciandosi prendere nelle spire argentine dell'immaginazione. Ne ha fatto soprattutto un monumento lunare alla Donna, e al sentimento umorale, caparbio e assoluto di una donna. Ha cercato di dipanare, lungo i percorsi sorprendenti del giardino, il filo dei percorsi dell'Anima, e con questo ha tessuto un arazzo luccicante di specchi, ceramiche coloratissime, getti d'acqua, figure esoteriche ed atmosfere geomantiche. Ha vissuto il Mito, ma non come potrebbe fare un uomo; l'ha fatto con innocenza, seguendo appassionatamente l'impulso interiore, senza mai chiedersi come e perché. Per questo i suoi Tarocchi sono affatto canonici, e riflettono poco i messaggi tradizionali degli Arcani. Tuttavia sono straordinari, creature fortemente volute che invitano ad un percorso interiore, anche in senso fisico, per avere un'esperienza non intellettuale, ma radicale, pienamente sperimentata; infatti molte sculture sono enormi architetture da abitare, entrando per sincronia in luoghi segreti dell'anima. Lì dentro Niki de Saint Phalle ha vissuto, amato e sognato, e ne ha lasciato scolpita quella straordinaria memoria che è indefinitamente aperta all'eterno presente.

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